Rete Professioni Tecniche: “Completare il Jobs Act Autonomi con l’equo compenso è un obbligo morale”

“L’equo compenso è il tassello che ancora manca al cosiddetto Jobs Act del lavoro autonomo, il provvedimento meritoriamente sostenuto dal Governo e recenteme...

05/10/2017

L’equo compenso è il tassello che ancora manca al cosiddetto Jobs Act del lavoro autonomo, il provvedimento meritoriamente sostenuto dal Governo e recentemente approvato. Completarlo con questo provvedimento è un obbligo morale soprattutto nei confronti dei cittadini. La determinazione e la regolamentazione del principio dell’equo compenso sono, infatti,  presupposto fondamentale per garantire una concorrenza che abbia come riferimento primario la qualità della prestazione a garanzia di un’attività  professionale, in tutti i settori, adeguata e proporzionata alle sempre più complesse problematiche che la riguardano".

Con queste parole la Rete delle Professioni Tecniche ha commentato le recenti dichiarazioni di Angelo Deiana che in un articolo pubblicato sul Sole 24 Ore ha criticato pesantemente la battaglia del sistema ordinistico sull’equo compenso, definendolo “iniquo compenso”. Parole arrivate a poche ore dalla sentenza n. 4614 del 3 ottobre 2017 con la quale il Consiglio di Stato ha dato il via libera ai contratti a titolo gratuito per i professionisti (leggi articolo).

L’attuale quadro normativo nazionale - afferma la RPT - calato su un mercato dove l’offerta è abbondantemente maggiore rispetto alla domanda, ha infatti generato, nei fatti, una competizione sconsiderata, pericolosa e dannosa che ha messo a repentaglio la qualità della prestazione professionale e ha fortemente impoverito tutti i professionisti italiani, vero patrimonio culturale, tecnico e scientifico del nostro Paese, ormai incapaci e impossibilitati a fare ricerca, investimenti e sviluppo nei rispettivi settori di competenza".

Nel suo articolo - continua la Rete Professioni Tecniche - Deiana cita a favore delle sue tesi alcune istituzioni internazionali che, è bene ricordare, negli ultimi anni hanno prodotto analisi e previsioni che si sono rivelate talmente fallaci da indurle a pubbliche ammissioni, sia pure a malincuore. Noi preferiamo rifarci ai dati aggiornati delle Casse previdenziali che dimostrano come a soffrire per la mancanza di parametri di riferimento per i compensi siano proprio le fasce più deboli dei professionisti italiani. L’esatto contrario di quanto afferma Deiana".

Purtroppo - conclude la Rete - a beneficiare della mancanza di un equo compenso sono i soliti noti, i soggetti forti come banche e assicurazioni che lucrano sulla pelle dei professionisti e si contraddistinguono per offrire ai propri clienti italiani servizi che sono di gran lunga i più costosi in Europa. Per quanto riguarda il sollecito rivolto da Deiana all’Antistrust , per la RPT, è sufficiente ricordare che a favore della compatibilità delle tariffe professionali col diritto europeo ci sono già state numerose  pronunce della Corte di Giustizia europea, la più recente della quali è la sentenza della Prima Sezione c-532/15 e c-538/15”.

A cura di Redazione LavoriPubblici.it

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