Prestazioni Gratuite, Egidio Comodo (Fond. Inarcassa): “Lavoro a titolo gratuito?Condanna a morte delle libere professioni”

“È inconcepibile che il massimo organo di giustizia amministrativa dello Stato abbia dato ragione al Comune di Catanzaro. Le prestazioni professionali tecnic...

09/10/2017

È inconcepibile che il massimo organo di giustizia amministrativa dello Stato abbia dato ragione al Comune di Catanzaro. Le prestazioni professionali tecniche, al pari di ogni altro lavoro, devono essere compensate per l’effettiva quantità e qualità del lavoro svolto”.

Queste le parole di Egidio Comodo, Presidente di Fondazione Inarcassa, in riferimento alla sentenza n. 4614 del 3 ottobre 2017 con la quale il Consiglio di Stato ha dato il via libera ai contratti a titolo gratuito per i professionisti (leggi articolo). Ricordiamo che la vicenda riguarda il bando del Comune di Catanzaro per la redazione del Piano strutturale e del relativo Regolamento Edilizio Urbanistico (REU) con un importo a base di gara pari a 1 euro e un rimborso spese (preventivamente autorizzate ed effettivamente sostenute e documentate) nel limite massimo di 250 mila euro. Un bando che sin'ora ha prodotto la Deliberazione della Corte dei Conti n. 17572 del 12 febbraio 2016, la sentenza n. 2435 del 13 dicembre 2016 della Prima Sezione del Tribunale Amministrativo Regionale per la Calabria e adesso la sentenza del Consiglio di Stato che rappresenta una vera e propria stangata per i liberi professionisti.

La nostra Carta Costituzionale - continua Peduto - all’articolo 36, non potrebbe essere più chiara: il lavoratore ha diritto a una retribuzione proporzionata alla quantità e qualità del suo lavoro e in ogni caso sufficiente ad assicurare a sé e alla famiglia un’esistenza libera e dignitosa. Rispetto ai contratti pubblici, il nuovo Codice ha tradotto e rafforzato questi principi vietando alle stazioni appaltanti sia di subordinare la corresponsione dei compensi per l’attività di progettazione al finanziamento dell’opera, sia di prevedere quale corrispettivo forme di sponsorizzazione o di rimborso. Inoltre, con l’intervento correttivo dello scorso aprile, su sollecitazione di ANAC, si è reso obbligatorio il riferimento al decreto parametri quale criterio per la determinazione dell’importo da porre a base dell’affidamento. Questa sentenza, al contrario, mette ancora una volta in discussione l’equo compenso, terreno di numerose battaglie, anche sul fronte del dibattito parlamentare, uno strumento che sarebbe invece un reale argine anche alla corruzione, cronico male del nostro Paese, nonché indispensabile forma di tutela dei diritti alla sicurezza e alla salute, della tutela dell’ambiente e del paesaggio, tutti fondamentali valori costituzionali”.

Si tratta di questioni prima di tutto di dignità e onestà – conclude il Presidente Comodo – Lo diciamo a gran voce non solo per tutelare i 170.000 architetti e ingegneri che ogni giorno, nonostante le oggettive difficoltà e cavilli burocratici, si dedicano al proprio lavoro con la massima professionalità possibile, ma soprattutto per il futuro del nostro Paese: chiediamo ancora una volta alla classe politica, alla nostra classe dirigente un sistema che garantisca la qualità delle prestazioni, delle opere e della sicurezza dei nostri concittadini. Non intervenire a seguito di quanto sentenziato dal Consiglio di Stato significherebbe dichiarare la definitiva condanna a morte delle libere professioni”.

Leggi il commento del Presidente del CNAPPC Giuseppe Cappochin.

Leggi il commento del Presidente del CNI Armando Zambrano.

Leggi il commento del Presidente OICE Gabriele Scicolone.

Leggi il commento del Segretario Nazionale di FederArchitetti arch. Maurizio Mannanici.

Leggi il commento di Inarsind.

Leggi il commento del Presidente di Inarcassa Giuseppe Santoro.

Leggi il commento del Presidente del Consiglio Nazionale dei Geologi Francesco Peduto.

A cura di Redazione LavoriPubblici.it

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