Villa Deliella, la Porta per il primo Museo del Liberty del Mediterraneo

Ma a che punto siamo con la ricostruzione di villa Deliella architetto?Questa la domanda più frequente che ci sentiamo rivolgere spessissimo da due anni a qu...

30/11/2017

Ma a che punto siamo con la ricostruzione di villa Deliella architetto?Questa la domanda più frequente che ci sentiamo rivolgere spessissimo da due anni a questa parte, da quando cioè abbiamo raccolto più di un centinaio di firme di intellettuali e studiosi, proponendo la ricostruzione di Villa Lanza-Deliella, distrutta in pochissimi giorni, poche ore prima che il vincolo monumentale alla scadenza del cinquantesimo anno d'età (ufficiale) mettesse il monumento liberty a riparo dall'appetito dei costruttori vicini al meccanismo cianciminiano del Sacco di Palermo.

Si distruggevano villini liberty tra via Libertà e via Notarbartolo per costruire condomini col favore dei proprietari compiacenti degli stessi. Un olocausto indicibile. Una delle pagine più buie del saccheggio della piana dei colli in cui nessuno degli attori istituzionali, nessuno degli intellettuali, solo Bruno Zevi, seppe levarsi contro!

Qualcuno potrebbe ancora storcere il naso ma il nervo scoperto sul destino di degrado silente dell'area di Piazza Crispi-Croci a Palermo è tutt'altro che risolto o dimenticato!

E mentre il dibattito culturale non si è mai spento dalla conferenza stampa che volemmo si tenesse presso la sala Florio dell'A.N.C.E. Il 28 Novembre del 2015, a Berlino l'architetto Franco Stella sta portando a termine la ricostruzione del "Castello berlinese" distrutto dalla barbarie comunista della D.D.R.

Noi siamo ancora alla fase preliminare ma sia chiaro a tutti che la strada di riqualificazione è ormai segnata e non si torna indietro!

Il parcheggio-autolavaggio insiste sull'area in cui la Villa basiliana venne violentata 58 anni fa e svolge la sua funzione regolarmente da decenni in funzione di una delibera comunale che concede l'uso diverso dalle prescrizioni del P.R.G. che lo ricordiamo, a compensazione della distribuzione, prevede la costruzione di una struttura di carattere museografico e per mostre. Tale autorizzazione (gratuita?onerosa?) viene comunque rilasciata ogni anno nelle more che l'area venga riqualificata con un progetto che tenga conto delle prescrizioni dello strumento urbanistico.

Tutto cambia, nulla cambia?

E se gli appetiti fossero quelli di realizzare l'ennesimo condominio, chi potrebbe opporsi?

Il comune che avrebbe dovuto portare a termine almeno il progetto di Mario Botta o indire un concorso di progettazione finalizzato alla realizzazione? La soprintendenza che vive un momento sempre più complicato davanti un territorio da tutelare immenso?

Noi? Che anziché cogliere ciò che possa unirci di dividiamo ancora su cosa fare di un'area strategica per le sorti della città e del futuro?

Dopo due anni la consapevolezza di quei giorni, resta in noi promotori più matura ed aperta a contaminazioni necessarie. La nostra visione resta salda alla ricostruzione di almeno tre dei quattro fronti, costituenti le quinte dell'invaso perduto nel 1959, per il quale immaginiamo, unendo la piazza Crispi alla Mordini, un grande piano ciclo-pedonale aggettivato dai due gruppi scultorei esistenti all'attuale quota strada.

L'edificio, abbiamo immaginato debba essere la "Porta" di accesso al museo-laboratorio-sala espositiva e conferenze del tutto ipogeo almeno nel tratto che contiene il perimetro dell'attuale Piazza Crispi dove sorgerà il primo Museo del Liberty del Mediterraneo. Le tre quinte potrebbero essere concluse, ma solo a titolo esemplificativo, da una installazione perenne attraverso il linguaggio di impacchettamento di Christo che potrebbe così disegnare il profilo dello skyline perduto attraverso la pelle del velario-sudario. Insomma, un ready-made architettonico capace di andare oltre la semplice ricostruzione in direzione di uno slancio verso il futuro che sappia rilanciare le sorti di questa decadente città dei re.

La piazza Mordini potrebbe ospitare un parcheggio pluripiano in cui magari ritrovare archeologici resti dell'expo del 1891?

Naturalmente questa è la nostra proposta di massima da portare avanti all'interno di un comitato scientifico che veda al suo interno gli attori principali del processo di cambiamento culturale reale della città e cioè l'università in quanto motore della ricerca progettuale e scientifica di avanguardia, la famiglia Basile che detiene la proprietà intellettuale del più grande lascito documentario dell'opera del grande maestro Art Nouveau, la Soprintendenza attore fondamentale della tutela storico-artistica, il Comune e la proprietà dell'area qualora interessati alla possibilità reale e sinergica di invertire la rotta di un degrado culturale oggi davvero inconcludente e privo.

Da tale comitato al quale ci piacerebbe si unissero intellettuali liberi e capaci di slancio come Antonietta Maria Spadaro, Matteo Scognamiglio e Sergio Troisi, dopo un periodo di confronto cadenzato e soprattutto a termine, potrebbero uscire le linee programmatiche definitive per il rilancio e la rigenerazione dell'intera area a cui far seguire o un concorso di progettazione o la chiamata diretta al confronto progettuale tra 5 grandi maestri del contemporaneo, Alvaro Siza, Giorgio Grassi, Rafael Moneo, Peter Eisenmann, Frank O. Gehry?

Questo quanto da noi promotori dovuto al sogno, quello di vivere in una città normale che si confronta e si mette in gioco progettando il futuro senza pregiudizi ma con slancio per strade non ancora battute, per quei sentieri che suggeriva Through essere semi di cambiamento poetico, quei versi da scrivere quasi in solitaria ma che sono capaci di incidere sui destini positivi di intere città.

Questo il nostro ponte verso il futuro della ricostruzione dell'immagine offesa di Villa Lanza-Deliella che rappresenta non più l'onta di chi non seppe opporsi al sodalizio politico-mafioso del sacco edilizio, ma rappresenta oggi l'anima del nostro riscatto etico ed estetico sociale ma soprattutto morale.

Abbiamo ben chiare dubbi e perplessità di chi resti ancora contro in favore dell'attuale, ma l'invito è ad unire le forze e le energie intellettuali sane presenti ancora per costruire insieme il tracciato su cui sarà il progetto di architettura, questo grande sconosciuto, a disegnare dalle mani, speriamo dei maestri, la configurazione finale di questa importante questa struttura museale all'interno del quale poter respirare Ernesto Basile, la sua opera, la sua eredità per la Palermo del futuro.

1959-2019 si avvicina, abbiamo tutto il tempo per la posa della prima pietra il 28 novembre 2019 ma bisognerà volerlo insieme!

Noi siamo pronti, e voi?

Firmato Arch. Danilo Maniscalco
Arch. Giulia Argiroffi
Ing. Luca Oreto

© Riproduzione riservata