Previdenza Architetti e Ingegneri: Inarsind ribatte a Inarcassa

"Restiamo stupiti e perplessi, qualcosa ci sfugge: risulta chiaro che non si sia voluto cogliere il senso delle richieste inoltrate da Inarsind, approfittand...

31/01/2018

"Restiamo stupiti e perplessi, qualcosa ci sfugge: risulta chiaro che non si sia voluto cogliere il senso delle richieste inoltrate da Inarsind, approfittando invece delle stesse per uno spot su quanto fin qui messo in campo da Inarcassa in ambito di rateazioni, agevolazioni di pagamento e convenzioni di servizi finanziari".

Si apre così la lettera che il Presidente di Inarsind (Associazione di Intesa Sindacale degli Architetti e Ingegneri Liberi Professionisti Italiani), Ing. Michela Diracca, ha inviato al Presidente della Cassa di Previdenza Inarcassa, Giuseppe Santoro, in risposta a quella quest'ultimo ha inviato (leggi news) in riferimento alle proposte che erano state avanzate per la rimodulazione del sistema sanzionatorio.

Piccata la risposta di Inarsind che ha prima parlato del ruolo chiave dei liberi professionisti, senza i quali Inarcassa non esisterebbe, e del fatto che l'associazione sindacale e quella di previdenza non sono due entità contrapposte. "Pare che ancora non si sia percepito che Inarsind e Inarcassa sono dalla stessa parte della barricata, nell'interesse dei liberi professionisti ingegneri ed architetti, quando le nostre richieste vengono liquidate come pura demagogia e veniamo trattati quasi da nemici di Inarcassa; giova ricordare che Inarcassa esiste perche esistiamo noi liberi professionisti iscritti, riteniamo quindi di meritare il giusto rispetto".

In riferimento alla rimodulazione del sistema sanzionatorio "Inarsind ben conosce la proposta di revisione dell'impianto sanzionatorio che Inarcassa ha approvato e che consideriamo un punto di partenza, proprio per questo sono state avanzato alcune richieste per studiare delle soluzioni ulteriori, che mettessero in condizione i colleghi di ripianare le proprie posizioni debitorie con più facilità, senza per questo venire meno al versamento di quanto dovuto; ci preme sottolineare che mai Inarsind ha chiesto di ripianare tutti i debiti con dilazioni a 10 anni e rate da 150 euro, come sembra dedursi dalla risposta, visto che nella richiesta si aggiungeva «a seconda dell'entità del debito e della situazione specifica»".

"Le risposte ricevute (n.d.r. da Inarcassa) paiono fondarsi sull'assunto che il credito sia figlio della volontà degli iscritti di non pagare e non sulla difficoltà oggettiva che ci viene quotidianamente manifestata dagli iscritti. Non stiamo parlando di evasori, ma di debitori, se non comprendiamo la differenza tra queste due condizioni viene meno anche la mission del nostro, e sottolineiamo nostro, ente previdenziale".

Inarsind ha rimarcato la possibilità di rivedere le modalità di pagamento del debito ammettendo che queste non farebbero del torto a nessuno. "Inarsind non vede quale torto si faccia a chi con fatica ha pagato, e sono moltissimi, se con modalità specifiche si mettono in grado anche altri di pagare e quindi di sanare la propria posizione a beneficio proprio e di Inarcassa tutta che va così ad incamerare dei crediti altrimenti insoluti. Non si vede peraltro quale interesse avrebbero i colleghi, a non pagare i contributi previdenziali cagionando un danno per primi a se stessi".

In riferimento al parere vincolante dei Ministeri vigilanti Inarsind ha puntato il dito contro lo stesso Presidente della Cassa Santoro affermando "Si richiama poi il fatto che le proposte debbano trovare il riscontro favorevole dei Ministeri vigilanti, i quali temono che una riduzione delle sanzioni possa allontanare gli associati dall'osservanza delle regole e dei tempi di pagamento, leggendo la risposta ricevuta pare però che il primo a pensare questo sia lo scrivente Presidente di Inarcassa, nonostante la proposta di riduzione dell'impianto sanzionatorio che Inarcassa stessa ha deliberato".

La domanda di Inarsind

"Come si relazionano questi stessi Ministeri con il fatto che da un lato si concedono dilazioni quali quelle richieste da Inarsind e perfino rottamazioni di sanzioni e interessi sulle stesse mentre dall'altro, per gli iscritti Inarcassa, pare difficile anche una revisione del sistema sanzionatorio che riporti nell'alveo della decenza l'entità delle sanzioni che non possono arrivare a gravare del +60% più i relativi interessi?"

"Forse allo stesso modo con cui affrontano il tema dell'incremento del tasso di capitalizzazione dei montanti contributivi individuali, deliberato dal CND di Inarcassa su proposta del CDA, sbandierato in periodo elettorale, nella misura del 4,5% per il biennio 2014-2015, mai approvato dai Ministeri, per poi passare al più blando, e minimo, dell'1,5%, deliberato per gli anni successivi fino anche allo scorso ottobre".

"Un dato, quello soprastante - continua Inarsind - che non sappiamo quanto sia noto ai colleghi ma che è decisamente preoccupante per il nostro futuro previdenziale; risulta facile il conto di quanto si possa ottenere a livello pensionistico con un tasso di capitalizzazione dell'1,5% (ammesso che almeno questo alla fine possa essere garantito) con il versamento del 14,5% sui redditi di questi anni".

"Ci domandiamo - chiede il Presidente del Sindacato Architetti e Ingegneri - quale sia l'origine dell'accanimento dei Ministeri contro Inarcassa e i suoi iscritti, e se non sia stato giudicato insostenibile tale tasso di capitalizzazione alla luce di quanto portato in dote da Inarcassa in termini di rendimenti e investimenti, pur vantando un patrimonio di quasi 10 miliardi di euro, a fronte peraltro dell'andamento del monte redditi degli iscritti".

Non è piaciuta la conclusione della lettera di risposta inviata da Inarcassa con l'adagio africano “Non fermarti quando il sentiero finisce: tracciane uno nuovo”. Secondo Inarsind, la Cassa di Previdenza persisterebbe nel non praticare un regime di contenimento delle spese e di attività improprie e/o fuori dallo Statuto che comportano spese certe e rischi significativi quando in occasione delle imminenti elezioni del CND aveva chiesto:

  • la reintroduzione del contributo di solidarietà da pagare se il reddito supera gli 80.000/100.000 euro l'anno con una percentuale del 3-5% in funzione delle necessità che scaturiranno dai bilanci;
  • una seria diminuzione delle spese di funzionamento riducendo il personale, dimezzando il numero dei delegati (più di 200 per 168.000 professionisti appare eccessivo anche per un paese che ha 945 parlamentari per 60.000.000 di abitanti) e riducendo le retribuzioni del CDA, e non occupandosi, senza se e senza ma, di attività improprie e/o fuori dallo statuto che comportano dei costi certi e crescenti come dimostrato dai bilanci degli ultimi anni (Fondazione e Community) o dei rischi significativi (Arpinge, Parching, Inarcheck)”;
  • trasparenza assoluta con tutti i verbali delle adunanze e dei consigli di amministrazione on line nell'area riservata agli iscritti;
  • riunioni del Comitato dei Delegati trasmesse in streaming per consentire (a chi lo vuole) una maggiore partecipazione e informazione.

Come sottolineato da Inarsind "Gli importi messi a bilancio per Arpinge e Fondazione ad esempio non sono affatto calati negli anni, ci verrà risposto, per il primo caso: per investire nell'economia reale, cosa che consente anche una tassazione agevolata per le casse di previdenza, bene! Con quale risultato effettivo però?"

Nel secondo caso ci verrà risposto che Fondazione Inarcassa opera nell'interesse degli iscritti promuovendo attività di contrasto ai bandi irregolari, convenzioni, attività di internazionalizzazione, tutto vero ma è questa la principale mission di Inarcassa? O forse i denari dovrebbero in primis tradursi in previdenza ed assistenza come da primo impegno statutario? Ben sappiamo che esiste l'opportunità di svolgere “attività integrative a favore degli iscritti” nell'ambito dello 0,34% del contributo integrativo, ma ci domandiamo se ci siano gli estremi, in questo momento, per dedicare risorse significative ad attività collaterali anziché direttamente al sostegno degli iscritti (da delibera del CND dello scorso ottobre il 78% viene dedicato a Fondazione Inarcassa mentre solo il restante 22% in conto interessi e aiuti economici a favore degli iscritti).

L'operato di Inarsind

Inarsind intende continuare a vigilare su tutti questi aspetti per garantire che Inarcassa operi senza sconfinamenti in ambiti non strettamente previdenziali ed assistenziali; primo interesse di tutti gli iscritti è che Inarcassa sia florida, trasparente e indipendente, per quanto sotto il controllo dei Ministeri vigilanti, ma allo stesso tempo che resti madre e non matrigna dei propri iscritti, sempre nel rispetto della sostenibilità.

Infine, poiché si richiama “il periodo di campagna elettorale”, auspichiamo che il nuovo assetto che andrà a delinearsi porti con sé figure impegnate a porre seria attenzione alla previdenza ed alle disparità fin qui perpetrate tra casse privatizzate e previdenza pubblica, non consentendo alle prime i minimi benefici (riduzione sanzioni, dilazioni, eliminazione della doppia tassazione ETT) a fronte di iniziative di calibro completamente diverso per i lavoratori dipendenti, sposando la linea proposta da Inarsind.

Se credere in questo vuol dire essere dei demagoghi, come veniamo definiti, allora lo siamo e ne siamo pure orgogliosi, peraltro si ricordi che il demagogo nel significato originario dell'antica Grecia era semplicemente un oratore ed uomo di stato, poi nell'accezione dell'uso comune è stato inteso come “colui che lusinga le folle con false promesse per ottenerne il favore”, Inarsind non vuole lusingare nessuno semplicemente chiede un'attenzione alla categoria ed un sistema previdenziale in cui i diritti si fondino su obblighi sostenibili per tutti.

A cura di Redazione LavoriPubblici.it

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