Il rifiuto di Mattarella alla nomina di Paolo Savona è Costituzionale?

Rispondo subito alla domanda onde evitare fraintendimenti: come previsto dall'art. 92 della Costituzione Italiana il Presidente della Repubblica ha il potere...

29/05/2018

Rispondo subito alla domanda onde evitare fraintendimenti: come previsto dall'art. 92 della Costituzione Italiana il Presidente della Repubblica ha il potere di nominare (e quindi anche di non nominare) un Ministro proposto dal Presidente del Consiglio. 

Gli ultimi giorni di "passione" della politica italiana hanno nuovamente (come spesso accade negli ultimi anni) spaccato il Paese in due diverse fazioni: da una parte i sostenitori del Presidente della Repubblica, Sergio Mattarella, che avrebbe fatto bene ad opporsi alla nomina dell'economista Paolo Savona come Ministro dell'Economia perché è il "garante" della Costituzione a cui spetta sempre l'ultima parola sul decreto di nomina dei Ministri e la firma dei provvedimenti normativi, dall'altra tutti gli altri. Minimo comune denominatore la furia che si è scatenata nei social e le parole pesanti che spesso lasciano solo intendere che l'unica nostra salvezza potrebbe essere l'estinzione.

Senza voler entrare nel merito della decisione, è importante ricordare che in Italia il Presidente della Repubblica non ha poteri legislativi, non può cioè scrivere una legge, ma ha alcuni poteri stabiliti dalla Costituzione, tra i quali ricordiamo:

  • l'art. 74 che recita "Il Presidente della Repubblica, prima di promulgare la legge, può con messaggio motivato alle Camere chiedere una nuova deliberazione. Se le Camere approvano nuovamente la legge, questa deve essere promulgata" e per il quale il Presidente può bloccare una proposta di legge o un disegno di legge o un decreto legge convertito in legge, dopo la sua approvazione definitiva da parte del Parlamento.
  • l'art. 87 che entrando più nel dettaglio recita "Il Presidente della Repubblica è il Capo dello Stato e rappresenta l'unità nazionale. Può inviare messaggi alle Camere. Indice le elezioni delle nuove Camere e ne fissa la prima riunione. Autorizza la presentazione alle Camere dei disegni di legge di iniziativa del Governo. Promulga le leggi ed emana i decreti aventi valore di legge e i regolamenti. Indice il referendum popolare nei casi previsti dalla Costituzione. Nomina, nei casi indicati dalla legge, i funzionari dello Stato. Accredita e riceve i rappresentanti diplomatici, ratifica i trattati internazionali, previa, quando occorra, l'autorizzazione delle Camere. Ha il comando delle Forze armate, presiede il Consiglio supremo di difesa costituito secondo la legge, dichiara lo stato di guerra deliberato dalle Camere. Presiede il Consiglio superiore della magistratura. Può concedere grazia e commutare le pene. Conferisce le onorificenze della Repubblica".
  • l'art. 90 per il quale "Il Presidente della Repubblica non è responsabile degli atti compiuti nell'esercizio delle sue funzioni, tranne che per alto tradimento o per attentato alla Costituzione. In tali casi è messo in stato di accusa dal Parlamento in seduta comune, a maggioranza assoluta dei suoi membri".
  • l'art. 92 che recita "Il Governo della Repubblica è composto del Presidente del Consiglio e dei ministri, che costituiscono insieme il Consiglio dei ministri. Il Presidente della Repubblica nomina il Presidente del Consiglio dei ministri e, su proposta di questo, i ministri".

Da ricordare anche l'art. 95 che recita "Il Presidente del Consiglio dei ministri dirige la politica generale del Governo e ne è responsabile. Mantiene l'unità di indirizzo politico ed amministrativo, promuovendo e coordinando l'attività dei ministri. I ministri sono responsabili collegialmente degli atti del Consiglio dei ministri, e individualmente degli atti dei loro dicasteri. La legge provvede all'ordinamento della Presidenza del Consiglio e determina il numero, le attribuzioni e l'organizzazione dei ministeri".

Ciò premesso, il rifiuto di firmare il decreto di nomina di Paolo Savona non è un caso isolato e ha precedenti più o meno recenti:

  • nel 1979 il Presidente della Repubblica Sandro Pertini rifiuta al premier incaricato Francesco Cossiga la nomina di Clelio Darida a ministro della Difesa;
  • nel 1994 il Presidente della Repubblica Oscar Luigi Scalfaro rifiuta al premier incaricato Silvio Berlusconi la nomina di Cesare Previti ( all’epoca suo avvocato) per il ministero della Giustizia;
  • nel 2001 il Presidente della Repubblica Carlo Azeglio Ciampi rifiuta al premier incaricato Giuliano Amato la nomina di Roberto Maroni (a causa dei processi in corso a suo carico per aver opposto resistenza a una perquisizione nella sede dell'allora Lega Nord) per il ministero della Giustizia;
  • nel 2014 il presidente della Repubblica Giorgio Napolitano rifiuta al premier incaricato Matteo Renzi la nomina del magistrato Nicola Gratteri (allora procuratore di Reggio Calabria) per il ministero della Giustizia (il Presidente Napolitano si oppone rilevando che un magistrato in servizio non poteva ricoprire l’incarico di ministro della Giustizia).

Non è dunque la prima volta in cui un Presidente della Repubblica rifiuta la nomina di un Ministro, esercitando un diritto previsto dalla Costituzione.

Come previsto dall'art. 92, si può certamente dire che è tra i poteri del Presidente della Repubblica nominare (e quindi non nominare) un Ministro. Ciò che non è chiaro, però, sono le casistiche per le quali un Presidente della Repubblica si può opporre alla nomina di un Ministro. Possono essere motivazioni di natura discrezionale (e quindi dargli anche dei compiti di indirizzo politico ed amministrativo) oppure dovrebbe solo (da buon arbitro) verificare sic et simpliciter la compatibilità del soggetto con la carica proposta?

In entrambi i casi, è necessario anche ricordare un lavoro pubblicato il 3 ottobre 2015 da un gruppo di economisti tra i quali Paolo Savona dal titolo "Piano B - Guida pratica all'uscita dall'Euro" che elabora un piano dettagliato su come uno Stato dovrebbe affrontare l'uscita dall'euro. Uno studio che potrebbe essere solo una ricerca senza fini pratici ma che potrebbe anche lasciare intendere la volontà del soggetto di applicare le sue teorie. Dalle dichiarazioni di ieri di Savona sembrerebbe che le intenzioni fossero diverse. In una lettera affidata alla stampa (clicca qui) l'economista ha sintetizzato la sua posizione ammettendo "Voglio un'Europa diversa, più forte, ma più equa".

A questo punto, confermata la correttezza costituzionale dell'intervento di Mattarella, è più difficile stabilire se abbia anche fatto bene. Ad ogni modo ciò che non si spiega è perché due forze politiche che hanno trattato tanto su un contratto di Governo e che hanno sempre professato la necessità di applicare un programma a prescindere dalle persone, si siano bloccate su un nome senza prendere in considerazione alternative. Lascio come sempre a voi l'ultima parola.

A cura di Ing. Gianluca Oreto

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