'Progetto Magistri', Inarsind: stop al doppio lavoro per docenti e dipendenti pubblici

Non poteva passare inosservata l’inchiesta su territorio nazionale che la Guardia di Finanza sta compiendo sulle Facoltà di Ingegneria e Architettura, denomi...

14/05/2018

Non poteva passare inosservata l’inchiesta su territorio nazionale che la Guardia di Finanza sta compiendo sulle Facoltà di Ingegneria e Architettura, denominata "Progetto Magistri", che ha già portato alla richiesta di risarcimento a 172 professori per un totale di 42 milioni e verifiche su altri 411 docenti.

Pronta è arrivata la replica di Inarsind (Associazione di Intesa Sindacale degli Architetti e Ingegneri Liberi Professionisti Italiani) che ha affidato il suo punto di vista ad un comunicato che riportiamo di seguito integralmente.

Il commento di Inarsind

Sono stati passati al setaccio dai finanzieri i redditi di docenti, da cui sarebbero emerse alcune anomalie. Ben presto, gli accertamenti potrebbero estendersi ad altre Facoltà, quali Giurisprudenza e Medicina.

Nei giorni scorsi è stato dato notevole rilievo sulla stampa all’indagine denominata “Progetto Magistri” che coinvolge il doppio lavoro di 411 docenti universitari delle facoltà di Ingegneria, Architettura e Chimica di tutta Italia, per un’evasione fiscale già contestata pari a 42 milioni di euro.

Finalmente i nodi vengono al pettine ed il mondo ”fuori” sembra accorgersi di ciò che INARSIND va denunciando da anni: la condotta scorretta di docenti che, a fronte di un lavoro dipendente a tempo pieno, persistono nell’esercizio parallelo della libera professione, spesso esercitato usufruendo di uomini, leggasi tesisti e dottorandi, e mezzi, leggasi software, hardware e strumentazioni di valore significativo, a disposizione degli atenei e quindi pagati con le risorse degli stessi, conseguentemente con denaro di tutti.

La vicenda ha contorni davvero disdicevoli che vedono intrecciarsi diversi aspetti: il mancato rispetto delle ore di docenza che si dovrebbero garantire per i contratti a tempo pieno, la mancata richiesta delle idonee autorizzazioni all’ateneo per lo svolgimento di attività parallele a quelle dell’insegnamento universitario, peraltro consentite come atti di professione solamente nel caso di contratti a tempo definito, nonché, ultima ma non ultima, l’evasione fiscale che raggiunge valori davvero notevoli.

Un esempio di etica inesistente che nuoce in primis agli studenti che non vedono dedicato il giusto tempo alla loro formazione ed all’approfondimento dell’attività di ricerca da parte dei docenti, quindi alla collettività tutta che si vede sottratto un ammontare di tasse non versate. Per questo INARSIND ha chiesto a Consigli Nazionali ed Ordini Provinciali, Enti garanti dell’etica e deontologia degli iscritti, di assumere una posizione di decisa condanna di queste situazioni ed auspica una seria vigilanza sulle stesse.

Si scoperchia inoltre una situazione che i liberi professionisti denunciano da sempre: la sleale concorrenza operata nei loro confronti dai docenti, universitari ma non solo, e dai dipendenti pubblici in genere che, seppur titolari di un rapporto di lavoro da dipendenti a tempo pieno, esercitano parallelamente la libera professione avendo alle spalle uno stipendio garantito, delle informazioni e delle strutture che i liberi professionisti non possono avere.

Non è accettabile il concorrere alle stesse procedure da parte di chi vive di libera professione, pagando collaboratori e dipendenti, licenze software e contributi previdenziali e di chi parte avendo già un quantum certo al mese, e di non di poco conto, collaboratori e strumenti gratis a sua disposizione.

Al di là dell’indagine in corso che evidenzierà le illegalità connesse alla mancata autorizzazione delle prestazioni rese dai docenti ed al mancato versamento di quanto dovuto al fisco, si vuole evidenziare la distorsione generale del sistema che vede spesso, in forme anche consentite dalla legge vigente, una concorrenza svolta, oltre che direttamente dai docenti, da società di cui questi fanno parte e che spesso incamerano i migliori studenti man mano che terminano il ciclo di studi. Una distorsione che non fa che sottrarre lavoro ai liberi professionisti, depauperando la categoria e contribuendo ad aumentare la disparità tra lavoratori dipendenti, peraltro pubblici, e liberi professionisti.

L’assurdo della situazione che, ribadiamo, esiste da sempre e da sempre è stata denunciata dai liberi professionisti senza mai essere presa in seria considerazione se non colpita con singole sentenze su casi specifici, è anche che sarebbe invece necessario, per il bene della collettività, un rapporto serio e collaborativo tra tutte le componenti del mondo dell’ingegneria e dell’architettura.

L’università dovrebbe occuparsi di crescere i migliori professionisti di domani, senza preoccuparsi di numero di iscritti e promozioni a pieni voti, ma sviluppando ricerca e seria preparazione, e dovrebbe mettersi a disposizione del mondo della professione e dell’industria per l’approfondimento scientifico delle problematiche che poi queste debbano risolvere nelle proprie realizzazioni.

Qual è il senso di una progettazione o di una direzione dei lavori affidata ad un docente universitario? Rientrano forse tra le attività quali “perizie giudiziarie e partecipazione a organi di consulenza tecnico-scientifica dello Stato purché prestate in quanto esperto nel proprio campo e in assolvimento dei propri compiti istituzionali” come reciterebbe la norma vigente?

E’ ora di far comprendere ai cittadini ed alla politica che se di casta si vuole parlare non ci si deve certo riferire ai liberi professionisti, quanto piuttosto a schiere di dipendenti pubblici di ogni ordine e grado che, a fronte di una situazione di totale intoccabilità della loro posizione lavorativa, esercitano parallelamente un’attività libero professionale che non gli deve competere!

Il fatto che il problema venga portato alla ribalta da un’indagine sull’evasione fiscale è un inizio, anzitutto dovuto ai cittadini tutti che non possono accettare che chi ha di più possa permettersi di evadere il fisco e farla franca, ma anche a chi subisce una scorretta concorrenza sotto gli occhi di tutte le autorità possibili anzi, spesso esercitata proprio nell’ambito di affidamenti di incarichi pubblici.

INARSIND seguirà con attenzione lo sviluppo delle indagini con l’obiettivo di affiancare e sostenere gli organi inquirenti, in ogni sede, affinché su questa vicenda venga fatta luce e chiarezza nell’interesse e per la dignità di ogni architetto ed ingegnere italiano, anche e soprattutto a garanzia della collettività e si batterà in ogni sede perché quest’operazione porti, come conseguenza, alla definitiva eliminazione del doppio lavoro di docenti e dipendenti pubblici.

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