Codice dei contratti, Appalto integrato e OEPV, La Mendola (CNAPPC): 'Cambiare salvaguardando gli obiettivi raggiunti'

In riferimento alla manifestazione nazionale "Sblocca Cantieri" organizzata dall'Associazione Nazionale Costruttori Edili (ANCE) e dall'Associazione Nazional...

23/07/2018

In riferimento alla manifestazione nazionale "Sblocca Cantieri" organizzata dall'Associazione Nazionale Costruttori Edili (ANCE) e dall'Associazione Nazionale Comuni Italiani (ANCI) e alla richiesta di un ritorno generalizzato all'istituto del cosiddetto "appalto integrato", dopo aver intervistato il Presidente dell'OICE, Gabriele Scicolone (leggi news), abbiamo parlato con il Vicepresidente del Consiglio Nazionale degli Architetti PPC, Rino La Mendola, che sta seguendo gli sviluppi della riforma già anticipata dal Governo, nella qualità di Coordinatore del Gruppo di Lavoro della Rete delle Professioni Tecniche “Lavori Pubblici”

D. Come giudica la presa di posizione di Anci e Ance?

R. Condivido assolutamente il principio secondo cui “servono poche norme e chiare e che non cambino continuamente”. Infatti, la nostra preoccupazione è che l’ansia di cambiare, propria di tutti i governi appena insediati, possa rallentare ancora una volta il settore dei lavori pubblici, che stava appena cominciando a venir fuori dal “rodaggio” della macchina, dopo la riforma introdotta dal Decreto legislativo 50/2016. Il Codice può essere notevolmente migliorato, superando le tante criticità del testo attuale, ma ripartire da zero sarebbe un errore imperdonabile.

D. Come mai allora, da più parti, giungono ferme richieste di riscrittura integrale del codice?

R. Beh, agli addetti ai lavori che puntano a cancellare indiscriminatamente il decreto 50, chiederei, se sono pronti a rinunciare:

  1. all’art.24 comma 8 del codice, che ha di fatto annullato gli effetti devastanti del cosiddetto Decreto Bersani, ripristinando regole chiare per il calcolo dei corrispettivi da porre a base di gara e scongiurando il rischio che possano essere reiterate esperienze che hanno progressivamente mortificato sempre più la dignità dei professionisti e la qualità delle prestazioni professionali, sino a raggiungere casi paradossali come quello di Catanzaro (progettazione ad un euro).
  2. Al recupero degli artt. 9 e 10 della vecchia tariffa (L.143/1949), sancito dall’art. 24 comma 8 bis, grazie al quale vengono reintrodotti elementi importanti per i liberi professionisti, come il diritto all’acconto, la maggiorazione del 25% delle prestazioni rese in caso di interruzione non adeguatamente motivata dell’incarico, il diritto di liquidazione delle parcelle entro sessanta giorni dalla presentazione;
  3. al notevole abbattimento dei requisiti economico-finanziari ed alla possibilità di sostituire il requisito del fatturato con una semplice polizza assicurativa; abbattimento che garantisce una forte spallata a quel muro di gomma che tiene sistematicamente fuori dal mercato gli operatori economici medio-piccoli che rappresentano una percentuale maggiore al 90% delle strutture professionali operanti sul territorio nazionale;
  4. all’apertura dei concorsi di progettazione ai giovani o comunque ai professionisti in grado di garantire prestazioni di qualità anche se non sono in possesso di notevoli requisiti economico-finanziari e capacità tecnico-organizzative; requisiti che, in virtù dell’art.152 comma 5, adesso possono essere dimostrati dal vincitore, a valle della procedura concorsuale, attraverso la costituzione di un raggruppamento temporaneo. Questa è una riforma culturale rivoluzionaria, a cui non possiamo rinunciare; una riforma che rilancia i cervelli, a cui finalmente viene restituito potere contrattuale;
  5. al divieto di caricare il libero professionista di quel balzello costituito dal versamento della cauzione provvisoria per la partecipazione ad un gara di progettazione; cauzione adesso soppressa dall’art. 93 comma 10 del nuovo codice;
  6. all’obbligo per i concessionari di esternalizzare l’80% degli affidamenti di lavori, servizi e forniture (compresi i servizi di architettura e ingegneria), riducendo la quota in house ad appena il 20% ed offrendo ai liberi professionisti nuove opportunità di lavoro.

D. Allora quale è la sua posizione in merito alla riforma del codice: non bisogna cambiare?

R. Certo che bisogna cambiare, ma con la cura di chi non intende “buttare il bambino con l’acqua sporca”. L’attuale testo del codice deve essere profondamente modificato, salvaguardando però gli obiettivi raggiunti e sopra richiamati e tutti quegli articoli introdotti dal decreto 50 e dal correttivo, finalizzati ad aprire il mercato, a garantire trasparenza negli affidamenti e ad assicurare la qualità delle prestazioni professionali.

D. In merito all’appalto integrato?

R. Siamo più che convinti che, se non vogliamo più registrare varianti in corso d’opera, contenziosi ed incompiute, dobbiamo assicurare l’affidamento dei lavori solo a fronte di un progetto esecutivo.

D. Su questo tema ci sono divergenze con le posizioni espresse da ANCE ed ANCI; pensate di confrontarvi con il governo seguendo un percorso alternativo?

R. L’auspicio è quello di proporre al governo una piattaforma di modifiche al quadro normativo, condivisa non solo con la Rete delle Professioni Tecniche, ma anche con ANCE ed ANCI. Sono certo che, su gran parte dei temi, potrà essere tracciato un percorso unitario, fatta salva l’autonomia di pensiero e di azione su alcuni principi che riteniamo fondamentali per aprire il mercato e per garantire la qualità delle prestazioni professionali. Sono comunque fiducioso in un lavoro di squadra con l’intera filiera delle costruzioni.

D. Ritiene che il sistema di aggiudicazione dell’Offerta economicamente più vantaggiosa sia utilizzabile sul progetto esecutivo?

R. Credo di avere già in parte risposto: a nostro avviso i lavori dovrebbero essere affidati sempre a fronte di un progetto esecutivo. Detto questo, credo che l’affidamento di un appalto integrato con il criterio dell’OEPV sul progetto esecutivo sia davvero improponibile, in quanto sarebbe oltre modo dispendiosa se non addirittura paradossale la redazione di un progetto esecutivo, al fine di partecipare ad una gara. Quale qualità possiamo pretendere se il progetto esecutivo è redatto da un concorrente e non da un professionista all’uopo incaricato?

D. Parlando in generale di servizi di architettura e di ingegneria, ritiene corretto l’utilizzo dell’accordo quadro?

R. I primi due anni di applicazione del nuovo codice hanno già dimostrato che gli accordi quadro, accorpando di fatto più lavori/servizi/forniture, per la partecipazione alle gare, impongono ai concorrenti il possesso di requisiti molto pesanti, contribuendo così a ridurre drasticamente la concorrenza ed a sbarrare quindi l’accesso al settore dei lavori pubblici agli operatori economici medio-piccoli, specie nell’ambito della progettazione e della direzione dei lavori. Per questo motivo auspichiamo che il nuovo quadro normativo abolisca questo strumento, almeno per quanto riguarda i servizi di architettura e ingegneria. Tutto ciò, con l’obiettivo di alimentare, nell’ambito dei servizi tecnici, il principio della libera concorrenza e di proseguire il percorso già intrapreso per aprire il mercato alle strutture professionali medio-piccole ed ai giovani professionisti, che oggi trovano difficoltà di accesso alle procedure di selezione, a causa del sistematico ricorso a pesanti requisiti economico-finanziari, che premiano gli operatori economici in possesso di notevoli elementi quantitativi (fatturato, numero dipendenti, ecc.) piuttosto che qualitativi.

D. Quali sono le criticità dell’attuale testo del codice che pensate debbano essere superate con la riforma già anticipata dal governo?

R. Abbiamo già condiviso con la Rete delle Professioni Tecniche un documento finalizzato a proporre al governo un pacchetto di riforme al fine di:

  • Ripristinare un regolamento che raggruppi i contenuti delle linee guida ANAC e dei decreti attuativi del codice in un testo organico, al fine di offrire agli addetti ai lavori uno strumento valido e di facile consultazione;
  • Semplificare gli affidamenti di servizi di architettura e ingegneria per importi stimati inferiore alla soglia comunitaria;
  • Puntare ai concorsi in due gradi, quando la progettazione riguarda opere di interesse architettonico, nella consapevolezza che tale procedura costituisca lo strumento migliore per valorizzare la professionalità dei concorrenti e per garantire progetti di qualità.
  • Garantire ai vincitori dei concorsi l’affidamento dei successivi livelli della progettazione;
  • Abolire i limiti temporali nella valutazione del curriculum, al fine di non riservare il mercato solo a chi ha avuto la fortuna di lavorare negli ultimi anni;
  • Abolire il criterio del prezzo più basso per gli affidamenti sotto la soglia dei 40.000 euro, per i quali è consentito l’affidamento diretto; ciò nella consapevolezza che il ribasso costituisce un criterio di selezione tra operatori economici, che negli affidamenti diretti, senza alcuna procedura competitiva, viene a mancare. Pertanto, negli affidamenti diretti, ai professionisti affidatari, dovrebbero essere riconosciuti, a nostro avviso, i corrispettivi calcolati con il Decreto di cui all’art.24 comma 8 del codice, senza alcun ribasso;
  • Abolire l’accordo quadro negli affidamenti di Servizi di Architettura e Ingegneria ed affidare i lavori solo sulla base di un progetto esecutivo, per le motivazioni sopra richiamate.

Ringraziamo il Vice Presidente La Mendola per il prezioso contributo e lasciamo a voi ogni commento.

A cura di Ing. Gianluca Oreto

© Riproduzione riservata

Link Correlati

Speciale Codice Appalti