NTC 2018, Inarsind: 'Il mercato delle prove sui materiali si riapra ai liberi professionisti'

Come già sottolineato poco dopo l’entrata in vigore delle NTC2018, l’introduzione, al punto 8.5.3 rispetto al previgente testo delle NTC2008, della frase “pe...

13/09/2018

Come già sottolineato poco dopo l’entrata in vigore delle NTC2018, l’introduzione, al punto 8.5.3 rispetto al previgente testo delle NTC2008, della frase “per le prove di cui alla Circolare 08 settembre 2010 n.7617/STC, [..], il prelievo dei campioni dalla struttura e l’esecuzione delle prove stesse devono essere effettuate a cura di un laboratorio di cui all’art. 59 del DPR n.380/2001” nonché, al punto 11.2.2, che “i carotaggi di cui al punto 11.2.6 (controllo di resistenza del calcestruzzo in opera)” debbano “essere eseguite e certificate dai laboratori di cui all’art. 59 del DPR n.380/2001”, va a costituire una ingiustificata limitazione del mercato dei soggetti deputati a tale attività, riducendolo a circa un centinaio di soggetti, con un conseguente allungamento delle tempistiche di esecuzione, elemento quest’ultimo che sicuramente va a discapito della sicurezza collettiva.

Il nuovo testo ha introdotto l’obbligo, non già dell’esecuzione della prova, ma anche del prelievo del campione dalla struttura esistente, da parte dei laboratori di cui all’art. 59 del DPR n.380/2001.

Siamo consapevoli dell’importanza della cura da porre nel prelievo dei campioni ed in particolare delle carote, la cui esecuzione, rimozione e trasporto possono condizionare in modo significativo i risultati delle prove sul campione, e che pertanto sia fondamentale che tale operazione venga compiuta da soggetti competenti e dotati delle idonee attrezzature. Riteniamo altresì che le competenze in materia di un ingegnere non possano essere messe in discussione, e sottolineiamo che, alla luce dell’approccio al tema della vulnerabilità del costruito le NTC2008, che avevano introdotto il concetto dei livelli di conoscenza amplificando correttamente l’importanza delle indagini sul costruito, molti colleghi ingegneri hanno approfondito ulteriormente il tema della diagnostica degli edifici, dotandosi delle idonee attrezzature per poter operare in questo settore ed in molti casi accreditandosi anche ai sensi della norma EN ISO 17025, ed hanno operato nell’arco di questi anni nel campo della diagnostica, attuando peraltro investimenti non irrilevanti.

Non si comprende la ratio della scelta di riservare ai laboratori di cui all’art. 59 del DPR n.380/2001 l’operazione di prelievo che, con competenza, può essere eseguita da tecnici laureati, secondo le indicazioni che già erano presenti nella Circolare esplicativa delle NTC2008 e che derivano da specifiche norme tecniche; se necessario si dettaglino piuttosto ulteriormente le indicazioni e procedure sulle modalità di prelievo nell’ambito delle norme tecniche suddette.

Auspichiamo che si giunga in breve ad una risoluzione che riapra anche ai liberi professionisti competenti in materia il mercato della diagnostica, in primis nell’interesse della collettività, rendendo nuovamente operative le centinaia di soggetti che allo stato attuale non possono contribuire appieno all’indagine sul costruito, elemento conoscitivo fondamentale per procedere alla messa in sicurezza del patrimonio edilizio ed infrastrutturale esistente con la dovuta professionalità e celerità, a maggior ragione dopo i recenti fatti di cronaca.

A cura di Ufficio Stampa Inasind
Associazione di Intesa Sindacale degli Architetti e Ingegneri Liberi Professionisti Italiani

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