DL Semplificazioni, Architetti: 'Preoccupazione per emendamenti su edilizia'

“Siamo perplessi e preoccupati per gli effetti di una serie di emendamenti introdotti in Commissione al Senato nella legge di conversione del “Decreto Sempli...

29/01/2019

Siamo perplessi e preoccupati per gli effetti di una serie di emendamenti introdotti in Commissione al Senato nella legge di conversione del “Decreto Semplificazioni”; emendamenti che modificano, in seno a provvedimenti omnibus privi di una visione organica, leggi di riferimento in ambiti specifici e fondamentali nei processi di trasformazione del territorio, come il Codice dei contratti ed il testo unico dell’edilizia, rischiando di compromettere la trasparenza negli affidamenti di incarichi professionali e di mettere in ginocchio il settore delle costruzioni”.

Queste le parole di Giuseppe Cappochin, Presidente del Consiglio Nazionale degli Architetti, Pianificatori, Paesaggisti e Conservatori (CNAPPC), in merito al disegno di legge di conversione del decreto-legge 14 dicembre 2018, n. 135 in materia di sostegno e semplificazione per le imprese e per la pubblica amministrazione (c.d. Decreto Semplificazioni) che, proprio mentre scriviamo questo articolo, il Senato sta per riprendere ad esaminare dopo una mattina di passione.

L'esame iniziato il 28 gennaio mattina ha, infatti, portato molti malumori tra i quali emergerebbe una nota informale del Quirinale che considerato l'enorme quantità di contenuti eterogenei inseriti nel ddl di conversione, starebbe spingendo per lo stralcio di una serie di misure ritenute incongrue.

Entrando nel merito dei contenuti, al CNAPPC, come a tutto il settore delle professioni, non è andato giù l'"errore" commesso nella notte del 24 gennaio con l'approvazione dell'emendamento 5.27 con il quale si sarebbe messa una pietra tombale alle battaglie dei professionisti, vinte con l'approvazione del D.Lgs. n. 56/2017 (c.d. Decreto correttivo), sull'obbligo di utilizzo del decreto Parametri per la determinazione dell'importo da porre a base di gara per i servizi di ingegneria e architettura.

"L’emendamento 5.27 - afferma senza mezzi termini il Presidente Cappochin - è del tutto incomprensibile in quanto vieta alle stazioni appaltanti di ricorrere al cosiddetto Decreto parametri, ma solo per affidamenti diretti di cui all’art.31 comma 8 del Codice. Forse sfugge a chi ha proposto l’emendamento che, in ogni caso, per procedere all’affidamento diretto, le stazioni appaltanti devono prima calcolare l’importo a base di gara con il Decreto parametri, come prescrive l’art.24 comma 8 (che non è stato abrogato), e solo dopo possono essere attivate le procedure di affidamento diretto, per le quali il Codice prevede peraltro l’applicazione del criterio di selezione del prezzo più basso. Non si intuiscono, quindi, le finalità di un emendamento inutile, contraddittorio e pericoloso che produrrà solo confusione, errori e contenziosi, finendo per appesantire anziché semplificare gli affidamenti”.

Ma non solo, la contestazione del CNAPPC ha riguardato anche gli emendamenti 5.0.22 (leggi articolo) e 7.0.5. "Altri emendamenti incomprensibili - continua Cappochin - sono il 5.0.22 e il 7.0.5 che, perseguendo un’illusoria semplificazione nell’ambito del testo unico per l’edilizia, finiscono per complicare notevolmente le procedure per il deposito di progetti strutturali all’Ufficio della Regione (Genio Civile), per tramite dello sportello unico. Infatti, mentre il testo vigente prescrive l’autorizzazione preventiva solo per gli interventi strutturali nelle zone ad alta sismicità, per effetto dell’emendamento l’autorizzazione preventiva sarebbe necessaria anche per le nuove costruzioni ricadenti in zona a bassa sismicità, se ritenute “rilevanti dal punto di vista della pubblica incolumità”. Con il risultato di avere appesantito le procedure attualmente adottate dagli addetti ai lavori, attribuendo notevoli responsabilità al professionista incaricato che, in relazione all’intervento progettato, dovrà assumere la decisione di procedere al semplice deposito o, al contrario, richiedere l’autorizzazione preventiva”.

Ci siamo adoperati e ci stiamo adoperando - conclude Cappochin - per promuovere modifiche sostanziali o il ritiro degli emendamenti quando verranno esaminati dall’Assemblea del Senato. Nel caso in cui ciò non avvenisse valuteremo le forme di protesta da adottare, unitamente alla Rete delle Professioni Tecniche”.

A cura di Redazione LavoriPubblici.it

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