Buon lavoro Presidente Cantone!

La notizia era nell'aria dal mese di febbraio quando alcuni articoli di stampa ne avevano avanzato l'ipotesi e il diretto interessato era intervenuto persona...

24/07/2019

La notizia era nell'aria dal mese di febbraio quando alcuni articoli di stampa ne avevano avanzato l'ipotesi e il diretto interessato era intervenuto personalmente con una smentita (leggi articolo). Adesso è ufficiale: il Presidente dell'Autorità Nazionale Anticorruzione (ANAC) Raffaele Cantone ha rassegnato le sue dimissioni, richiedendo di rientrare nei ruoli organici della magistratura.

Gli ultimi mesi hanno avuto evidentemente conseguenze sulle scelte di chi dopo 5 anni di duro lavoro, si è sentito messo all'angolo da un Governo che sin dal suo insediamento ha operato una lenta delegittimazione con dichiarazioni più o meno discutibili, fino ad arrivare alla definizione di un decreto che ha pesantemente modificato il D.Lgs. n. 50/2016 senza aver avuto quantomeno il garbo di audire una professionalità che in questi 3 anni di applicazione del Codice dei contratti aveva dimostrato pieno valore.

Raffaele Cantone si è dimesso dal suo incarico e in molti hanno già cominciato a festeggiare, come se le problematiche del settore dei lavori pubblici fossero state generate da chi ha semplicemente svolto il lavoro che era stato chiamato a svolgere. Ma le sue dimissioni partono da lontano e culminano con la presentazione della Relazione annuale sull'attività svolta dall'ANAC nel 2018, in cui con piena onestà intellettuale, pur definendo "legittima" la decisione del Governo di smontare il Codice, ne contestato la scelta di non comprendere a fondo il fallimento.

Perché se è vero che il Codice dei contratti non ha raggiunto l'obiettivo dichiarato di semplificare il settore, è anche vero che i suoi propositi sono sempre rimasti sulla carta, con la maggior parte dei provvedimenti attuativi fermi al palo e un impianto normativo frastagliato e monco. Si è invece preferita la tecnica del "tappabuchi" nella speranza che il colabrodo che è la normativa sui lavori pubblici possa trovare la pace con un regolamento che non si sa se e quando verrà alla luce e un impianto normativo ibrido, monco e per certi versi contraddittorio, la sospensione di alcune disposizioni e la completa rivisitazione dei poteri dell'ANAC.

Ma il problema per molti è sempre stata l'Anticorruzione di Cantone che delle 10 linee guida previste dal Codice dei contratti ne aveva già pubblicate 7 con le altre 3 in stand by solo perché una in attesa del previsto DPCM per la qualificazione delle stazioni appaltanti, un'altra in definizione dopo la pubblicazione del codice della crisi d’impresa del 12 gennaio 2019 e dello sblocca cantieri e l'ultima (molto complicata) arrivata ai traguardo con la seconda consultazione pubblica sul rating d’impresa. Dimenticando la maggior parte dei decreti attuativi che i Ministeri nel frattempo avrebbero dovuto definire.

Fatto sta che negli ultimi mesi il Presidente Cantone è stato di fatto messo alla porta come il peggiore degli ospiti e restare a scaldare una poltrona, benché comoda, non sarebbe servito a nulla per cui la scelta di andar via con dignità è quanto più che corretta. Come ho già avuto modo di dire, potrà piacere o no, ma è evidente che in un contesto socio-culturale mortificante come quello italiano, l'ANAC ha avuto la capacità di portare avanti il lavoro che è stata chiamata a avolgere, grazie soprattutto alla guida di una persona preparata, onesta, perbene e dalle indubbie capacità indipendenti come il suo Presidente.

Per cui prendendo atto e condividendo la sua scelta di dimettersi, non posso fare altro che ringraziarlo per il lavoro svolto e augurargli il meglio per il suo futuro nella speranza che professionisti come lui possano sempre essere messi nelle condizioni di operare per il bene del Paese.

Buon lavoro e buona fortuna Presidente!

A cura di Ing. Gianluca Oreto

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