Con il D.L. n. 90/2014 soppressa l'AVCP e tolto l'incentivo del 2% ai dirigenti della P.A.

Con la pubblicazione sulla Gazzetta Ufficiale del decreto-legge 24 giugno 2014, n. 90 si è alzato il velo sulle molteplici indiscrezioni circolate anche prim...

26/06/2014
Con la pubblicazione sulla Gazzetta Ufficiale del decreto-legge 24 giugno 2014, n. 90 si è alzato il velo sulle molteplici indiscrezioni circolate anche prima del Consiglio dei Ministri del 13 giugno. Da rilevare come, nel campo dei lavori pubblici, le uniche conferme significative rilevabili nel testo ufficiale del D.L. sono quelle relative alla soppressione dell'Autorità per la vigilanza sui contratti pubblici di lavori, servizi e forniture (art. 19) e quella della trasmissione delle varianti in corso d'opera all'ANAC (art. 37).

Non sono state inserite le disposizioni relative:
  • alla cancellazione dell'incentivo 2 % per i tecnici pubblici dipendenti;
  • alla riduzione dei requisiti relativi alle gare di progettazione con la modifica dell'articolo 263 del Regolamento n. 270/2010;
  • alla cancellazione della norma relativa al criterio di aggiudicazione al netto del costo del personale;
  • al controllo dei requisiti soltanto del vincitore.
tutte originariamente inserite nello schema di decreto-legge circolato antecedentemente e successivamente al Consiglio dei Ministri del 13 giugno.

In riferimento all'incentivo 2% per i tecnici pubblici dipendenti, la norma non è stata del tutto cancellata ed è stata inserita come divieto di erogazione di somme aggiuntive al personale con qualifica dirigenziale.

Tale soluzione, in verità, è del tutto configgente con le dichiarazioni del Ministro delle Infrastrutture e dei Trasporti Maurizio Lupi che, in occasione del Convegno organizzato il 5 maggio scorso dalla Rete delle professioni tecniche, aveva affermato che la Pubblica Amministrazione avrebbe dovuto occuparsi soltanto di "Indirizzo e controllo" lasciando la progettazione e la direzione dei lavori ai professionisti esterni. Il Ministro Lupi aveva anche aggiunto che il principio della progettazione affidata agli uffici tecnici delle Amministrazioni, contenuto nel Codice dei contratti, era un principio giusto che, però, si è rivelato sbagliato; gli affidamenti all'interno erano legati alla possibilità di far risparmiare la pubblica amministrazione ma si è dimostrato un errore perché con progetti deboli, viene, in definitiva, penalizzata la stessa pubblica amministrazione.

Per quanto concerne la soppressione dell'Autorità per la vigilanza sui contratti pubblici di lavori, servizi e forniture già ieri nel sito dell'Autorità stessa, alle voci "Il Presidente" e "Composizione" appariva la dicitura "Pagina in allestimento".

Non volendo contestare la scelta del Governo credo che, probabilmente, un periodo transitorio non avrebbe fatto male. Anche perché si tratta di un provvedimento che potrebbe essere modificato all'atto della conversione in legge ed il Parlamento potrebbe decidere, appunto, per un periodo transitorio o, al limite, anche per una non soppressione dell'Autorità stessa. Da ieri, invece, l'Autorità per la vigilanza sui contratti non esiste più e, così come disposto dal comma 2 dell'art. 19 del decreto-legge, i compiti e le funzioni svolti finora dall'Autorità per la vigilanza sui contratti pubblici di lavori, servizi e forniture sono trasferiti all'Autorità nazionale anticorruzione e per la valutazione e la trasparenza (ANAC).

Sul problema relativo al mancato inserimento delle norme relative alla riduzione dei requisiti relativi alle gare di progettazione con la modifica dell'articolo 263 del Regolamento n. 270/2010 il CNAPPC è intervenuto con un comunicato stampa in cui precisa:
"Avevamo ingenuamente creduto - confortati anche dalle diverse versioni del testo circolate nei giorni scorsi - che il Governo Renzi procedesse davvero ad una reale semplificazione delle norme, mantenendo saldi i principi di tutela del territorio, alla effettiva promozione di Riuso, la rigenerazione urbana sostenibile e che venissero finalmente adottati provvedimenti per favorire, all'insegna della trasparenza, il mercato dei lavori pubblici. Ma evidentemente - sostiene il Cnappc - manca il coraggio per fare riforme vere e si rimane ostaggio di quella burocrazia che sta affondando lentamente e inesorabilmente l'Italia" aggiungendo che "Non aver reso maggiormente accessibile il mercato dei lavori pubblici riducendo - sempre come si leggeva nelle diverse versioni del testo - i requisiti richiesti ai professionisti per la partecipazione alle gare di progettazione, santifica l'esistenza di quelle vecchie regole discriminatorie che hanno finora impedito alla pressoché totalità dei giovani architetti, oltre che alla grande maggioranza degli studi professionali di piccole e medie dimensioni, di partecipare alle gare per l'affidamento di servizi di architettura e di ingegneria. Ciò in violazione ai principi della libera concorrenza a cui si ispirano le più recenti direttive europee in materia di appalti".

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