Costruzioni, dal 2008 al 2014 persi 64 miliardi di euro e 790.000 posti di lavoro

Dal 2008 al 2014 il settore delle costruzioni ha perso il 32% degli investimenti pari a circa 64 miliardi di euro. Ad evidenziarlo è stata la Direzione Affar...

27/02/2015
Dal 2008 al 2014 il settore delle costruzioni ha perso il 32% degli investimenti pari a circa 64 miliardi di euro. Ad evidenziarlo è stata la Direzione Affari Economici e Centro Studi dell'Associazione Nazionale dei Costruttori Edili (ANCE) che, pur ritenendo critica la situazione, ha evidenziato primi segnali di ripresa soprattutto nel mercato immobiliare residenziale.

Come evidenziato dai Costruttori italiani, per il settimo anno consecutivo il settore delle costruzioni è stato caratterizzato da una forte crisi, sia nella componente privata che in quella pubblica che complessivamente ha significato una riduzione degli investimenti pari a 64 miliardi di euro. Una riduzione pari al 62,3% per la nuova edilizia abitativa, del 23,6% per l'edilizia non residenziale privata e del 48,1% per le opere pubbliche la cui flessione è cominciata dal 2005 con un decremento complessivo del 54,1%.
Solo gli investimenti in riqualificazione del patrimonio abitativo hanno mostrato livelli di produttività positivi, con un incremento del 18,5% dovuto principalmente agli interventi di manutenzione straordinaria stimolati dagli incentivi fiscali per le ristrutturazioni edilizie e il risparmio energetico, senza il cui apporto si avrebbe avuto una caduta degli investimenti del 44,2%.


Gli effetti sul mercato del lavoro
Dall'inizio della crisi, i posti di lavoro persi nelle costruzioni sono 522.000 che raggiungono le 790.000 unità considerando anche i settori collegati. Anche il numero dei permessi ritirati per la costruzioni di nuove abitazioni nel primo semestre 2014 si è ulteriormente ridotto dell'11,4% rispetto al primo semestre 2013, confermando il trend negativo già evidenziato negli anni precedenti (leggi articolo). Per l'anno 2014 si stima in circa 50.000 il numero di nuove abitazioni concesse e, nel confronto con il 2005, anno nel quale il numero dei permessi si è attestato a circa 300.000 unità, si registra una flessione complessiva che supera l'80%.

I primi segnali positivi
Dopo otto trimestri consecutivi di cali tendenziali, nei primi nove mesi del 2014, sul mercato residenziale italiano si avvertono i primi segnali positivi in termini di compravendite immobiliari, in crescita del 2,2% rispetto allo stesso periodo dell'anno precedente. In particolare, i dati del terzo trimestre 2014 mostrano un aumento del 4,1% complessivo, confermando e rafforzando i segnali positivi delle compravendite di abitazioni nelle grandi città (+6,9% rispetto al terzo trimestre 2014) e portando una variazione positiva anche per i comuni non capoluogo (+2,8% rispetto al terzo trimestre 2014).

Su questi primi segnali positivi registrati nel mercato immobiliare residenziale incide, certamente, il diverso atteggiamento delle banche che, nei primi nove mesi del 2014, sembrano aver ridotto la diffidenza verso il settore immobiliare residenziale. In Italia i mutui per l'acquisto delle abitazioni da parte delle famiglie sono tornati a crescere: +9,8% nei primi nove mesi del 2014 rispetto allo stesso periodo dell'anno precedente.

Lavori pubblici
Sul fronte dei lavori pubblici nel corso del 2014 si segnala, dopo anni di pesanti contrazioni, un aumento dei bandi di gara pubblicati sia in termini di numero (+30,4% rispetto al 2013) che di valore (+18,3%). La crescita coinvolge molte stazioni appaltanti (ad esempio Comuni, Anas, FS) e risulta sostenuta al Sud, più ridotta al Centro, mentre al Nord permane il segno negativo nel valore posto in gara.

L'aumento dei bandi di gara nel corso del 2014 può essere collegato a diversi fattori: la misura contenuta nella Legge di Stabilità 2014 di allentamento del Patto di Stabilità Interno a favore degli investimenti degli enti locali per un miliardo di euro; la necessità di accelerare la spesa dei fondi strutturali europei; l'attuazione di misure governative adottate a partire dalla seconda metà del 2013 a favore di Ferrovie dello Stato e Anas.
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