Dal Governo il Masterplan per il Mezzogiorno: 95 miliardi per la ripresa economica del Sud

La Presidenza del Consiglio ha pubblicato il Masterplan per il Mezzogiorno, ovvero una documentazione che contiene alcune linee guida per lo sviluppo delle r...

05/11/2015
La Presidenza del Consiglio ha pubblicato il Masterplan per il Mezzogiorno, ovvero una documentazione che contiene alcune linee guida per lo sviluppo delle regioni del Sud.

Senza alcuna pretesa di fornire proposte esaustive e definitive, ma senza inutili esercizi accademici, il Masterplan cerca di fornire il quadro di riferimento entro cui si collocheranno le scelte operative che sono in corso di definizione nel confronto Governo-Regioni-Città Metropolitane sui 15 Patti per il Sud.

Tutte le considerazioni fatte all'interno del piano poggiano sulla dotazione economica che è stata stanziata fino al 2023 allo sviluppo del Mezzogiorno: circa 95 miliardi che dovranno essere spesi per mettere in movimento la società civile del Mezzogiorno affinché diventi protagonista del progresso economico e civile. Particolare attenzione stata posta ai settori essenziali per il progresso e la qualità della vita dei cittadini: scuola e formazione, ovvero due dei settori più carenti al Sud.

Il Masterplan per il Mezzogiorno parte dai punti di forza e di vitalità del tessuto economico meridionale (aerospazio, elettronica, siderurgia, chimica, agroindustria, turismo, ...) per collocarli in un contesto di politica industriale e di infrastrutture e servizi che consentano di far diventare le eccellenze meridionali veri diffusori di imprenditorialità e di competenze lavorative, attrattori di filiere produttive che diano vita a una ripresa e a una trasformazione dell'insieme dell'economia del Mezzogiorno.

Sono stati individuati tre punti fondamentali su cui basare gli interventi:
  • il recupero del ritardo nell'utilizzo dei Fondi strutturali stanziati nel ciclo di programmazione europea 2007-13;
  • l'avvio della Programmazione 2014-20;
  • la risposta alle crisi aziendali.

Per l'attivazione degli interventi di ripresa il Masterplan ha articolato una proposta suddivisa i due ambiti:
  • le regole di funzionamento dei mercati;
  • la predisposizione di fattori di produzione comuni, ossia infrastrutture e capitale umano.

Sul primo punto, il Governo vorrebbe continuare il processo di liberalizzazione cominciato negli anni passati, abbattendo le protezioni monopolistiche e le rendite grandi e piccole, e dando spazio a tutti coloro che mettano in gioco le proprie capacità imprenditoriali e lavorative. Su questo punto sarebbe interessante conosce il pensiero delle libere professioni tecniche italiane. Sul secondo punto, l'attenzione è stata posta su scuola e formazione come settori essenziali non solo per la qualità della vita dei cittadini ma per la formazione del fattore di competitività proprio di una economia avanzata, ossia il fattore umano.
Ma grande attenzione è stata posta sul superamento del gap infrastrutturale che separa il Sud dal resto del nostro Paese, riconoscendo la necessità di una svolta nella capacità di direzione pubblica: capacità di programmazione (le riprogrammazioni che si sono rese necessarie per accelerare l'utilizzo dei Fondi europei 2007-13 segnalano errori di programmazione che non devono ripetersi con i Fondi 2014-20); semplificazione amministrativa, sfoltimento dei vincoli normativi e regolamentari e attribuzione chiara di responsabilità a ogni amministrazione; riforma del Titolo V della Costituzione in modo da superare le sovrapposizioni di competenze tra livelli di governo.

Le risorse e la Governance
Ciò premesso, all'interno del Masterplan viene chiarito che non sono le risorse a mancare, ma la capacità di utilizzarle nel migliore dei modi. Tra Fondi strutturali (FESR e FSE) 2014-20 pari a 56,2 miliardi di euro, di cui 32,2 miliardi di euro europei e 24 miliardi nazionali, cui si aggiungono fondi di cofinanziamento regionale per 4,3 miliardi di euro, e Fondo Sviluppo e Coesione, per il quale sono già oggi disponibili 39 miliardi di euro sulla programmazione 2014-20, stiamo parlando di circa 95 miliardi di euro a disposizione da qui al 2023 per politiche di sviluppo. E' la capacità di utilizzarli che è mancata per decenni, come testimonia il ritardo accumulato fino al 2011 nella spesa dei Fondi europei e il fatto che a tutt'oggi il Fondo Sviluppo e Coesione abbia una disponibilità residua relativa ai cicli di programmazione 2000 - 2006 e 2007 -2013 per circa 17 miliardi che, per inciso, porta la capacità di spesa sul territorio da qui al 2023 a 112 miliardi.

Sulla Governance, oltre che con le semplificazioni e l'opera di chiarimento circa la ripartizione di responsabilità tra le amministrazioni, il Governo interverrà costituendo e guidando la Cabina di Regia Stato-Regioni del Fondo Sviluppo e Coesione, che dovrà allocare le risorse in modo da massimizzare le sinergie con i Fondi strutturali allocati sui Programmi operativi nazionali e regionali. La Cabina di Regia si avvarrà del Dipartimento per le politiche di coesione e dell'Agenzia per la coesione territoriale delle cui strutture si sta accelerando il completamento, nonché di Invitalia e dei suoi strumenti di intervento. Cabina di Regia, Dipartimento e Agenzia lavoreranno a stretto contatto con le amministrazioni centrali e con quelle regionali e locali per dare impulso all'azione amministrativa e per rimuovere ostacoli procedurali e accelerare i processi autorizzatori.

I Patti per il Sud
Il Governo si è attivato per costruire 15 Patti per il Sud, uno per ognuna delle 8 Regioni (Abruzzo, Molise, Campania, Basilicata, Puglia, Calabria, Sicilia, Sardegna) e uno per ognuna delle 7 Città Metropolitane (Napoli, Bari, Taranto, Reggio Calabria, Palermo, Catania, Cagliari). L'obiettivo è quello di definire per ognuna di esse gli interventi prioritari e trainanti, le azioni da intraprendere per attuarli e gli ostacoli da rimuovere, la tempistica, le reciproche responsabilità.

Ognuno dei Patti si struttura in quattro capitoli:
  1. la visione che la Regione o la Città ha del proprio futuro e che condivide col Governo (aree di industrializzazione o reindustrializzazione, bonifiche e tutela ambientale, agricoltura e industria agroalimentare, turismo e attrattori culturali, servizi e logistica, infrastrutture e servizi di pubblica utilità);
  2. ricognizione degli strumenti e delle risorse a disposizione (interazione tra PON e POR, intervento centrale col Fondo Sviluppo e Coesione, Accordi di Programma tra le istituzioni coinvolte e Contratti di Sviluppo con le imprese del territorio, altri strumenti a disposizione di Invitalia);
  3. gli interventi prioritari perché rappresentativi della nuova direzione di marcia che si vuole imprimere alla Regione o alla Città e della potenzialità nell'attrazione di capitali privati nonché della tempistica di realizzazione (Governo e amministrazioni regionali e locali si impegnano qui su tempi e azioni da mettere in campo per realizzare gli interventi indicati e rimuovere gli ostacoli che potranno insorgere);
  4. Governance del processo, snellimenti amministrativi, definizione delle reciproche responsabilità, individuazione di un responsabile chiaro dell'esecuzione del Piano.
I Patti declinano concretamente gli interventi che costituiscono l'asse portante del Masterplan.

A cura di Redazione LavoriPubblici.it
     
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