Ritardi nei pagamenti, il 15 maggio parte la protesta del settore delle costruzioni

"Il tempo è scaduto, non è più tollerabile uno Stato che si comporta in maniera ingiusta nei confronti di imprese e cittadini. Per questo motivo abbiamo deci...

07/05/2012
"Il tempo è scaduto, non è più tollerabile uno Stato che si comporta in maniera ingiusta nei confronti di imprese e cittadini. Per questo motivo abbiamo deciso il 15 maggio di fare tutti insieme come filiera delle costruzioni, imprenditori, artigiani e professionisti, una grande protesta".

Con queste parole il Presidente dell'Associazione Nazionale Costruttori Edili (ANCE), Paolo Buzzetti, al convegno nazionale dei Giovani imprenditori edili, ha parlato della piaga italiana dei ritardi dei pagamenti da parte delle pubbliche amministrazioni che, soprattutto in questo ultimo periodo, è stata la causa di fallimento di molte imprese strette tra la morsa del dare e avere, mai a favore loro ma per uno Stato sempre pronto a chiedere e mai a risolvere i problemi che migliaia di imprese sono costrette a sopportare.

Ricordiamo che, recentemente, una ricerca Swg-Cna (leggi news) ha evidenziato che in Italia 240.000 piccole imprese sono creditrici nei confronti della pubblica amministrazione che, contemporaneamente, invia cartelle esattoriali da parte di Equitalia. In particolare, il 73% degli enti pubblici paga in media a 180 giorni e il settore più esposto ai ritardi (neanche a dirlo) è quello delle costruzioni con punte di 238 giorni, a cui segue quello dell'industria con 229 giorni e dei servizi con 135 giorni.

Dopo aver pregato invano più volte il Governo di intervenire su un problema ormai non più sostenibile, ecco che parte la protesta del settore delle costruzioni. "La protesta si chiamerà D-Day e servirà a dare un avvertimento finale allo Stato che deve pagare i suoi debiti con le imprese - ha affermato Buzzetti - dopodiché se non avverrà nulla partiremo con i decreti ingiuntivi. L'edilizia è il settore che sta messo peggio e bisogna avere il coraggio di dire che la politica economica sta andando nella direzione sbagliata: si sono decise solo tasse, non si può pensare di mettere a posto i conti rischiando di fermare l'economia. Sono state ridotte della metà le disponibilità per le infrastrutture e, peggio ancora, la casa è stata la vera patrimoniale".

Infine il Presidente dell'Ance ha fatto un riferimento alla grave questione dei suicidi. "Voglio dire agli imprenditori che chiudere l'azienda non vuol dire essere meno bravi, può capitare a chiunque perché è un momento difficilissimo. Quindi bisogna avere il coraggio di resistere e di continuare a lottare".

A cura di Gabriele Bivona
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