A RISCHIO 250.000 POSTI DI LAVORO

02/02/2009

Uno scenario decisamente preoccupante e in rapido peggioramento: è quello che emerge dai risultati della nuova edizione dell’Osservatorio congiunturale sull’industria delle costruzioni messa a punto dall’Ance e presentata oggi alla stampa dal presidente Paolo Buzzetti.
“Si tratta - come ha spiegato Buzzetti - di un vero e proprio bollettino di crisi, che delinea per il nostro settore una situazione drasticamente più negativa rispetto a quella che avevamo tracciato solo 3 mesi fa nell’Osservatorio autunnale. Per il 2008 la riduzione degli investimenti in costruzioni si attesta infatti sul -2,3%, rispetto al -1,1% stimato a ottobre, mentre per il 2009 la nostra indagine straordinaria prospetta un netto crollo, pari al -6,8%, con un fortissimo calo della produzione in tutti i comparti di attività”. Questi i numeri sull’andamento dei diversi segmenti del settore nel 2009: -9,2% per la nuova edilizia abitativa, -7,3% per le opere pubbliche, -7% per le costruzioni non residenziali private. Cifre a dir poco allarmanti e destinate a tradursi in un pesante calo a livello occupazionale: “130.000 persone - ha sottolineato il presidente dell’Ance - rischiano secondo le nostre previsioni di perdere il posto di lavoro. Ma se consideriamo l’indotto e teniamo conto anche del calo occupazionale che si è avuto negli mesi del 2008, i posti che si perderanno possono diventare 250.000 “.

Buzzetti ha poi spiegato le ragioni che hanno portato a un così drastico cambiamento di scenario, sottolineando come si sia rapidamente passati dalla preoccupazione per le ripercussioni della crisi dei mercati finanziari alla verifica, nei fatti, delle sue conseguenze sull’economia reale. “Le imprese - ha dichiarato infatti il presidente dell’Ance - stanno subendo gli effetti sempre più gravi della stretta creditizia attuata dalle banche, che centellinano il credito e non credono più nelle nostre iniziative”. Il 56% del campione di aziende che ha partecipato all’indagine Ance denuncia infatti un allungamento dei tempi di istruttoria, il 55% un aumento dello spread praticato, il 46% una richiesta di garanzie aggiuntive, il 36,7% una riduzione della quota di finanziamento sull’importo totale dell’intervento. Questo atteggiamento, gravissimo e incomprensibile specie dopo i tagli dei tassi d’interesse da parte della Bce, sta bloccando sia le iniziative di acquisto delle famiglie sia quelle di investimento delle aziende, che si trovano sempre più spesso costrette a rinviare, se non addirittura ad annullare, gli interventi programmati.

“A questo si aggiungono - ha detto ancora Buzzetti - i ritardi dei pagamenti da parte della pubblica amministrazione. Un fenomeno purtroppo non nuovo, dovuto ai vincoli imposti dal patto di stabilità interno, ma che in questa fase di pesante crisi sta ulteriormente aggravando i problemi di liquidità delle imprese impegnate nella realizzazione di opere pubbliche, già soffocate dalla stretta del credito”.
Una situazione assai critica insomma, sia sul fronte del mercato privato che su quello delle opere pubbliche, quella che emerge dall’Osservatorio dei costruttori. “Tuttavia - ha dichiarato il presidente dell’Ance - le strade per ridurre l’impatto della crisi economica sul settore esistono e sono anche concretamente percorribili”. In questo senso Buzzetti ha ribadito con forza il potente ruolo anticiclico degli investimenti infrastrutturali, capaci di sostenere - come sottolineato del resto da tutti gli osservatori nazionali e internazionali - il reddito e l’occupazione. Ma se gli altri paesi si stanno impegnando concretamente per accelerare la ripresa economica puntando sulle infrastrutture, in Italia, nonostante le dichiarazioni, manca ancora un piano anticrisi che passi attraverso il rilancio delle opere pubbliche.

“Il piano di 16,6 miliardi di euro annunciato a gran voce - ha dichiarato infatti il presidente dell`Ance - nasconde una realtà ben diversa. Se si considera che 3,7 miliardi di euro riguardano spese correnti e di gestione e che altri 7 miliardi sono costituiti da risorse private provenienti dalle concessioni autostradali e destinate alla realizzazione di grandi progetti, la reale disponibilità in termini di risorse pubbliche effettivamente destinate alle infrastrutture si riduce a soli 6 miliardi”. Di questi inoltre, ha aggiunto Buzzetti, 2,3 miliardi sono destinati alla prosecuzione delle grandi opere della legge obiettivo: sono queste quindi, in realtà, le uniche risorse aggiuntive effettivamente messe a disposizione dal governo con il decreto legge “anticrisi” che, tuttavia, potranno trasformarsi in cantieri solo in tempi medio-lunghi e che quindi avranno un limitato impatto nel breve periodo. I restanti 3,7 miliardi di euro che potrebbero essere destinati ad un programma di investimenti infrastrutturali non solo non rappresentano risorse aggiuntive (in quanto queste risorse provengono dalla riprogrammazione Fas - Fondo per le Aree Sottoutilizzate) ma risultano anche decisamente ridotti rispetto ai 4,8 miliardi del Fas stanziati a fine 2007 e revocati dalla manovra d’estate. “In definitiva quindi - ha ribadito il presidente dei costruttori - il piano per il rilancio infrastrutturale annunciato dal governo in una logica che avrebbe dovuto essere anticiclica non modifica nella sostanza la pesante riduzione delle risorse per nuove infrastrutture prevista nella legge finanziaria 2009, che risultava pari a -14,2% in termini reali e che, conteggiando anche le nuove risorse per la legge obiettivo previste dal dl anticrisi, si attesta al -13,5%. Siamo quindi di fronte ad una manovra restrittiva, esattamente il contrario di ciò che ci dovremmo aspettare in una crisi come quella che stiamo vivendo, con tagli che riguardano i principali soggetti attuatori”.

Fonte: www.ance.it


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