Codice Appalti e Direttive europee: Cronaca di una riforma azzoppata

28/09/2015

Mercoledì alle ore 20:30 (sì proprio alle 20:30, non si tratta di un refuso) riprenderà nell'aula della VIII Commissione della Camera la discussione sul DDL delega relativo al recepimento delle tre direttive 2014/23/UE, 2014/24/UE e 2014/25/UE del Parlamento europeo ed al riordino della normativa sugli appalti.

Sulla convocazione a tarda ora si è espressa l'on. Claudia Mannino componente dell'VIII Commissione e portavoce del Movimento 5 Stelle che, senza peli sulla lingua, ha dichiarato a LavoriPubblici.it "Non possiamo non lamentare che la stessa seduta notturna (dalle 20:30 di mercoledì) non trova alcuna ragione logica non trattandosi di un decreto e non essendovi alcuna urgenza se non quella di tornare a casa il giovedì pomeriggio".
E la discussione, in seduta notturna, riprenderà dagli emendamenti presentati il 23 settembre dai relatori che, di fatto, azzoppano la riforma.

Il principale degli emendamenti presentati dai relatori contraddice tutte le previsioni del Governo che aveva parlato sin dalla pubblicazione delle direttive europee della stesura di un nuovo codice unico entro la fine del 2015 con l'ambizioso obiettivo di un massimo di 200 articoli. "Non possiamo non lamentare come un testo così importante e delicato, nonostante l'avvio del suo iter il 18 novembre 2014 - ha aggiunto l'on. Mannino - continui a subire profonde modifiche da parte di coloro che lo hanno redatto, modifiche schizofreniche che ne stravolgono profondamente l'impostazione iniziale e soprattutto senza che questo sia richiesto dalle 3 direttive che l'Europa ci chiede di recepire".

Ma perché ritengo che la riforma sia azzoppata?
Con il primo decreto legislativo, che dovrà essere adottato entro il 18 aprile 2016 e che lascerà il Governo libero di recepire le stesse direttive senza alcuno dei principi elencati nel disegno di legge delega, il Governo dovrà soltanto, come è precisato nell'emendamento 1.600, lettera f) (che modifica il comma 3 dell'articolo 1), recepire le direttive e disporre l'abrogazione delle parti incompatibili del Codice dei contratti (D.lgs. n. 163/2006), del Regolamento di attuazione (D.P.R. n. 207/2010) e di eventuali altre disposizioni, anche prevedendo opportune disposizioni di coordinamento, transitorie e finali.

Lascio a voi immaginare cosa succederà con un codice ed un Regolamento che dopo essere stati più volte modificati in questi anni conterranno parti abrogate e parti ancora in vigore; il tutto, probabilmente, condito da determinazioni, deliberazioni e pareri dell'ANAC.
Sarebbe interessante sapere cosa ne pensano gli operatori del settore sia le forze datoriali che i Consigli Nazionali delle professioni tecniche.

Certamente "non positivo" è il pensiero dell'on. Mannino che alla nostra redazione ha precisato che "Gli emendamenti presentati dai relatori e non dal Governo che probabilmente (come al solito e come i ladri, scusate ma non trovo altri termini di paragone che rendano altrettanto bene l'idea) vorrà stupirci con qualche sorpresa durante le ore notturne della discussione degli emendamenti di mercoledì prossimo, stravolgono profondamente la struttura normativa su cui questo paese si fonda relativamente alle attività connesse agli appalti, servizi e forniture.".

Con lo spacchettamento dell'originaria previsione di un unico decreto legislativo in due distinti decreti emanati con due diverse scadenze, forse si raggiungerà l'obiettivo di recepire le tre direttive europee entro il 18 aprile 2016 ma, certamente, non potrà parlarsi di semplificazione perché successivamente al recepimento delle direttive dovrà essere predisposto un ulteriore decreto legislativo che disporrà l'abrogazione delle ulteriori disposizioni del Codice dei Contratti e del Regolamento di attuazione.
Questo secondo decreto legislativo che costituirà il nuovo codice degli appalti pubblici e dei contratti di concessione, comprenderà al suo interno il contenuto del decreto di recepimento delle direttive con le eventuali e opportune disposizioni correttive e integrative.

Sulla base del decreto legislativo recante il nuovo codice saranno, altresì, emanate linee guida di carattere generale da adottarsi di concerto tra il Ministro delle infrastrutture e dei trasporti e l'ANAC, che saranno trasmesse prima dell'adozione alle competenti Commissioni parlamentari per il parere.

Nuovamente in disaccordo anche su questo secondo decreto legislativo l'on. Mannino che ha aggiunto "L'abolizione della redazione del regolamento di attuazione è l'emendamento più importante presentato fino ad oggi ed a nostro avviso potrà avere solo 2 effetti: 1) scongiurare una nuova procedura di infrazione; 2) spodestare l'attività parlamentare (potere legislativo) a favore del Governo (potere esecutivo) che la esprime per mezzo di tutti i suoi organi, compresa l'ANAC."

Ma, ovviamente, esiste il serio pericolo che, dopo aver recepito con il primo decreto legislativo le tre direttive ed aver evitato una possibile procedura d'infrazione, il secondo decreto legislativo non venga emanato nei tempi previsti (31 luglio 2016); si tratta, infatti, soltanto di quasi tre mesi a decorrere dal 18 aprile 2016.

Con buona pace della sbandoerrata trasparenza, non posso fare a meno di segnalare che ancora oggi sul sito della Camera nello spazio dedicato al DDL delega (Atto 3194) appaiono soltanto i 475 emendamenti presentati entro il 4 agosto 2015 mentre non si ha alcuna notizia degli emendamenti dei Relatori e dei subemendamenti presentati dai componenti la Commissione.

Certo possa essere utile, allego alla presente notizia il testo a fronte in cui nella prima colonna è riportato il DDL 3194 e nella seconda colonna lo stesso DDL con le modifiche introdotte dai relatori, in verità non ancora approvate.

Lascio a voi ogni commento e auguro buona fortuna tutti gli operatori del settore che da anni attendono una profonda revisione di una normativa colabrodo che dal primo momento ha dimostrato tutta la sua inefficacia.

A cura di arch. Paolo Oreto
     


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