Codice dei contratti: riforma da riscrivere o da completare e modificare?

21/11/2018

Sono cominciate il 20 novembre 2018 le prime audizioni presso l'VIII Commissione Lavori Pubblici del Senato nell'ambito dell'indagine conoscitiva sull'applicazione del codice dei contratti pubblici che hanno visto la Rete delle Professioni Tecniche (RPT) avanzare le proposte delle professioni tecniche.

Protagonisti di questo primo ciclo di audizioni sono stati il coordinatore della RPT, Armando Zambrano, il vicepresidente del Consiglio Nazionale degli Architetti PPC, Rino La Mendola, e il coordinatore del gruppo Lavori Pubblici del Consiglio Nazionale degli Ingegneri, Michele Lapenna.

La valutazione unanime ha riguardato la necessità di rivedere il codice confermando alcuni principi che riguardano la centralità del progetto. In tal senso la principale preoccupazione evidenziata da tutti i partecipanti all'audizione è relativa alla Centrale unica per la progettazione delle opere pubbliche prevista all'interno del Ddl di Bilancio per il 2019, che non avrebbe senso per la fase di progettazione (lo dimostrano tutti gli osservatori sui servizi di architettura e ingegneria) ma sarebbe certamente utile nelle fasi di programmazione e controllo (che negli ultimi anni sono mancate).

Tra le principali critiche, da sottolineare la "voglia" recente di molti operatori del mercato (relativi soprattutto alla fase di esecuzione dei lavori e alla parte della stazioni appaltanti) di ritornare all'appalto integrato che nel recente passato ha dimostrato tutta la sua fragilità che ha generato contenziosi e inutili e antieconomiche lungaggini.

Interessante il commento del coordinatore Zambrano relativo ai provvedimenti attuativi del Codice che, come da lui evidenziato, sono stati scritti da troppe teste, con idee diverse, spiriti diversi e quindi obiettivi diversi. Si è auspicato, quindi, un ritorno ad un unico regolamento di attuazione e ad una normativa semplice che metta al centro "gli uomini che applicano le norme e non le norme stesse. Meglio avere uomini capaci che norme perfette (che non esistono)".

Su questo argomento il Presidente Zambrano ha ricordato l'art. 5 del Jobs Act (Legge 22 maggio 2017, n. 81) che aveva previsto una ricognizione degli atti delle amministrazioni pubbliche che possono essere rimessi anche alle professioni organizzate in ordini o collegi in relazione al carattere di terzietà di queste. Sussidiarietà delle professioni che potrebbe essere estesa anche nell'ambito della redazione delle norme, soprattutto considerato che negli ultimi anni le proposte avanzate dalle professioni tecniche non sono state ascoltate.

Altro tasto dolente è stato quello dei requisiti per partecipare alle gare di progettazione che avendo aperto il mercato rispetto al recente passato (D.Lgs. n. 163/2006) presenta ancora delle criticità che potrebbe essere superato eliminando completamente il meccanismo dei requisiti a favore di uno strumento di certificazione delle competenze stile SOA.

Molto interessante l'intervento del vicepresidente del CNAPPC, Rino La Mendola, che ha affermato subito la necessita di una riforma "necessaria a restituire centralità al progetto nel processo di esecuzione delle opere pubbliche che fa da traino a tutto il settore dell'edilizia".

Per raggiungere l'obiettivo di centralità del progetto l'Arch. La Mendola ha chiesto una conferma dell'eliminazione delle vecchie regole che nel recente passato hanno dimostrato la loro fragilità come l'appalto integrato e il potenziamento di strumenti moderni come i concorsi di progettazione in due gradi che oggi viaggiano velocemente grazie alle piattaforma informatiche e danno la possibilità alle stazioni appaltanti di scegliere un progetto sulla base delle sue aspettative e non di un requisito del progettista.

Altre richieste hanno riguardato:

  • l'apertura del mercato agli operatori medio-piccoli, soprattutto a quelli che negli ultimi anni non hanno avuto la possibilità di lavorare a causa di un mercato avaro ("valutazione del CV a tutto tondo e non solo per gli ultimi anni della professione");
  • eliminazione dell'accordo quadro per i servizi di progettazione che andrebbero contro ai principi della direttiva n. 24 perché accorperebbero gli appalti dando la possibilità di lavorare a pochi operatori economici con requisiti sempre maggiori in possesso solo ai grandi operatori;
  • semplificazione degli affidamenti sotto la soglia dei 40.000 euro che non devono sottostare alle regole del prezzo più basso.

L'arch. La Mendola ha anche chiesto una cabina di regia che possa aiutare le stazioni appaltanti per l'accesso ai fondi per la progettazione. Su questo argomento ha evidenziato come la progettazione parta dal progetto tecnico-economico che si colloca in un momento un cui mancano le risorse e nel quale non si capisce con quali risorse verrà realizzato. Progetto tecnico-economico che, nella sua semplicità deve comunque essere supportato da tutte le indagini (geologiche, geognostiche, paesaggistiche,...) che necessitano di risorse economiche. L'attuale fondo di rotazione è però un debito da restituire in 3/5 anni che costringe le amministrazioni ad accendere mutui su progetti che spesso non vengono realizzati. La Mendola ha, quindi, chiesto una cabina di regia che aiuti le amministrazioni in percorsi strategici, condivisi e fattibili.

Il coordinatore del gruppo Lavori Pubblici del Consiglio Nazionale degli Ingegneri, Michele Lapenna, ha evidenziato il record tutto italiano raggiunto con il nuovo codice che ha costretto il Parlamento ad un'errata corrige prima e un correttivo poi che hanno portato ad oltre 600 modifiche. Lapenna ha quindi proposto un regolamento semplice e cogente e delle regole diverse a seconda della capacità della stazione appaltante.

Tra le varie proposte:

  • l'obbligo dell'affidamento fiduciario sotto i 40.000 euro;
  • prevedere il criterio del prezzo e non l'OEPV ai bandi che mettono in gara il progetto esecutivo;
  • semplificazioni e accorpare i livelli di progettazione per le manutenzioni.

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A cura di Redazione LavoriPubblici.it



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