Codice dei contratti: sospensione o semplificazione?

di Gianluca Oreto - 26/03/2021

Non poteva passare inosservata la segnalazione inviata dall'Autorità Garante della Concorrenza e del Mercato (AGCM) al Presidente del Consiglio Mario Draghi in merito alla Legge per la concorrenza.

AGCM: sospendere il Codice dei contratti

Una segnalazione in cui è stata messa nero su bianco la necessità di intervenire sul Codice dei contratti. Una necessità sottolineata da tutti gli operatori del settore e dal mondo della politica, soprattutto alla luce dei fondi europei del Next Generetion EU, ma che per la prima volta riceve una proposta "forte" da parte dell'Antitrust.

Una proposta che prevede una duplice strada:

  • una sospensione del Codice dei contratti e l'applicazione delle Direttive europee limitatamente alle procedure interessate dai fondi europei e alle opere strategiche;
  • in alternativa la revisione del Codice dei contratti nell'ottica di semplificare le procedure, stabilire regole certe e lasciare maggiore discrezionalità alle stazioni appaltanti.

Proposte che arrivano mentre dal Parlamento arriva la richiesta di mantenere le deroghe a tempo previste dal Decreto Sblocca Cantieri e dal Decreto Semplificazioni. Possibilità concrete alla luce delle dichiarazioni del Ministro delle Infrastrutture e della mobilità sostenibili, Enrico Giovannini, che, intervenuto in Commissione Lavori Pubblici del Senato, ha affermato che un commissione costituita con l’Autorità Nazionale Anticorruzione (ANAC), sta valutando la possibilità di prorogare le deroghe al Codice previste dai due decreti.

Assistal: no alla sospensione del Codice dei contratti

Sull'argomento era già intervenuta Assistal che con il suo presidente, Angelo Carlini, aveva già escluso la possibilità di derogare alle regole del Codice dei contratti. “Ribadiamo - ha affermato il Presidente dell'Associazione Nazionale Costruttori di Impianti, dei Servizi di Efficienza Energetica - ESCo e Facility Management, aderente a Confindustria - la necessità per le imprese della certezza del diritto e della stabilità e quindi rifiutiamo questa narrazione secondo la quale per spendere i soldi del Recovery Plan sia consentito ignorare le regole vigenti. Siamo convinti che non sia questa la soluzione ai problemi che attanagliano il Paese da decenni. La soluzione è da ricercare nell’introduzione di correttivi e di percorsi virtuosi di rivisitazione di quei processi che generano lungaggini nelle procedure, anche in termini di organizzazione delle stazioni appaltanti che consenta loro di far fronte agli oneri procedurali. La sospensione delle attuali regole genererebbe una situazione di fragilità del nostro sistema, in primis in merito alla trasparenza, e rappresenterebbe l’ennesima occasione persa per migliorare ed attuare un impianto normativo di per sé funzionale”.

OICE: rischio paralisi ben oltre il PNRR

Sulla proposta dell’Antitrust è intervenuto anche l’OICE, l’Associazione delle società di ingegneria e architettura che ha condiviso le proposte "in tema di sburocratizzazione, snellimento delle procedure, eliminazione di oneri assurdi che incombono sugli operatori economici, digitalizzazione della fase di accesso alle gare, che può velocizzare le procedure farraginose e assurdamente ripetitive di  verifica dei requisiti" ma che ha anche ammesso che "la proposta di sospendere il codice e affidare appalti e concessioni soltanto con le  direttive UE  non ci trova in alcun modo favorevoli. Cancellando in un solo secondo pacchetti di regole fondamentali come quelle sulla progettazione e sull’esecuzione del contratto, si va incontro ad un certo blocco degli appalti. Altro che velocizzazione degli affidamenti!".

Sul tema della progettazione, più volte toccato nella segnalazione e spesso anche dal Presidente del Consiglio nei suoi interventi, il Presidente OICE fa presente che “soprattutto per gli interventi del Pnrr occorre assicurare qualità progettuale; non ci convince affatto quanto propone l’Antitrust sulla liberalizzazione dell'appalto integrato e ancora di più sulla necessità di smontare la regola della centralità del progetto esecutivo. L’esperienza dimostra infatti che, nonostante la farraginosità delle fasi approvative, vero tema da affrontare, avere messo in gara progetti esecutivi ha assicurato l'aumento della qualità dei progetti, la riduzione delle varianti in fase esecutiva e quasi annullato i ritardi sui tempi. Il ritorno all'appalto integrato libero non consentirebbe affatto risparmi di tempo e finirebbe per essere una falsa semplificazione a beneficio delle riserve e degli aumenti, oltre che un asservimento del progetto esecutivo alle logiche delle imprese e non della qualità degli interventi di cui dovrà beneficiare la collettività”.

Infine sul tema della progettazione a livello locale e sull’assunzione di tecnici nella P.A., Scicolone afferma che “pensare che la mancanza di incentivi a progettare abbia limitato lo sviluppo di progetti a livello locale significa avere compreso ben poco di quanto accaduto in questi ultimi cinque anni, così come pensare che assumere progettisti possa risolvere la questione della mancanza dei progetti. E’ vero che mancano i tecnici e professionisti preparati e aggiornati, ma sarebbe del tutto errato metterli a fare progetti. Ancor più con il Pnrr i tecnici che si assumeranno dovranno essere indirizzati sulla gestione degli affidamenti e sul controllo della fase esecutiva. Per questo dovranno essere incentivati, per i risultati raggiunti in termini di rispetto dei tempi. Pensare ad una sorta di Italstat del Progetto a livello nazionale e locale è antieconomico, antistorico e non assicura qualità e buoni progetti".



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