Decreto-legge Liberalizzazioni: Il pensiero delle libere professioni

24/01/2012

Mentre si sono tenuti già in parecchie sedi i Forum delle Professioni con all'ordine del giorno l'argomento delle liberalizzazioni varate con il decreto-legge approvato dal Consiglio dei Ministri di venerdì scorso, è lecito chiedersi se il testo dell'articolo 9 del decreto-legge troverà una conferma definitiva nella conversione in legge o se sarà abbondantemente modificato vista l'attuale rivolta quasi generale delle categorie professionali.
I problemi posti sul tappeto sono quelli relativi alle tariffe professionali, alle società professionali e del tirocinio.
Riportiamo, qui di seguito, alcune dichiarazioni che i rappresentanti di alcune categorie professionali hanno recentemente rilasciato.

Geologi
"Con l'abolizione dei riferimenti tariffari credo che si stia procedendo verso una totale deregolamentazione del sistema, che già abbonda di altre criticità". Duro Gian Vito Graziano, Presidente del Consiglio Nazionale dei Geologi, intervenendo sull'abolizione delle tariffe prevista dalla riforma delle professioni.
"E' giusto che ci sia una riforma, che, se cogliesse le giuste istanze dei professionisti, potrebbe rappresentare davvero una grande occasione di crescita economica e sociale per l'Italia - ha proseguito Graziano - ma credo che con l'eliminazione dei riferimenti tariffari l'ente pubblico non avrà più una base per stabilire la soglia per l'affidamento dei servizi professionali e dovrà procedere con una totale arbitrarietà, a scapito sia della qualità, sia e soprattutto della trasparenza delle procedure amministrative, che in questo campo è l'unica regola che l'Europa ci impone". Si alla costituzione "di società di professionisti - ha concluso Graziano - ma fortemente critico in merito alla possibilità che il socio di capitale possa detenere la maggioranza. Come correttamente rilevato, nel caso di verifiche delle procedure adottate e di eventuali sanzioni, se l'amministratore non è un iscritto all'ordine non si può procedere a nessun tipo di censura o sanzione".

Ingegneri
Nel corso del colloquio del 16 gennaio con il Ministro della Giustizia Paola Severino, il Presidente del Consiglio nazionale degli Ingegneri Armando Zambiano ha dichiarato che "è emersa la possibilità di prevedere che le quote maggioritarie delle società di professionisti vengano affidate proprio agli stessi professionisti; si è anche ventilata l'ipotesi di creare società nella forma cooperativa per garantire una partecipazione minoritaria dei soci non operativi".
Un principio che gli ingegneri accolgono "con estremo favore, nell'interesse, prima di tutto, della collettività e, contestualmente, della qualità della prestazione professionale". Sulle tariffe, invece, duro attacco degli ingegneri: vietare anche tariffe "di riferimento", ovviamente derogabili e non obbligatorie, aprirebbe uno scenario di grande incertezza per l'utente. Ma anche nel caso delle opere pubbliche. "Troviamo assurdo -precisa Zambrano- questa presa di posizione che sembra rispondere più a una questione di formale rigore che di effettiva concretezza”. Anche se una buona notizia c'è: verrà presa in esame la questione delle liquidazioni giudiziali del compenso per le quali occorrerà individuare parametri di riferimento.
Invece, sul fronte dei tirocini formativi c'è chiarezza: verrebbero realizzati, in parte, nel corso degli studi universitari. Decisione che trova il pieno consenso della categoria degli ingegneri che chiedono però una modifica dell'ordinamento che oggi prevede un ciclo di studi basato sul 3+2, anche per garantire la possibilità del tirocinio nell'ultimo periodo del corso di laurea. Con un obiettivo: garantire la massima qualità della formazione.

Architetti
Posizione blanda del Consiglio Nazionale degli Architetti, Pianificatori, Paesaggisti e Conservatori in merito all'abolizione delle tariffe professionali.
"Abbiamo molto apprezzato, in particolare, - continua - la competenza e la capacità di ascolto del Ministro Severino che, all'interno di un precisa politica di riscrittura delle regole, ha proceduto con buon senso, raccogliendo - purchè utili al Paese - i contributi delle professioni. L'aver lasciato il riferimento ai parametri nei contenziosi è, infatti, un atto di buona amministrazione, tutto a vantaggio dei cittadini e del buon governo dell'economia e della giustizia."
"Per quanto riguarda, poi, il preventivo obbligatorio, condividiamo la norma che consideriamo utile per un rapporto trasparente con i clienti, ai quali non ci si dovrà limitare a preventivare i costi ma, occorrerà descrivere dettagliatamente la complessità della prestazione professionale. Solo in un rapporto di grande trasparenza, infatti, il confronto concorrenziale può regolare i rapporti professionali, senza offrire il destro alle truffe o alla promozione ingannevole come quella che quotidianamente circola su internet".
"Il tirocinio misto, prima all'università e poi negli Studi professionali - aggiunge il Consiglio Nazionale - può essere un'ottima soluzione, purchè, anche in collaborazione con il Ministro Profumo, si disegni un percorso virtuoso che colleghi la scuola al tirocinio fino all'esame di Stato e che migliori la qualità dei neo professionisti senza ostacolarne l'accesso al mercato. Ciò potrà costituire un'occasione importante per abbattere steccati storici tra università e professione, assumendoci tutti la responsabilità di far crescere e maturare una classe e una generazione professionale competente e capace di affrontare le nuove sfide che ci aspettano".

Commercialisti
"Sulle professioni la riforma c'è già stata nell'agosto dello scorso anno, con il contributo attivo degli stessi Ordini. Ora questa riforma va attuata, non discussa".
E' quanto affermato dal presidente dei commercialisti, Claudio Siciliotti.
Siciliotti spiega come "ad agosto sono stati fissati sette principi con i quali riformare il comparto: numero chiuso solo in caso di pubblica necessità, tariffe non vincolanti, pubblicità libera, tirocinio accoppiato al periodo universitario, formazione continua e assicurazione obbligatori, funzioni disciplinari separate da quelle di rappresentanza. Ora questa riforma va attuata, non discussa. Io non capisco bene che significato abbia parlare adesso di abolizione di ogni riferimento alle tariffe minime. Se la riforma di agosto afferma che le tariffe sono solo un punto di riferimento, vuol dire che già oggi non sono obbligatorie. Per i commercialisti è così addirittura da undici anni".
Dura, anche, la reazione di tutti i sindacati dei commercialisti con riguardo alle novità introdotte dal decreto sulle liberalizzazioni. Si legge su un comunicato stampa diffuso ieri e inviato a tutti gli aderenti ai sindacati: "se, mentre la pressione fiscale galoppa a causa di una macchina dello Stato insostenibile che non viene però modificata e mentre la corruzione e gli sprechi nel settore pubblico si moltiplicano, Confindustria non è capace di fare altro che chiedere misure nei confronti dei liberi professionisti, anziché fare sistema insieme a loro contro un blocco sociale statalista trasversale che sta avendo ormai il sopravvento, è tempo che i liberi professionisti smettano di acquistare prodotti editoriali e applicazioni informatiche che finanziano una vera e propria macchina della propaganda che vuole distruggerli".

Avvocati
Gli avvocati parlano di "liberalizzazioni selvagge" con due giorni di sciopero, il 23 e 24 febbraio, e una settimana di astensione dalle udienze, nei primi giorni di marzo. Maurizio de Tilla, Organismo unitario dell'avvocatura dice: "Qui si punta alla rottamazione del processo civile. Le manovre economiche e gli interventi legislativi hanno disintegrato il diritto di difesa dei cittadini». La Cassa forense condivide «tutte le preoccupazioni dell'avvocatura" e aderisce "a tutte le iniziative che verranno prese". Anche i penalisti attaccano: per l'Unione Camere penali le liberalizzazioni sono "pura propaganda e vanno contro l'interesse dei cittadini".

A cura di Gabriele Bivona


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