L'emergenza Covid-19 e la situazione della scuola italiana: come usare la pandemia a nostro favore

di Andrea Barocci - 10/11/2020

Il 5 novembre scorso alla scuola media Garibaldi di Palermo è crollato il soffitto della sala professori. Riporto asetticamente la notizia comparsa sul giornale: Intorno alle 13 è crollato il tetto della sala professori della scuola media Garibaldi di via delle Croci. Per fortuna in quel momento tutti i docenti erano in aula per l’ultima ora di lezione. Un boato improvviso ha spaventato tutti.

E altrettanto asetticamente, in questo periodo in cui le disposizioni sono “sterilizzazione e distanziamento”, vado a riportare qualche considerazione.

Inutile che io mi metta a parlare dei danni che il Covid sta facendo sulla didattica, non ne sarei in grado; vorrei invece parlare di cosa il Covid sta facendo alla scuola intesa come ambiente, edifici, spazi.

Come sempre, è bene partire dai numeri.

Nel 2019, prima del Covid, in Italia avevamo 822mila insegnanti, 205mila personale di servizio, 7.700mila studenti, per un totale di 8.727mila persone (circa il 14% della popolazione italiana) distribuiti in 40mila edifici scolastici. Di questi ultimi, il 42% sono stati costruiti prima del 1971, il 30% tra il 1971 ed il 1983, il 28% dal 1984 in poi; sono in possesso del collaudo statico il 53,2% e dell’agibilità il 38,6%. Non è invece nota la percentuale degli edifici nei quali sono state eseguite le verifiche di vulnerabilità sismica.

Negli ultimi anni, “complici” alcuni terremoti e crolli sempre più frequenti di solai e controsoffitti (anche in assenza di sollecitazione sismica), gli stanziamenti a favore dell’edilizia scolastica sono aumentati esponenzialmente.

In particolare una decisa impennata era stata data con il piano triennale 2015-2017, con 1.200 milioni; a seguire con le annualità 2018-2020 erano stati stanziati ulteriori 1.550 milioni. La finanziaria 2019 ha poi destinato altri 2.600 milioni. Va precisato comunque che a fronte di un incremento delle risorse non vi è stato un pari snellimento nelle procedure, con tempi ancora eccessivamente lunghi tra riscontro delle necessità, definizione degli interventi e realizzazione di questi ultimi.

A oggi, la dimensione effettiva della necessità di finanziamenti per l’edilizia scolastica non può essere calcolata con precisione, soprattutto tenendo conto che non parliamo di sole strutture (efficientamento energetico, sicurezza antincendio, ambienti digitali, ecc …); la cifra sulla quale si ragiona è tra i 20 e i 40 miliardi di euro. 

Poi è arrivato il Covid e tutto è cambiato, lo sappiamo. In questo periodo siamo in attesa di sapere come spenderemo i soldi del recovery fund e sia il Ministro Azzolina che il Presidente Conte hanno dichiarato di voler investire nell’istruzione circa il 10% del totale dei 209 miliardi di euro destinati all’Italia, con l’obiettivo di creare una scuola “più moderna, sicura, inclusiva”.

Quindi, sempre in maniera asettica, proviamo a vedere la cosa in maniera positiva e pensiamo a tutti i soldi che arriveranno nei prossimi mesi per le nostre scuole; come fare per ottimizzare questa opportunità?

Le principali criticità rilevate in questi anni di interventi sugli edifici scolastici sono:

  1. Poco tempo/spazio/modalità per studiare gli interventi: classi sempre piene, istituti occupati sia mattina che pomeriggio, attività extrascolastiche.
  2. Di solito gli istituti hanno già fatto richiesta di finanziamenti e si procede al contrario: invece di definire una spesa sulla base delle esigenze, passando attraverso una progettazione, si parte dai soldi a disposizione e si cerca di progettare avvicinandosi per quanto possibile alle esigenze.
  3. Il cantiere subisce una serie di limitazioni come: lavorazioni non rumorose, possibili interventi solo durante la chiusura (notte, domenica, mese di agosto), compartimentazioni, ecc…
  4. Tempistiche troppo lunghe che intercorrono tra ipotesi di fattibilità e completa realizzazione.

Come “usare” la pandemia a nostro favore?

  1. Sfruttare le scuole purtroppo vuote per indagarle da cima a fondo, con calma e senza disturbare nessuno. Rilievo approfondito, diagnostica efficace e per raggiungere il più alto livello di conoscenza LC possibile, riunioni con il personale per capire le esigenze.
  2. Usare la grande quantità di stanziamenti per procedere in maniera corretta: si individuano le carenze/necessità, si progettano le opere, si individua la cifra necessaria. Si potrebbero eventualmente anche creare degli ordini di priorità, ma tenendo conto che si tratta di circa un ordine di grandezza in più rispetto a quanto fino adesso stanziato, dovrebbe esserci la possibilità di fare un bel lavoro, partendo dalle situazioni più critiche e/o potenzialmente più utili (strategicità, capienza, dislocazione) per gli interventi successivi sugli altri istituti.
  3. Predisporre aule o delocalizzazioni temporanee (sfruttando eventualmente istituti sui quali si è già intervenuti) al fine di concedere alle imprese appaltatrici lavorazioni fattibili e con tempistiche ragionevoli.
  4. Sfruttare appieno il potere legislativo legato all’emergenza per individuare procedure più snelle, eventualmente facendo tesoro degli esempi virtuosi già completati in questi anni.

Si direbbe “fare di necessità virtù”; sarebbe un bel segnale per il futuro, dando la possibilità alla nostra generazione di fare veramente qualcosa per i nostri figli, per coloro che il futuro lo dovranno costruire.

A cura di Ing. Andrea Barocci
Presidente Associazione ISI - Ingegneria Sismica Italiana



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