L’ingegneria è davvero un ambito declinato al maschile?

13/04/2017

Il dibattito su eguaglianza di genere e pari opportunità si è fatto più acceso a seguito delle manifestazioni dell'otto Marzo, coinvolgendo in toto il mese dedicato alla storia del genere femminile. Il diritto ad un riconoscimento paritario, che superi la supremazia di un sesso sull'altro, acquista ancora più rilevanza in una società digitale che va azzerando distanze e barriere culturali ma che, al contempo, persevera in stereotipi per molti versi anacronistici. Non è un mistero che nella sfera lavorativa ci siano ambiti tradizionalmente legati a figure femminili: assistenza, segreteria e pedagogia sono solo alcuni dei casi più eclatanti.

Che dire però di quelle professioni che da sempre vengono associate al genere maschile?

Che si parli di costruttori, ingegneri o elettricisti, è difficile immaginare come questi ambiti possano includere una maggior rappresentanza femminile, a fronte anche di una mancanza di modelli che incentivino la parità di genere. Per poter meglio esaminare questo contesto e analizzarne le problematiche, ci siamo focalizzati su quella che dovrebbe essere la fucina di queste figure professionali: l'istruzione scientifica nelle scuole secondarie e nelle università.

Qual è la situazione in Italia?

In Europa, l'Italia è tra i paesi con maggior numero di quote rosa per conseguimento di lauree in ingegneria, ben al di sopra della media europea (solo negli ultimi dieci anni la percentuale di neo laureate è raddoppiata). La strada per l'integrazione di genere è però ancora lunga. Basta dare uno sguardo a quanto accade negli Stati Uniti, paese di spicco per innovazione tecnologica, per avere un'indice di quale sia lo stato delle cose nel mondo occidentale.

Secondo una ricerca condotta da Forbes, tra i primi 100 AD nell'industria tecnologica è presente solo una donna. Dati preoccupanti che fanno il paio con la scarsa percentuale di studentesse di ingegneria (solo il 20% del totale negli USA) e l'ancora più ridotta presenza femminile in ambito lavorativo (rappresentando solo il 13%).

A cosa è dovuta questa perdita di forza lavoro e di figure professionali?

Mentre l'iscrizione a corsi scientifici nelle scuole secondarie vede la frequenza di ambo i sessi in egual misura (con discrepanze poco allarmanti), l'accesso a facoltà scientifiche marca già il primo grande distinguo, con ingegneria e scienze informatiche a segnare il record per minor rappresentanza femminile. La minaccia di confermare uno stereotipo negativo, in questo caso che le scienze non siano un campo adatto a delle ragazze, è tra i maggiori deterrenti per tutte le studentesse che potrebbero aspirare ad una carriera in ingegneria.

Nonostante questo, il settore presenta delle figure di spicco rese celebri dai media (si pensi al caso recente di AstroSamantha) il cui esempio dovrebbe dimostrare quanto la differenza di genere non limita le competenze a seconda degli ambiti. Ingegneria può e deve essere materia per chiunque ne coltivi interesse, libera da barriere troppo vecchie da poter essere ulteriormente tollerate.

Fonte Infografica http://trademachines.it/info/womengineer/



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