Manovra bis, da Regioni, Province e Comuni appello per stralciare norme senza impatto finanziario

07/09/2011

Non ha ancora visto la luce, ma la manovra economica bis che il Governo si accinge a varare con al legge di conversione del decreto-legge n. 138 del 13 agosto 2011 non sembra avere sostenitori. Le ultime contestazioni in ordine cronologico sono arrivate da Regioni, Province e Comuni che hanno evidenziato alcune criticità della manovra.

In particolare, Regioni, Province e Comuni ritengono che:
  • la manovra-bis non sia sostenibile e che sarà la causa di una forte contrazione delle prestazioni pubbliche sul territorio;
  • i servizi ai cittadini, alle famiglie e alle imprese (TPL, Sanità, Sociale, Istruzione, Formazione, Lavoro, Ambiente, Viabilità) saranno ridotti e potranno inoltre essere oggetto di un forte aumento delle tariffe;
  • la spesa per investimenti subirà un'ulteriore sensibile contrazione, provocando effetti fortemente negativi sulla qualità della vita delle comunità locali e un accentuazione della crisi economica e produttiva e gravi problemi per le imprese e per l'occupazione.

In un comunicato stampa, Regioni, Province e Comuni hanno denunciato che:
  • un ulteriore appesantimento del Patto di stabilità interno avrà effetti depressivi sull'economia e non consente alle amministrazioni che sono in condizioni di poter erogare servizi e realizzare opere pubbliche;
  • il blocco alla spesa per investimenti comporta un impoverimento delle città e dei territori italiani ed una contrazione della liquidità per le imprese.

Regioni, Province e Comuni propongono che:
  • la manovra-bis sia corretta attraverso una rimodulazione dei tagli che faccia perno su due criteri:
    1. Diretta proporzione con la partecipazione alla creazione del deficit;
    2. Diretta proporzione con la spesa pubblica amministrata sull'effettiva incidenza della finanza degli territoriali rispetto al complesso della finanza pubblica.
  • tutte le norme ordinamentali contenute nel disegno di legge (piccoli comuni, province, regioni, organizzazione, gestioni associate) siano stralciate;
  • siano modificate radicalmente le regole del Patto di stabilità con l'obiettivo di incentivare la spesa e di stimolare gli investimenti per la crescita in settori strategici per il progresso del Paese;
  • sia restituita piena autonomia agli enti territoriali e sia effettivamente riconosciuta la pari dignità istituzionale;
  • sia prevista l'istituzione entro 15 giorni di una Commissione mista paritetica con poteri e compiti straordinari alla quale affidare entro 3 mesi la funzione di proporre ed approvare un disegno di legge che contenga un piano di riordino istituzionale nazionale e territoriale con l'obiettivo di semplificare il rapporto fra cittadini e PA, aumentare l'efficienza e diminuire i costi anche della rappresentanza politica.

In definitiva, Regioni, Province e Comuni hanno rivolto un appello bipartisan ai gruppi parlamentari di maggioranza e di opposizione affinché le norme contenute nel disegno di legge di conversione del decreto che non hanno immediato impatto finanziario vengano stralciate e hanno deciso di insediare un gruppo di lavoro congiunto avente il compito di presentare al paese e alle istituzioni:
  • un piano di integrazione delle politiche territoriali al fine di rendere sempre più forte il sistema istituzionale territoriale;
  • un progetto di riordino istituzionale;
  • un piano di rilancio dell'economia e di infrastrutturazione del Paese.

A cura di Ilenia Cicirello


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