Regione siciliana: L’ARS approva il recepimento del Codice dei contratti

22/06/2011

L’Asseblea Regionale siciliana, nella seduta di ieri ha approvato definitivamente il disegno di legge che recepisce nel territorio della Regione Siciliana il Codice dei contratti di cui al Decreto Legislativo n. 163/2006 ed il nuovo Regolamento n. 207/2010.
Il recepimento, a differenza di quanto era stato fatto per la legge quadro sui lavori pubblici con la legge n. 7/2002, è di tipo dinamico ma con alcune modifiche.

Ma il disegno di legge non è passato ancora al vaglio del Commissario dello Stato e giungono le prime critiche. In particolare quelle delle libere professioni che in un comunicato stampa diffuso ieri osservano quanto segue:
“Se da un lato apprezziamo il lavoro svolto dal Governo e dall’ARS per allineare la normativa regionale a quella nazionale, nel rispetto delle direttive europee, dall’altro non possiamo fare a meno di sottolineare una serie di anomalie del testo approvato dal Parlamento Regionale”. Sono le parole del Presidente della Consulta Regionale degli Ingegneri Giuseppe Margotta, del Presidente della Consulta Regionale degli Architetti Giuseppe Cucuzzella e del Presidente dell’Ordine Regionale dei Geologi Emanuele Doria; Consulte e Ordini che rappresentano più di 40.000 professionisti siciliani.
“Condividiamo il recepimento dinamico del codice dei contratti” - affermano i rappresentanti regionali delle professioni, - “così come condividiamo l’introduzione del sorteggio pubblico dei componenti delle commissioni giudicatrici per l’affidamento di servizi ed appalti. Condividiamo il parziale adeguamento del testo nazionale al contesto siciliano, con l’introduzione di dispositivi per scongiurare l’infiltrazione mafiosa negli appalti. Ma, al tempo stesso, non possiamo fare a meno di rilevare che al legislatore regionale sarà sfuggito che, per effetto combinato del decreto sviluppo all’esame delle Camere e della legge varata dall’ARS per il recepimento della normativa nazionale, anche in Sicilia sarà possibile l’affidamento di appalti con procedure negoziate, per lavori di importo sino ad un milione di euro, e con procedure ristrette, sino ad un milione e mezzo di euro. Vi è dunque il rischio che una legge che viene presentata come un provvedimento per scongiurare le infiltrazioni mafiose negli appalti, finisca per raggiungere obiettivi diametralmente opposti”.
Inoltre, a seguito di una attenta e serena riflessione - aggiungono i rappresentanti istituzionali delle professioni tecniche - non condividiamo assolutamente il dispositivo che assegnerebbe agli Ordini professionali un’aliquota dell’importo degli appalti (lo 0,2 per mille) per la verifica preventiva dell’onorario posto a base di gara nell’affidamento dei servizi; verifica facoltativa che potrebbe (e non dovrebbe) essere richiesta dagli enti aggiudicanti. Il nostro obiettivo – continuano - non è quello di garantire un obolo agli Ordini, ma quello di consentire ad un soggetto terzo, riconosciuto dall’ordinamento statale, di verificare la correttezza del calcolo dell’onorario da porre a base di gara, scongiurando il rischio che gli enti aggiudicanti, nella persona del RUP, possano calcolare erroneamente gli onorari, affidando i servizi con procedure errate. E’ appena il caso di ricordare , infatti, che a seguito del calcolo dell’onorario, l’affidamento di un servizio può avvenire con procedure negoziate e/o ristrette o con asta pubblica.
Ciò premesso, riteniamo indispensabile la modifica dell’art.13, eliminando la concessione dello 0,2 per mille in favore degli Ordini professionali ed introducendo, al tempo stesso, la verifica sistematica (e non facoltativa), a titolo gratuito, degli onorari da porre a base di gara, da parte degli Ordini professionali competenti per materia e per territorio, al fine di garantire la congruità e l'omogeneità dei corrispettivi professionali inerenti ai servizi di ingegneria e architettura, riducendo così quella discrezionalità che, da un lato, non si coniuga con la trasparenza e, dall’altro, carica di eccessive responsabilità le amministrazioni aggiudicanti.
Sollecitiamo infine il legislatore a riflettere sugli effetti, non proprio in linea con le annunciate politiche contro le infiltrazioni mafiose, che avrebbe la legge sul sistema degli appalti in Sicilia, per effetto del recepimento dinamico della normativa nazionale ed in particolare del decreto sviluppo all’esame delle camere, il quale prevede gare con procedure ristrette sino ad un milione e mezzo di euro”.

A cura di Ilenia Cicirello


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