Rete Professioni Tecniche: la strada è quella giusta

11/11/2014

Negli ultimi mesi ho ritenuto doveroso commentare il lavoro portato avanti dalla Rete delle Professioni Tecniche (RPT). Non vorrei che le mie considerazioni fossero fraintese ed tengo a sottolineare che le stesse sono il frutto di analisi e confronti fatte sempre con onestà intellettuale e il massimo rispetto delle parti, ovvero dei consigli nazionali che la rappresentano e dei professionisti che dovrebbero essere rappresentati, e anche questa che vi propongo segue la stessa filosofia.

Le critiche sono state a volte dure, ma leggendo alcune delle risposte ricevute direttamente dal Coordinatore della Rete Armando Zambrano, sono certo siano servite a stimolare serie riflessioni all'interno della RPT. Certo, non tutti saranno contenti dell'operato della Rete, ma lo sforzo di superare le mille incomprensioni causate principalmente dal problema delle competenze professionali, unendosi sotto un organismo unito e quindi più forte, è sotto gli occhi di tutti e va evidenziato. E' bene fare una dovuta premessa: la Rete delle Professioni Tecniche oggi rappresenta l'unica vera strada percorribile per far sentire la voce dei professionisti dell'area tecnica, ma solo a patto che questa possa evolversi in un organismo di rappresentanza diverso. Adesso vi spiegherò il motivo di questa mia riflessione.

L'unione fa la forza.
Questo è un concetto che sta alla base di ogni progetto, idea o business. Nel campo delle libere professioni tecniche, gli ultimi 60 anni sono stati fondamentali per creare in Italia una frattura che ha creato dei micro mondi fortemente distanti ed in continua guerra fra loro. Basti pensare alle continue guerre fratricide tra architetti, ingegneri, geologi, geometri, periti…fino ad arrivare a quelle più recenti che riguardano la sezione A e la B (iunior) degli albi professionali.

Chi ha tratto vantaggio da questa condizione?
Solo e soltanto il Governo che si è "tolto di mezzo" quello che avrebbe potuto essere un ostacolo. Dividendo internamente le professioni dell'area tecnica, si è reso indifeso quello che poteva essere un esercito forte e pericoloso. Da qui le tante riforme che negli anni hanno avuto l'unico scopo di togliere dignità all'attività professionale, che non hanno trovato nessuna controparte pronta a dar battaglia. Basti pensare come nel 2006 Bersani sia riuscito nell'intento di eliminare le tariffe professionali, senza alcun avvertimento e senza che nessuno sia riuscito a far nulla per far rientrare il primo vero provvedimento contro le libere professioni intellettuali (a cui ne hanno fatto seguito molti altri).

Il malcontento montato tra i professionisti e la sfiducia verso il sistema ordinistico hanno creato parecchie (troppe!) piccole libere associazioni con l'obiettivo di portare avanti idee e proposte (molte condivisibili) per ridare forza e credibilità all'attività professionale. Purtroppo, però, la totale assenza di aggregazione ha avuto l'unica conseguenza che le tante buone idee gridate dai tanti piccoli soggetti sono diventate solo un bisbiglio di voci cui nessuno riesce a comprenderne il significato o avvertirne l'utilità. Mi spiace doverlo ammettere, ma per queste associazioni, pur essendo l'idea di base buona, mancano i presupposti per avere successo.

Ritornando alla RPT, è utile ricordare come il primo tentativo di riunire le professioni tecniche da parte del mondo ordinistico (il PAT) non ha portato i risultati desiderati. Il secondo (la RPT) è cominciato in sordina e con evidenti problemi di comunicazione (che ancora non sono stati definitivamente risolti), ma sta assumendo dei contorni certamente più interessanti e meritevoli di attenzione. La capacità di accedere ai tavoli istituzionali è un fatto evidente. La Rete è riuscita a farsi sentire dal Ministro della Giustizia per la revisione della Riforma delle Professioni, è andata in audizione al Senato su alcune proposte in materia di semplificazioni fiscali.

Probabilmente non sono stati toccati i veri problemi vissuti dal 90% dei liberi professionisti che quotidianamente non si occupano della costruzione di ponti, stadi o grattacieli, ma di pratiche edilizie per la ristrutturazione di un appartamento o di un piccolo condominio, ma l'aspetto principale è un altro: quale associazione o ente può pensare di avere la stessa forza della RPT?Credo nessuna e allora mi chiedo: piuttosto che continuare a dividere le professioni internamente e a dar battaglia, perché non unire e creare qualcosa di realmente forte sotto il cappello della Rete delle Professioni Tecniche?

Sia chiaro i presupposti ci sono tutti, ma è necessario fare molta attenzione. Oggi la RPT è rappresentazione dei Consigli Nazionale e degli Ordini provinciali, ma nulla vieta che questa possa evolversi verso strutture differenti con l'apporto della base. La RPT potrebbe cominciare a coinvolgere attivamente i professionisti e non limitare le proprie decisioni alla scelta dei Presidenti degli ordini Nazionali, potrebbe proporre delle consultazioni nazionali per stabilire un ordine di priorità dei problemi da affrontare. Sarebbe anche il caso che gli organi dell'Associazione (e quindi Assemblea, Coordinatore, Referenti d'area, Segretario-Tesoriere e Revisore dei Conti) possano essere scelti direttamente mediante elezione degli iscritti (facendo attenzione a dare un peso specifico diverso in funzione della numerosità dei Consigli Nazionali). La RPT potrebbe diventare una vera e propria alternativa agli Ordini professionali che oggi, è bene sottolinearlo, rappresentano un animale in via di estinzione che fa di tutto per rimanere in vita nonostante i suoi contorni ormai anacronistici.

Oggi le professioni tecniche hanno a disposizione uno strumento, la RPT, che potrebbe portare un peso specifico diverso in Parlamento e avere la forza di difendere i loro diritti. Il progetto non è certamente a breve termine, ma soprattutto servirà l'apporto e l'apertura mentale dell'attuale vertice oltre che la disponibilità di tutti. La vera domanda è: l'attuale vertice della RPT riuscirà a comprenderlo?
Lascio come sempre a voi l'ultima parola, invitandovi a dare un contributo con educazione e il massimo rispetto.

A cura di Gianluca Oreto - @lucaoreto


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