Stima preliminare Pil: Senza l’edilizia l’Italia non può ripartire

08/08/2014

Secondo i dati resi noti dall’Istat mercoledì scorso, nel secondo trimestre del 2014 il prodotto interno lordo (PIL), espresso in valori concatenati con anno di riferimento 2005, corretto per gli effetti di calendario e destagionalizzato, è diminuito dello 0,2% rispetto al trimestre precedente e dello 0,3% nei confronti del secondo trimestre del 2013.
Il calo congiunturale è la sintesi di una diminuzione del valore aggiunto in tutti e tre i grandi comparti di attività economica: agricoltura, industria e servizi. Dal lato della domanda, il contributo alla variazione congiunturale del PIL della componente nazionale al lordo delle scorte risulta nullo, mentre quello della componente estera netta è negativo.
Nello stesso periodo il Pil è aumentato in termini congiunturali dell'1% negli Stati Uniti e dello 0,8% nel Regno Unito. In termini tendenziali, si è registrato un aumento del 2,4% negli Stati Uniti e del 3,1% nel Regno Unito.

Non si è fatta attendere un comunicato stampa dell’Ance (Associazione nazionale costruttori edili) con cui il Presidente dell’Ance, Paolo Buzzetti, ha commentato il calo del Pil precisando che “I dati Istat dimostrano che ci vuole più spinta al mercato interno: l'export da solo non basta” e che “I dati negativi sulla stagnazione dell’economia diffusi dall’Istat confermano che senza concrete misure di sostegno al mercato interno il Paese non potrà ripartire” aggiungendo, anche, che “In questo quadro di estrema debolezza non possiamo che insistere sulla necessità di misure urgenti per l’edilizia in grado di ridare fiato al mercato interno. In particolare - aggiunge Buzzetti - sono necessari incentivi al mercato della casa e serve una forte spinta per far ripartire le piccole e medie opere di manutenzione, diffuse sul territorio, e quanto mai urgenti sia per la sicurezza dei cittadini che per il rilancio dell’occupazione”.
Pur apprezzando gli sforzi fatti dal Governo - conclude il Presidente dei costruttori - auspichiamo che nei provvedimenti che sta per varare sia dato maggiore impulso agli interventi immediatamente cantierabili rispetto ad opere importanti, ma il cui impatto sull’economia è sicuramente più a lungo termine. Ci vuole un segnale di discontinuità rispetto agli anni passati: dagli annunci di piani faraonici che non hanno mai portato a nulla bisogna passare a una seria programmazione di opere immediatamente cantierabili e utili per il Paese".

A cura di Gabriele Bivona


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