Case Green: la UE approva la Direttiva EPBD

di Redazione tecnica - 10/02/2023

Come previsto già da qualche settimana, la Commissione Industria, Ricerca ed Energia della UE ha approvato la bozza di revisione della Energy Performance of Buildings Directive (EPBD), la cd. “Direttiva Green” che contiene, tra le altre, importanti indicazioni sulle prestazioni energetiche degli edifici.  La proposta di revisione ha ottenuto 49 voti favorevoli, 18 contrari e 6 astensioni.  Il disegno di legge sarà sottoposto a votazione dall'Assemblea plenaria durante la sessione plenaria del 13-16 marzo.

Direttiva Green EPBD: i contenuti

Obiettivi principali sono ridurre sostanzialmente le emissioni di gas a effetto serra e il consumo di energia nel settore edilizio dell'UE entro il 2030, e renderlo climaticamente neutro entro il 2050. Inoltre la Direttiva mirare ad aumentare il tasso di ristrutturazione di edifici inefficienti dal punto di vista energetico e migliorare le informazioni su prestazione energetica.

In particolare, la EPBD prevede:

  • la costruzione di edifici a zero emissioni dal 2028, dal 2026 nel caso di edifici pubblici;
  • dotazione di tecnologie solari per tutti i nuovi edifici entro il 2028, ove tecnicamente idoneo ed economicamente fattibile, mentre gli edifici residenziali in fase di ristrutturazione hanno tempo fino al 2032 per conformarsi;
  • raggiungimento almeno della classe di prestazione energetica E entro il 2030 e D entro il 2033 per gli edifici residenziali;
  • stesse classi rispettivamente entro il 2027 e il 2030 (la Commissione ha proposto F ed E) per edifici non residenziali e pubblici.

Le differenze tra gli Stati membri

Tutte le misure necessarie per raggiungere questi obiettivi verranno stabilite da ciascuno Stato membro nei piani nazionali di ristrutturazione. Tenendo conto della diversità dei patrimoni edilizi dei paesi dell'UE, la lettera G dovrebbe corrispondere al 15% degli edifici con le peggiori prestazioni nel parco nazionale.

Rimarranno esclusi i monumenti, così come i singoli Stati potranno escludere anche gli edifici di particolare valore architettonico o storico, gli edifici tecnici, chiese e luoghi di culto.

Gli Stati membri potranno anche esentare gli alloggi popolari laddove i lavori di ristrutturazione porterebbero ad aumenti degli affitti che non possono essere compensati risparmiando sulle bollette energetiche.

Infine con la Direttiva si intende consentire agli Stati membri di adeguare gli obiettivi a una quota limitata di edifici, sulla base della fattibilità economica e tecnica dei lavori di ristrutturazione e della disponibilità di manodopera qualificata.

Il ritorno al Superbonus?

Uno dei passaggi più importanti della Direttiva è quello in cui si specifica che i piani nazionali di ristrutturazione dovrebbero includere regimi di sostegno con obiettivi realistici e misure per facilitare l'accesso a sovvenzioni e finanziamenti. Gli Stati membri devono istituire punti di informazione gratuiti e programmi di ristrutturazione a costo zero. In particolare, bisognerebbe premiare le ristrutturazioni profonde, soprattutto quelle degli edifici con le prestazioni peggiori, mettendo a disposizione sovvenzioni e sussidi mirati a disposizione delle famiglie vulnerabili. In sostanza, quello che in Italia nell'arco di quasi tre anni, è stato fatto con il Superbonus e altri bonus edilizi.

Un'indicazione fondamentale, che per il deputato dei M5S Agostino Santillo rappresenta un risultato storico. Come si legge in un lungo post sull’argomento “è la dimostrazione che l'Italia con il Superbonus 110% ha creato la "scintilla" oltre due anni fa per avviare questo percorso su scala continentale”. E definisce l’operato dell’attuale esecutivo come un “masochistico stop al 110%, un errore gravissimo, che pagano adesso imprese e lavoratori”,che non coglie la grande opportunità economica e ecologica posta dalla direttiva per il prossimo decennio, "prevedendo per altro deroghe per i singoli paesi e scadenze diversificate per le varie tipologie di edificio”.

Di diverso avviso il parere dell’on. Erica Mazzetti (FI). Secondo la deputata, la direttiva per le case green parte con il piede sbagliato. “Il testo conserva tutti gli aspetti problematici e, a questo punto, inutilmente costrittivi e dunque nocivi soprattutto per il nostro Paese, stante la sua specificità ovvero la proprietà diffusa". Si tratterebbe di una “via ideologica e ambientalista alla transizione ecologica ed energetica che porterà solo danni, impoverimento, desertificazione industriale”. Secondo Mazzetti le modifiche al testo sono più che mai necessarie "Nell'iter di modifica - sottolinea - bisogna coinvolgere i parlamentari e soprattutto le categorie economiche e gli ordini professionali del settore casa. C'è tempo e c'è modo ma bisogna agire: questo testo non va bene".

In comune con Santillo c’è però il riconoscimento della necessità di un programma strutturale e nel medio-lungo periodo di miglioramento del patrimonio immobiliare, sia dal punto di vista energetico sia sismico. “Va fatto ma va fatto non con un'imposizione dall'alto e nel rispetto della nostra specificità: serve un piano e servono fondi strutturali da parte dell'Europa", conclude.



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