Nuovo Codice Appalti: a rischio gli affidamenti nei piccoli Comuni

di Redazione tecnica - 09/07/2023

Il nuovo sistema di qualificazione previsto dall’art. 63 del nuovo Codice dei Contratti rischia di mettere in crisi l’attività dei Comuni più piccoli, nella gestone di appalti di lavori sopra i 500mila euro e di servizi o forniture sopra i 140mila, per cui sono necessari dei correttivi a livello nazionale che tengano conto di queste esigenze, soprattutto in regioni dove la maggior parte degli Enti Locali ha una dimensione estremamente contenuta.

Stazioni appaltanti non qualificate: l'allarme dell'OIC

A lanciare l’appello è Federico Miscali, presidente dell’Ordine degli Ingeneri della Provincia di Cagliari: “Se mettiamo assieme i comuni sotto i 10mila abitanti e gli enti più piccoli siamo oltre l’80% della realta sarda. Sono amministrazioni pubbliche dotate di uffici tecnici di dimensioni non adeguate, nell’immediato, ad affrontare da sole il processo di qualificazione previsto dall’art. 63 del Nuovo Codice degli Appalti”. Ricorda Miscali che l’attuale procedura di qualifica richiede il possesso di numerosi requisiti, tra i quali avere un ufficio o struttura stabilmente dedicata alla progettazione e agli affidamenti di lavori, oltre che la disponibilità di piattaforme di approvvigionamento digitale.

C’è però una buona notizia. “Nonostante il termine fosse fissato al 1° luglio 2023, la qualificazione per le stazioni appaltanti rimane sempre aperta, consentendo a qualsiasi comune di accedere al sito dell'ANAC per avviare il processo o ottenere una deroga a tempo" sottolinea Miscali, aggiungendo subito dopo quella cattiva: “in Sardegna la maggior parte delle amministrazioni pubbliche è di piccole dimensioni e non dispone della struttura per funzionare come stazione appaltante qualificata. Il Nuovo Codice, dal 1° luglio, prevede l’iscrizione, con riserva, all’elenco delle stazioni appaltanti qualificate: le Unione dei Comuni, le Province, le Città Metropolitane, i comuni capoluogo di provincia e di regione, oltre che i Provveditorati alle OO.PP., Invitalia, Agenzia del demanio ed altre Agenzie. Questo, date le soglie individuate dal Nuovo Codice, può creare grosse difficoltà nel breve periodo, specie in relazione agli ingenti finanziamenti previsti dal PNRR”.

L’attuale soluzione prevista è quella di esternalizzare il processo di gara, affidandolo a Stazioni appaltanti qualificate (altre amministrazioni o Enti Pubblici Economici), anche esterne al “Sistema Regione” o con sede fuori Sardegna. Questa soluzione, secondo Miscali, porta con sé ovvie ripercussioni negative per il tessuto produttivo isolano, fermo restando che le Stazioni Appaltanti qualificate, già sature per le proprie procedure, non saranno sempre in grado di soddisfare le esigenze, immediate e non solo, di tutte le medie e piccole Amministrazioni che hanno difficoltà a qualificarsi.

Sulle difficoltà delle Amministraizoni nell’attuazione delle nuove disposizioni, Miscali segnala anche gli appalti BIM (Building Information Modeling), che richiedono la presenza di un BIM manager ed un ACDat manager all’interno delle compagini delle Stazioni Appaltanti, “figure oggi non presenti all’interno degli organici, così come è peraltro carente negli uffici la necessaria dotazione hardware e software altamente tecnologica che la norma richiederebbe”.

Quali soluzioni possibili?

La richiesta è quindi di un passo in avanti, dalla stessa Regione, almeno in questo primo periodo di transizione, o finché non saranno individuati correttivi alle norme nazionali, per promuovere incontri tra le Stazioni Appaltanti Qualificate, le Centrali di Committenza e i Soggetti Aggregatori, presenti nel territorio. “L’obiettivo è promuovere accordi di committenza ausiliaria per supportare gli Enti non più in grado di avviare procedure di affidamento di lavori e servizi. Allo stesso tempo è necessario rafforzare con nuove assunzioni gli organici degli uffici tecnici a tutti i livelli, dal momento che i colleghi delle Amministrazioni si trovano a operare sempre in condizioni di emergenza, ma anche offrire ai dipendenti condizioni lavorative equiparabili a quelle offerte nel privato in modo da evitare la loro fuoriuscita e dotare gli uffici degli strumenti necessari alla digitalizzazione del ciclo di vita dei contratti”.

La questione della partecipazione dei Professionisti alle gare

Infine, un riferimento alla riduzione da dieci at re anni dell’orizzonte temporale per il possesso dei requisiti professionali qualificanti. Spiega il presidente dell'OIC che, sulla base dei calcoli del CNI, con questa nuova regola, i professionisti oggi sarebbero tagliati fuori dal 90% delle procedure alle quali col vecchio requisito dei dieci anni hanno partecipato, situazione che rischia di essere ancora più problematica in Sardegna. “Assieme al Consiglio Nazionale stiamo spingendo per ottenere un correttivo per questa previsione normativa – conclude Miscali – l’obiettivo è in primo luogo tutelare i colleghi, ma anche garantire la concorrenza nella partecipazione alle gare pubbliche”.



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