Superbonus 110% e cessione del credito: ipotesi di proroga e BTP

di Gianluca Oreto - 14/06/2022

Nell'epoca delle serie, delle trilogie e delle saghe infinite, siamo soggetti che abbiamo perso il brivido del finale. Ogni puntata non è più unica e definitiva ma occorrerà sempre vedere quella successiva in un crescendo di suspense e rinnovati finali a sorpresa che si susseguono uno dopo l'altro. Questa nuova abitudine ha invaso ogni settore della Società moderna, persino le attività di un legislatore meno propenso a trovare soluzioni normative definitive e sempre pronto a nuovi e interminabili percorsi di successive approssimazioni che a tutto servono fuorché fare del bene.

Il comparto dell'edilizia e la cessione del credito

È questa la dimensione in cui vive il comparto delle costruzioni che da maggio 2020 è prigioniero di una misura fiscale e di un meccanismo di utilizzo dei crediti edilizi che hanno subito ben 16 modifiche normative. Superbonus 110% e cessione del credito hanno cambiato il modo stesso di concepire l'edilizia ma dalla pubblicazione del Decreto Legge n. 34/2020 (Decreto Rilancio) si è proceduto con modifiche, correzioni, semplificazioni e per ultimo con stravolgimenti della filosofia che aveva ispirato queste misure.

Il superbonus 110%, unitamente alla cessione del credito, è stata una detrazione finalizzata a far ripartire l'economia in un momento particolare di crisi, incentivando gli interventi di riqualificazione energetica e riduzione del rischio sismico e dando a tutti (anche ai soggetti privi di reddito) questa possibilità. Da gennaio 2022 tutto è cambiato con la pubblicazione dei seguenti provvedimenti normativi:

Superbonus 110% e cessione del credito: chi ci perde?

5 provvedimenti normativi che hanno modificato 4 volte il meccanismo di cessione, creando incertezza a chi vuole valutare un nuovo investimento e serie difficoltà a chi ha già o sta realizzando dei lavori sulla base di un contratto che prevede lo sconto in fattura.

Al momento le (poche) offerte di acquisto dei crediti fiscali hanno raggiunto valori che uniti ai prezzi dei materiali da costruzione (in rialzo in tutta la zona UE) e a prezzari poco vicini alla realtà, stanno rendendo antieconomici molti cantieri che in alcuni casi si stanno già bloccando. Un blocco delle lavorazioni che si traduce in effetti devastanti:

  • per le imprese stesse che oltre a non riuscire a far fronte agli impegni, in alcuni casi sono costrette al licenziamento di molti operai ed in altri a chiudere, possibilità che rappresentano entrambe un costo sociale;
  • per i professionisti che con le necessarie proporzioni rispetto alle imprese, cominciano a faticare dopo aver lavorato "gratis" senza poter recuperare i crediti indiretti maturati;
  • per fornitori e produttori, la cui attività di pianificazione economica diventa sempre più un'incognita che dipende dagli umori del Governo e del Parlamento;
  • per i contribuenti che nella migliore delle ipotesi, dopo mesi di analisi, studi, riunioni e preventivi, abbandonano l'idea di riqualificare il loro immobile e nella peggiore si ritrovano un cantiere chiuso dentro casa a ridosso del periodo estivo.

E non dimentichiamo che gran parte di questi crediti indiretti che nessuno riesce a convertire in liquidità, non riguardano solo cantieri di superbonus 110% ma anche quelli di bonus facciate (alcuni dei quali ancora al 90% perché avviati a fine 2021), ecobonus e sismabonus ordinari.

Le continue modifiche (senza una logica determinabile) hanno bloccato l'unico comparto che teneva a galla il settore delle costruzioni, ovvero quello della riqualificazione, ristrutturazione e recupero del patrimonio immobiliare. E da gennaio 2022 Governo e Parlamento sono alla ricerca di soluzioni che non si trovano mai.

Cessione del credito: la conversione del Decreto Aiuti

Neanche l'ultimo provvedimento di modifica (il Decreto Aiuti) è riuscito a produrre gli effetti desiderati (se mai ve ne fossero), anche se la motivazione risiede nella sua stessa natura: il Decreto Legge, un provvedimento emergenziale che necessita di 60 giorni per la conversione da parte del Parlamento. Dal D.L. n. 50/2022 le banche possono rivendere il credito acquistato ai clienti privati professionali. Stiamo parlando di soggetti con caratteristiche e modi di interpretare gli investimenti volti ad ottimizzare rischi e risultati economici.

Proprio per questo è impensabile aver anche solo immaginato che questi soggetti potessero avventurarsi in un nuovo mercato senza la certezza della conversione in legge. Ed è qui che scatta il genio di chi probabilmente è intento nel tentativo (che sta ampiamente portando a termine) di bloccare il superbonus senza bloccare il superbonus.

La legge di conversione del Decreto Aiuti, modificherà per la quinta volta in sei mesi il meccanismo di cessione del credito e, benché vi siano seri dubbi a riguardo, proverà ad aprire ulteriormente il mercato dei crediti fiscali a più soggetti.

Al momento in campo si cominciano a prospettare diverse ipotesi:

  • la prima, più attendista, vorrebbe concedere più tempo ai crediti fiscali presenti in piattaforma di cessione dell'Agenzia delle Entrate, con la speranza che il mercato si riapra grazie ai clienti privati professionali che dopo la conversione in legge del DL n. 50/2022 cominceranno a farsi avanti;
  • la seconda, certamente soggetta ad ampie riflessioni e confronti, prevede la possibilità di convertire il credito fiscale in BTP (Buoni Poliennali del Tesoro) con scadenza almeno decennale.

Soluzioni che vorrebbero risolvere il problema dell'esaurimento dei plafond disponibili da parte della banche, anche loro con la pancia piena di credito (e ottimi margini di guadagno in appena 4/5 anni) ma sempre più poche possibilità di ulteriori acquisti (alcune di loro hanno nuovamente chiuso i rubinetti).

Come sempre terremo costantemente monitorata la situazione all'interno del Parlamento, che concluderà i lavori per arrivare alla conversione in legge entro il prossimo 16 luglio.



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