Superbonus 110% e tecnica legislativa: si ritrovi la bussola

di Gianluca Oreto - 15/02/2022

12 modifiche normative, più o meno importanti, in 21 mesi. Basterebbe questo dato per rendersi conto di quanto imperfette siano le detrazioni fiscali del 110% e il meccanismo di cessione del credito. Il dato va, però, analizzato ancor più nel dettaglio per comprenderne un significato che va oltre la "perfettibilità" di una disposizione normativa.

Superbonus 110%: le modifiche dei Governi Conte II e Draghi

Da quando è nato il superbonus 110%, senza tener conto delle modifiche in sede di conversione in legge del Decreto Legge n. 34/2020 (Decreto Rilancio), il legislatore è intervenuto parecchie volte. Parte di queste modifiche sono arrivate dai padri fondatori del bonus (il Governo Conte II) tramite:

Ma la maggior parte degli interventi sono arrivati dal Governo Draghi con:

Mentre nei due correttivi del Governo Conte II si legge solo un tentativo di semplificare (non riuscito) e prorogare (confermato solo a luglio 2021 dal Consiglio UE) le detrazioni, l'attività dell'esecutivo condotto dal Premier Mario Draghi si può suddividere in due parti:

  • una prima in cui si è dato spazio alle correzioni, alle proroghe e alle semplificazioni;
  • una seconda in cui l'attività si è concentrata sul contrasto alle frodi fiscali intercettate dall'Agenzia delle Entrate e dalla Guardia di Finanza.

Lo scollamento tra potere esecutivo e legislativo

In questo via vai di modifiche non può sfuggire il completo "scollamento" tra potere esecutivo e legislativo, dimostrato palesemente a partire dalla Legge di Bilancio 2022. Una partita che ha visto il Parlamento vincitore nei confronti del Governo e delle sue intenzioni di porre dei paletti all'utilizzo delle detrazioni fiscali. Ricordiamo, infatti, che nella bozza di disegno di legge di Bilancio, le disposizioni inerenti il superbonus sono state di oggetto di scontro che ha visto il Parlamento modificare le misure previste dal Governo per limitare l'utilizzo del bonus.

La bussola legislativa

Analizzando, però, l'attività legislativa degli ultimi due anni è possibile notare che le modifiche sono sempre arrivate a colpi di Decreto Legge. Il Parlamento è, quindi, intervenuto solo in fase di conversione o solo nelle due leggi di Bilancio 2021 e 2022.

Negli ultimi 4 mesi, dal Decreto Legge n. 157/2021 (Decreto antifrode) si è persa la bussola con un Parlamento in continua rotta di collisione con le scelte del Governo come se in questo non vi fosse traccia dei partiti politici seduti sugli scranni di Camera e Senato. È lecito porsi alcune domande:

  • com'è possibile che il Governo possa emettere delle misure senza il pieno consenso del Parlamento?
  • com'è possibile che si debba sempre attendere la conversione in legge prima di avere un quadro normativo chiaro?
  • come possono contribuenti, professionisti e imprese lavorare serenamente in un clima di continua incertezza sul futuro?

Se è vero che il mondo dell'edilizia è esistito prima del superbonus e della cessione del credito e che resisterà anche dopo, è altrettanto corretto affermare che la fiducia degli attori coinvolti va guadagnata e coltivata con misure volte a creare valore per tutti.

Contribuenti, professionisti e imprese farebbero anche a meno di un sistema di incentivazione a tempo, purché il legislatore decidesse davvero di mettere mano su alcune catene che da anni bloccano il settore. Solo per citarne qualcuna:

  • una normativa edilizia che non prende in considerazione lo stato dell'arte del costruito;
  • l'assenza di veri sistemi di qualificazione che garantiscano qualità progettuale ed esecutiva;
  • il mancato controllo da parte dello Stato che negli anni si è solo limitato a mettere nuove regole su regole già esistenti (magari cambiandone solo il nome);
  • una giustizia che oggi non risulta giusta né certa.

Catene che complicano la vita di chi è solito rispettare le regole ma che non hanno mai scalfito l'attività dei professionisti della corruzione e dell'elusione.



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