Superbonus e blocco cessione del credito: richiesto un intervento straordinario

di Redazione tecnica - 09/03/2023

Si è svolta presso la Commissione Finanze del Senato l’audizione dell’ANCE nell’ambito dell’indagine conoscitiva sugli strumenti di incentivazione fiscale, con particolare riferimento ai crediti d’imposta.

Superbonus, bonus edilizi e cessione del credito: l'audizione ANCE in Senato

L’intervento, a cura della Vicepresidente Economico-fiscale-tributaria, Vanessa Pesenti, ha evidenziato come gli incentivi siano un elemento indispensabile per la riqualificazione del patrimonio edilizio italiano, offrendo la possibilità alle famiglie di vivere in case adeguate alle proprie esigenze e, più in generale, dando un contributo determinante alla crescita e all’occupazione del nostro Paese.

Nel corso dell’audizione, si è ribadita l’urgenza di una risoluzione del blocco dei crediti e che gli incentivi fiscali, in particolare il Superbonus, diversamente da quanto si è più volte detto, sono stati usati dai ceti meno abbienti e per la riqualificazione di prime case.

Non solo: l’utilizzo dei crediti di imposta, rispetto alle deduzioni o alle detrazioni dalle imposte sul reddito, ha come vantaggio un’ampia possibilità di utilizzo, consentendo, in modo trasversale, di coprire il versamento di diverse imposte e contributi. Sul punto ANCE ricorda che però, per essere uno strumento di incentivazione efficace e per massimizzarne gli effetti positivi, i crediti d’imposta devono possedere alcuni fondamentali requisiti:

  • una circolazione diffusa;
  • un utilizzo pieno;
  • una stabilità nelle regole;
  • il superamento delle limitazioni alla loro compensazione, nel senso che la compensazione deve essere possibile anche in presenza di cartelle esattoriali notificate e non deve essere soggetta ad alcun limite di importo massimo annuale.

Si tratta di caratteristiche essenziali, come dimostrato dall’esperienza dei bonus edilizi in generale e con il cd. Superbonus 110% in particolare, il cui utilizzo come credito d’imposta è passato da un’iniziale exploit, in termini di efficacia e numero degli interventi realizzati, ad un vero e proprio blocco dovuto ai vincoli stringenti apposti alla circolazione e al continuo susseguirsi di mutamenti normativi, sino ad arrivare al totale divieto del trasferimento dei crediti d’imposta, prodotto dal recente Decreto Cessioni, che impone l’utilizzo dei bonus solo sotto forma di detrazione in dichiarazione dei redditi.

Superbonus e transizione ecologica

In merito all’esperienza dei bonus edilizi, intenendo sia il Superbonus che gli altri incentivi (Bonus ristrutturazioni, Ecobonus e Sismabonus “ordinari”), ANCE sottolinea come siano gli strumenti principali per il conseguimento della transizione ecologica e per lo sviluppo sostenibile del territorio.

La Fiscalità ambientale, in particolare, non può prescindere dalla tutela di un interesse pubblico, molto più ampio e generale che investe l’intera collettività: quello connesso ai temi fondamentali della salubrità, vivibilità, messa in sicurezza delle nostre case e dei luoghi di lavoro e dello sviluppo delle nostre città, per stare al passo con i mutamenti sociali e con l’evoluzione delle esigenze abitative.

Per questo, ANCE ha rivolto un invito affinché i bonus e un elemento centrale della prossima riforma fiscale: “la tutela dell’interesse pubblico deve prevalere, o per lo meno non può ridursi esclusivamente in una mera valutazione ragionieristica. Infatti, per favorire un reale ammodernamento del patrimonio in chiave energetica ed antisismica, occorre che questi incentivi siano stabilizzati, così da premiare a regime chi investe nell’efficientamento e nella messa in sicurezza del proprio immobile”.

Considerazioni rese ancora più attuali con gli obiettivi che l’Europa si sta prefissando con la “Direttiva case green”: un tema scottante per l’Italia, dove su 12,2 milioni di edifici residenziali, oltre 9 milioni risultano particolarmente energivori e non sono in grado di garantire le performance energetiche richieste in futuro dalla “Direttiva case green”.

ANCE parla di un vero e proprio “Piano Marshall per l’efficientamento energetico del patrimonio edilizio” di lungo periodo e con regole stabili nel tempo, a differenza di quanto accaduto con il Superbonus che, da incentivo di massima propulsione, si è tramutato in un boomerang per cittadini ed imprese, che avevano fatto affidamento su una legge dello Stato e che sono stati travolti dal continuo cambiamento delle norme e dal blocco del mercato dei crediti d’imposta da questo derivanti.

La questione dei crediti fiscali

In relazione ai crediti fiscali, ANCE ricorda che le questioni imprescindibili sono due:

  • risolvere, oggi, il dramma legato ai cd. crediti “incagliati” che colpisce famiglie e imprese. Contribuenti che, per altro, hanno agito sino ad oggi in totale buona fede confidando sulla certezza del diritto, che dovrebbe caratterizzare, in linea di principio, ogni intervento normativo;
  • adottare un’ottica lungimirante, che guardi alla transizione ecologica e alle caratteristiche del nostro patrimonio immobiliare e che sappia inserire gli incentivi edilizi in un progetto politico ambizioso, consapevole e di lungo termine.

Riprendendo le recenti indicazioni di ISTAT, ANCE ribadisce che i crediti derivanti dai bonus edilizi sono già stati contabilizzati nel bilancio dello Stato e quindi c’è spazio per una liquidazione immediata dei crediti incagliati in capo a famiglie e imprese.

Ulteriore elemento da non trascurare, e che ha una valenza sociale, è che il successo del Superbonus, così come l’incremento nell’utilizzo degli altri bonus edilizi, è stato decretato proprio dai meccanismi di fruizione alternativi alla detrazione diretta, ossia dalla cessione del credito e dallo sconto in fattura. Un meccanismo modificato più volte in 15 mesi, con ben 18 provvedimenti per circa 22 modifiche normative, quasi 1 ogni 45 giorni, alcune anche con effetti retroattivi.

Con l’ultimo intervento ad opera del DL 11/2023, si è arrivati al blocco totale della cessione dei crediti e dello sconto in fattura per il futuro ed al divieto di acquisto dei crediti da parte degli Enti pubblici che si erano dimostrati disponibili ad acquistare i crediti incagliati, con una disciplina transitoria del tutto insufficiente.

Un quadro normativo generale che desta quindi forte preoccupazione. Secondo ANCE si tratta di una situazione esplosiva in quanto:

  • il decreto legge n. 11/2023 non affronta in alcun modo il problema dei crediti incagliati legati ai bonus edilizi. Anzi, ne acuisce gli effetti negativi, ponendo ulteriori e più stringenti limitazioni alla circolazione dei crediti stessi, fino al loro conclusivo e definitivo blocco;
  • le imprese di costruzione che non sono riuscite a monetizzare il credito, si trovano in grande difficoltà.

Basti pensare che 1 miliardo di crediti incagliati produce il blocco di circa 6.000 interventi (tra unifamiliari e condomini), con rischio di fallimento di almeno 1.700 imprese di costruzioni e la perdita di circa 9.000 occupati. Pertanto, considerando uno stock di crediti fiscali incagliati in capo alle imprese di 19 miliardi di euro, gli effetti macroeconomici potrebbero essere estremamente preoccupanti: 32.000 imprese fallite e 170.000 disoccupati in più nel settore delle costruzioni (che raddoppiano se si considera l’indotto).

L'utilizzo degli F24 a compensazione

Risulta indispensabile introdurre soluzioni certe e di immediata attuazione per lo sblocco totale dei crediti pregressi, con un intervento rapido e risolutivo da parte di Governo e Parlamento: secondo ANCE, la soluzione principale e più efficace è utilizzare gli F24 a compensazione dei crediti maturati resa ora possibile anche dalle recenti indicazioni di Eurostat.

Andrebbe riconosciuto, in via straordinaria e temporanea, la possibilità per le banche e Poste SpA di compensare le somme relative agli F24 della clientela con i crediti di imposta originatisi a seguito del sostenimento, nelle annualità 2021 e 2022, delle spese per gli interventi agevolati con i bonus edilizi, che imprese e contribuenti non sono riusciti ancora a cedere. A tutela dei contratti in corso, lo stesso meccanismo di compensazione dovrebbe essere previsto anche per i crediti d’imposta relativi ad interventi già avviati alla data del 17 febbraio 2023.

Si tratta di una misura che ANCE definisce di carattere straordinario, limitata nel tempo e nella quantità, volta ad evitare la crisi di numerose imprese che hanno praticato lo “sconto in fattura” e dei condomìni/persone fisiche che, per effettuare i lavori, hanno fatto ricorso a ingenti finanziamenti, confidando nella possibilità di poter monetizzare il credito mediante il meccanismo della cessione.

Contemporaneamente, in una situazione di mercato così complessa e ingessata, almeno fino all’inserimento della misura degli F24 nella legge di conversione del decreto 11/2023, potrebbe essere utile, anche coinvolgere subito altre istituzioni e aziende statali (CDP, RFI, ENEL, ENI, SNAM, Fincantieri, ecc.) sul mercato dei crediti fiscali come soggetti acquirenti.

Proprio sul futuro, si chiede una riforma favorire politiche e progetti di rigenerazione urbana di lungo periodo per puntare ad un’agevolazione di carattere strutturale in grado di:

  • confermare il meccanismo della cessione del credito e dello sconto in fattura, quantomeno per i soggetti a più bassa capacità reddituale;
  • garantire una sorta di finanziamento pubblico che copra l’intero costo dell’intervento a carico dei soggetti a basso reddito (cd. incapienti), e dovrebbe essere posto un tetto al costo della cessione che incide pesantemente sulla redditività degli operatori che realizzano gli interventi.

 



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