Superbonus e cessione del credito: dove sta il progetto?

di Gianluca Oreto - 07/03/2023

Chi lo vuole bello, chi efficiente e chi sicuro. Caratteristiche apparentemente diverse, ma solo per chi non ha chiaro il concetto di "progetto". La querelle che riguarda il Superbonus e il meccanismo di cessione dei crediti edilizi è ormai diventata il più classico del "tutti contro tutti" e ha evidenziato ancora una volta l'assenza di unione d'intenti e, soprattutto, di una progettazione a monte che metta insieme tutti quegli aspetti degni di renderla tale.

Superbonus e cessione del credito: come li volete?

Quando si parla di superbonus e di cessione del credito è possibile sentire argomentazioni (tutte apparentemente valide) di chi:

  • vuole che lo Stato riconosca i problemi generati da una norma cambiata troppo e troppo spesso e che ha messo in crisi decine di migliaia di soggetti;
  • si è tenuto lontano da una norma ritenuta alquanto rischiosa e non ha interesse verso chi, invece, l'ha legittimamente utilizzata;
  • punta il dito contro una norma che avrebbe investito male sull'efficienza energetica senza pensare alla "qualità" architettonica;
  • ritiene si sia dato troppo poco rilievo agli interventi di miglioramento strutturale;
  • ritiene che la colpa di tutto sia la cessione del credito e chi invece trova in questo strumento una sorta di perequazione sociale;
  • ...

Potrei continuare parecchio perché in questi oltre 1.000 giorni di Decreto Rilancio, tra messaggi, mail, commenti, telefonate, convegni, relazioni e confronti avrei parecchio da raccontare. Ma, come se non bastasse lo studio continuo di questa norma e di tutti i provvedimenti ad essa collegati, mi rendo conto che oggi parlare di Superbonus e di cessione del credito è diventato l'argomento più divisivo di tutti. Più di Sanremo, del campionato di calcio o delle elezioni.

Tutti vogliono parlare di Superbonus. Lo senti a Viva Rai 2 con le battute satiriche di Fiorello o nei vari programmi e talk show dove i tempi televisivi non consentono di spiegare a tutti cos'è davvero accaduto da maggio 2020 a oggi, ma tutti provano sempre a dire la frase ad effetto che poi viene puntualmente riportata (male) sui giornali o sui social.

Progetto: cos'è?

Fatta questa riflessione preliminare, torniamo al punto di partenza: cos'è il progetto? La Treccani lo definisce come:

"...il complesso degli elaborati (disegni, calcoli e relazioni) che determinano le forme e le dimensioni di un’opera da costruire (edificio, impianto, macchina, strada, ecc.), ne stabiliscono i materiali, il modo di esecuzione, le particolarità costruttive, i reciproci impegni tra committente e costruttore e ne stimano il costo (in alcuni casi vi è compresa anche una relazione sulla ricerca preliminare che ha determinato le scelte)".

Entrando un po' più nel dettaglio, di progetto se ne parla nell'attuale D.Lgs n. 50/2016 (Codice dei contratti pubblici) che all'art. 23 definisce il concetto di progettazione in materia di lavori pubblici come un processo che avrebbe l'obiettivo di assicurare:

  • il soddisfacimento dei fabbisogni della collettività;
  • la qualità architettonica e tecnico funzionale e di relazione nel contesto dell’opera;
  • la conformità alle norme ambientali, urbanistiche e di tutela dei beni culturali e paesaggistici, nonché il rispetto di quanto previsto dalla normativa in materia di tutela della salute e della sicurezza;
  • un limitato consumo del suolo;
  • il rispetto dei vincoli idro-geologici, sismici e forestali nonché degli altri vincoli esistenti;
  • il risparmio e l'efficientamento ed il recupero energetico nella realizzazione e nella successiva vita dell'opera nonché la valutazione del ciclo di vita e della manutenibilità delle opere;
  • la compatibilità con le preesistenze archeologiche;
  • la razionalizzazione delle attività di progettazione e delle connesse verifiche attraverso il progressivo uso di metodi e strumenti elettronici specifici quali quelli di modellazione per l’edilizia e le infrastrutture;
  • la compatibilità geologica, geomorfologica, idrogeologica dell'opera;
  • accessibilità e adattabilità secondo quanto previsto dalle disposizioni vigenti in materia di barriere architettoniche.

Tutti obiettivi definiti per il comparto dei lavori pubblici ma che dovrebbero valere sempre quando si parla di "progettazione di opere edilizie". Un progetto dovrebbe quindi prendere in considerazione, contemporaneamente, tanti aspetti e non concentrarsi su uno solo.

Il cortocircuito sociale

Ecco, però, che si genera uno strano cortocircuito "sociale". Benché sopratutto nell'ultimo decennio lo Stato abbia compreso l'importanza di incentivare il recupero del patrimonio edilizio esistente con misure fiscali atte a premiare gli unici parametri effettivamente misurabili come l'efficienza energetica, la sicurezza strutturale o l'abbattimento delle barriere architettoniche (la qualità architettonica, concetto difficilmente "misurabile", dovrebbe appartenere sempre a qualsiasi progettazione), sembrerebbe manchi a monte un vero "progetto".

L'assenza di un progetto chiaro, misurabile, comunicato, fatto capire a tutti e con orizzonti temporali ampi, ha un unico risultato: mettere tutti contro tutti. L'architetto contro l'ingegnere, l'ingegnere contro il geometra, il geometra contro il perito, il perito contro il geologo, l'architetto contro l'architetto, l'ingegnere contro l'ingegnere,... tutti certi che il loro singolo punto di vista sia quello più intelligente e "si fottano gli altri che la pensano diversamente, sono solo degli stupidi sempliciotti".

Ecco che dopo 1.000 giorni di superbonus, problemi e soluzioni a parte, è possibile tracciare una linea e capire di cosa abbiamo bisogno:

  • di una nuova norma edilizia, al passo con le mutate esigenze e che tenga conto senza paraocchi dello stato di salute del patrimonio immobiliare;
  • di maggiore collaborazione tra i professionisti che operano nel pubblico e nel privato;
  • di regole giuste ma con sanzioni severe e applicabili;
  • di professionalità che possano concentrarsi sugli aspetti legati alla progettazione e non alla produzione di "carta";
  • di un testo unico delle detrazioni fiscali in edilizia (con orizzonte almeno decennale) come strumento per:
    • incentivare gli interventi;
    • ridurre il lavoro nero;
    • migliorare la qualità del costruito;
  • di un meccanismo di utilizzo alternativo delle detrazioni riservato in particolare a chi non possiede capacità economica o capienza fiscale.

Senza volere avere la presunzione di trovare anch’io una frase ad effetto; senza volere trovare “la soluzione” univoca a una questione che ha molteplici criticità, ritengo sia necessario fermarsi un attimo e ripartire dal concetto di progettazione, dalle sue fasi, dalla collaborazione tra le parti. Perché tornando alle misure previste dal Decreto Rilancio, la sensazione è che si poteva fare meglio, sia in termini strettamente economici che dal punto di vista tecnico. Invece, dopo 1.000 giorni stiamo ancora qui a parlare di una tempesta perfetta che prima o poi finirà lasciando un vuoto ma anche tanta esperienza che, si spera, possa non andare persa.



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