Il Consiglio dei Ministri di
venerdì scorso ha approvato il
disegno di legge delega sulle professioni ed il Ministro
Clemente Mastella, firmatario del provvedimento, unitamente
con i ministri dello sviluppo economico, dell'economia e delle
finanze, per gli affari regionali, della pubblica istruzione,
dell'università e della ricerca, ha precisato che “
Sono 30 anni
che si discute di riforma delle professioni intellettuali, anche il
precedente governo ci ha tentato, noi siamo riusciti a fare
qualcosa di molto interessante e incisivo. Ora ci auguriamo che
l’elemento concertativi valga anche in sede di decreti
d'attuazione”.
Le novità riguardano una platea di
1,9 milioni di professionisti
regolamentati e circa 3,5 milioni di professionisti non
regolamentati, un bacino di operatori imponente il cui ritmo di
crescita del 2005 è stato calcolato pari a 2,5 per cento annuo.
Il ministro Mastella precisa che il provvedimento, approvato dal
Governo ed inviato alle Camere, dà
riconoscimento pubblico alle
associazioni professionali, con compiti di certificare la
capacità professionale, rafforza i controlli sulla deontologia ,
apre alla pubblicità di carattere informativo e facilita l’accesso
dei giovani alla professione.
Inoltre, riordina (anche attraverso accorpamenti) gli ordini
esistenti ma a tal proposito il guardasigilli puntualizza:
“
Lungi da me la voglia di eliminarli, semmai la riforma si muove
nel senso di rinnovarli in linea con l’Europa”.
Secondo il ministro Mastella, i punti cruciali della riforma delle
professioni approvata venerdì scorso dal consiglio dei ministri
sono i seguenti:
- il riconoscimento pubblico di associazioni professionali con il
compito di certificare la qualità professionale degli iscritti. A
queste associazioni saranno richiesti alcuni requisiti di serietà e
di organizzazione interna (in linea con il quadro normativo
europeo);
- il riordino degli ordini esistenti ed eventuale accorpamento in
funzione dell’esistenza di gruppi professionali omogenei. L’esempio
classico e' commercialisti-ragionieri;
- l’attività degli ordini venga diretta allo sviluppo della
qualità professionale dei propri iscritti, a garanzia degli
interessi dell’utente. Gli ordini, quindi, sono chiamati a svolgere
funzioni di aggiornamento, comunicazione e supporto al “turn over”
delle categorie;
- l’introduzione di modalità di controllo e di eventuale sanzione
degli ordini territoriali e nazionali che non corrispondano alle
funzioni loro assegnate;
- il rafforzamento dei controlli sulla deontologia professionale,
anche tramite il controllo affidato a rappresentanti non tutti
iscritti al medesimo albo;
- il ricorso alla pubblicità di carattere informativo;
- la previsione di facilitazioni per l’accesso dei giovani alle
professioni, sia sotto il profilo dell’ingresso (ad esempio,
attraverso forme di tirocinio professionalizzante) sia sotto quello
delle risorse finanziarie necessarie (che dovranno essere garantite
dagli ordini);
- la previsione di una nuova rilevanza delle strutture
territoriali di ordini e associazioni, che dovranno acquisire
iniziativa e capacità di relazioni efficienti con il sistema
universitario e produttivo locale.
Il ministro per le politiche giovanili
Giovanna Meandri ha
precisato che
la legge delega vuole abbattere molte barriere a
favore dei giovani, grazie soprattutto a quattro punti
qualificanti:
- la riforma del tirocinio che avrà una durata massima di 12
mesi, richiede un’equo compenso e potrà cominciare già nella fase
finale degli studi;
- nei concorsi, che saranno a carattere nazionale, soltanto meno
della metà dei componenti delle commissioni esaminatrici potraà
essere indicata dagli ordini;
- la previsione di norme per favorire il ricambio generazionale
negli incarichi direttivi, prevedendo la loro temporaneità e la
limitazione nel numero dei mandati:
- la previsione che gli ordini assumano iniziative a sostegno dei
giovani meritevoli, come borse di studio o l’aiuto nella ricerca
dello studio dove svolgere il tirocinio.
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