DIFETTO DI METODO

04/12/2006

Il Governo, approvando il Disegno di Legge delega sulla riforma delle professioni, continua ad alimentare quella linea di tendenza già tracciata dal Decreto Bersani che, attraverso demagogiche liberalizzazioni a vantaggio del consumatore, persegue l’indebolimento degli Ordini e, più in generale, di quelle professioni che, da sempre, conferiscono al nostro Paese una forte identità culturale.

E’ appena il caso di ricordare che il sopra citato Decreto Bersani, era stato varato dal Governo con un Decreto Legge, provvedimento consentito dalla Costituzione soltanto per motivi di urgenza. Tale provvedimento era stato successivamente convertito in legge, “scippando” ad ambedue le Camere un’approvazione coatta, attraverso il “voto di fiducia”. Quindi, alla mancata preventiva concertazione con le categorie interessate dal provvedimento, faceva seguito anche il mancato confronto parlamentare.
Tale atteggiamento autoritario del Governo aveva spinto, per la prima volta nella storia della Repubblica, ben 50.000 professionisti a scendere in piazza per protestare contro il Decreto Bersani e per proporre, contestualmente, una riforma delle professioni che rinnovi il ruolo degli Ordini, in modo da garantire sempre più la collettività, assicurando la qualità delle prestazioni professionali, senza tuttavia ostacolare il libero mercato.

Subito dopo la manifestazione sembrava concretizzarsi una svolta: il Ministro della Giustizia Mastella ha illustrato il disegno di legge per la riforma delle professioni al direttivo del CUP Nazionale (Comitato Unitario Permanente di Ordini e Collegi Professionali), a cui ha assegnato un termine di tre giorni (tra i quali un sabato ed una domenica) per proporre eventuali emendamenti.
Ciò è davvero inaccettabile, poiché evidentemente il direttivo del CUP Nazionale non ha potuto attivare, entro tale termine, democratiche consultazioni tra le ventisette categorie professionali che vi aderiscono. Tuttavia, il direttivo suddetto, coordinato dal Presidente Sirica, con molta buona volontà e con tanto buonsenso, è riuscito a varare, entro il suddetto termine, un documento di grande mediazione con il Governo, proponendo una serie di emendamenti, che rispettavano peraltro l’impostazione globale del DDL.

In pochi giorni gli emendamenti sono stati respinti in blocco, salvo un successivo recupero della definizione degli Ordini quali “Enti Pubblici non economici”. Né alla “bocciatura” di tali emendamenti ha fatto seguito un successivo approfondimento, un chiarimento… niente di niente.
Il risultato di tutto ciò è un DDL, con il quale viene concessa un’eccessiva delega al Governo che, attraverso decreti legislativi e quindi senza alcun preventivo passaggio parlamentare, potrà riorganizzare le attività riservate a singole professioni regolamentate, limitandole a quelle strettamente necessarie per la tutela di interessi pubblici; potrà quindi accorpare e, addirittura in particolari casi, sciogliere Ordini e Collegi; potrà trasformare gli Ordini, per i quali non ricorrano specifici interessi pubblici, in associazioni e così via di seguito.
Inoltre, nel DDL è scomparsa ogni traccia delle tariffe che, nel testo originario del Ministro Mastella, venivano salvaguardate, limitatamente alle attività oggetto di riserva, al fine di garantire la qualità delle prestazioni in determinati settori. A tal proposito, bisogna sottolineare che buona parte del testo originario del Ministro Mastella era condivisibile, così come rimangono condivisibili alcuni dispositivi del testo approvato dal Governo. Ma l’eccesso di delega è davvero allarmante perché alimenta un sistema che mortifica sempre più il Parlamento a vantaggio dell’Organo esecutivo di Governo, che potrebbe sfruttare il vento in poppa per proseguire lungo il percorso tracciato dal Decreto Bersani. In questo contesto, il mondo delle professioni, sia a livello centrale che periferico, dovrà attivare ogni iniziativa per sensibilizzare deputati e senatori di ogni schieramento politico, affinché durante l’iter parlamentare il testo venga migliorato, recependo gli emendamenti già proposti dal CUP Nazionale.

A cura di Rino La Mendola
Presidente della Consulta Regionale degli Ordini degli Architetti della Sicilia


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