Il Governo, approvando il Disegno di Legge delega sulla riforma
delle professioni, continua ad alimentare quella
linea di
tendenza già tracciata dal Decreto Bersani che, attraverso
demagogiche liberalizzazioni a vantaggio del consumatore, persegue
l’indebolimento degli Ordini e, più in generale, di quelle
professioni che, da sempre, conferiscono al nostro Paese una forte
identità culturale.
E’ appena il caso di ricordare che il sopra citato
Decreto
Bersani, era stato varato dal Governo con un
Decreto Legge,
provvedimento consentito dalla Costituzione soltanto per motivi di
urgenza. Tale provvedimento era stato successivamente
convertito in legge, “scippando” ad ambedue le Camere
un’approvazione coatta, attraverso il “voto di fiducia”. Quindi,
alla mancata preventiva concertazione con le categorie interessate
dal provvedimento, faceva seguito anche il mancato confronto
parlamentare.
Tale
atteggiamento autoritario del Governo aveva spinto, per
la prima volta nella storia della Repubblica, ben
50.000
professionisti a scendere in piazza per protestare contro il
Decreto Bersani e per proporre, contestualmente, una riforma delle
professioni che rinnovi il ruolo degli Ordini, in modo da garantire
sempre più la collettività, assicurando la qualità delle
prestazioni professionali, senza tuttavia ostacolare il libero
mercato.
Subito dopo la manifestazione sembrava concretizzarsi una svolta:
il Ministro della Giustizia Mastella ha illustrato il disegno di
legge per la riforma delle professioni al direttivo del CUP
Nazionale (Comitato Unitario Permanente di Ordini e Collegi
Professionali), a cui ha assegnato
un termine di tre giorni
(tra i quali un sabato ed una domenica)
per proporre eventuali
emendamenti.
Ciò è davvero inaccettabile, poiché evidentemente il direttivo del
CUP Nazionale non ha potuto attivare, entro tale termine,
democratiche consultazioni tra le ventisette categorie
professionali che vi aderiscono. Tuttavia, il
direttivo
suddetto, coordinato dal
Presidente Sirica, con molta buona
volontà e con tanto buonsenso, è riuscito a varare, entro il
suddetto termine, un documento di grande mediazione con il Governo,
proponendo una
serie di emendamenti, che rispettavano
peraltro l’impostazione globale del DDL.
In pochi giorni gli
emendamenti sono stati respinti in
blocco, salvo un successivo recupero della definizione degli
Ordini quali “Enti Pubblici non economici”. Né alla “bocciatura” di
tali emendamenti ha fatto seguito un successivo approfondimento, un
chiarimento… niente di niente.
Il risultato di tutto ciò è un DDL, con il quale viene concessa
un’
eccessiva delega al Governo che, attraverso decreti
legislativi e quindi senza alcun preventivo passaggio parlamentare,
potrà riorganizzare le attività riservate a singole professioni
regolamentate, limitandole a quelle strettamente necessarie per la
tutela di interessi pubblici; potrà quindi
accorpare e,
addirittura in particolari casi, sciogliere Ordini e Collegi;
potrà trasformare gli Ordini, per i quali non ricorrano specifici
interessi pubblici, in associazioni e così via di seguito.
Inoltre, nel DDL
è scomparsa ogni traccia delle tariffe che,
nel testo originario del Ministro Mastella, venivano salvaguardate,
limitatamente alle attività oggetto di riserva, al fine di
garantire la qualità delle prestazioni in determinati settori. A
tal proposito, bisogna sottolineare che buona parte del testo
originario del Ministro Mastella era condivisibile, così come
rimangono condivisibili alcuni dispositivi del testo approvato dal
Governo. Ma l’eccesso di delega è davvero allarmante perché
alimenta un sistema che mortifica sempre più il Parlamento a
vantaggio dell’Organo esecutivo di Governo, che potrebbe sfruttare
il vento in poppa per proseguire lungo il percorso tracciato dal
Decreto Bersani. In questo contesto, il mondo delle professioni,
sia a livello centrale che periferico, dovrà attivare ogni
iniziativa per sensibilizzare deputati e senatori di ogni
schieramento politico, affinché durante l’iter parlamentare il
testo venga migliorato, recependo gli emendamenti già proposti dal
CUP Nazionale.
A cura di
Rino La
Mendola
Presidente della Consulta Regionale degli Ordini degli Architetti
della Sicilia
© Riproduzione riservata