L’approvazione del ddl Mastella al Consiglio dei Ministri dell’1
Dicembre scorso ha avuto come effetto il cambiamento di rotta nella
strategia di ordini e associazioni di categoria, per contrastare
l’effetto che il ddl avrebbe sull’attività professionale e
sull’operato degli ordini.
Confermata la reiterata posizione del Ministro della Giustizia
Clemente Mastella, che ha più volte sostenuto che il testo non
potrà variare di molto da quello già noto, l’unica speranza rimasta
ai professionisti per contrastare la riforma è la discussione in
Parlamento.
La novità alleata dei professionisti è la posizione del Presidente
della Commissione Giustizia a Montecitorio, Pino Pisicchio, il
quale ha affermato che:
Il Parlamento, e non i ministeri
delegati, è la sede naturale per discutere della riforma.
L’affermazione di Pisicchio è stata immediatamente recepita dai
massimi esponenti delle rappresentanze dei professionisti, che
hanno esternato le loro richieste contestando principalmente i
seguenti punti del ddl Mastella:
- abolizione dell’obbligo di tariffe minime (al cui
ammontare verrà posto un limite massimo);
- riorganizzazione degli ordini professionali e presenza
regolamentata delle associazioni professionali, con la tendenza di
evitare la dilatazione nel numero degli stessi cercando di
accorpare gruppi omogenei, alle associazioni verrà dato il compito
di certificare la qualità professionale dei propri iscritti e
vengono richiesti requisiti di serietà e di organizzazione interna
secondo quanto previsto dal quadro normativo europeo; l’attività
degli ordini dovrà essere diretta allo sviluppo della qualità
professionale dei propri iscritti a garanzia degli interessi
dell’utente finale; gli ordini sono chiamati a svolgere funzioni di
aggiornamento, di comunicazione e di supporto al turn over delle
categorie; vengono, inoltre, introdotte delle modalità di controllo
e di sanzione di ordine territoriale e nazionale agli ordini che
non rispondono alle funzioni loro assegnate.
Come più volte sostenuto
i minimi tariffari risultano essere
indispensabili, almeno per le opere pubbliche, al fine di garantire
la sicurezza delle stesse, ma, come affermato in occasione del
Convegno organizzato dall’Igi (Istituto grandi infrastrutture) dal
titolo: La progettazione dei Lavori Pubblici: problemi vecchi e
nuovi, dal procuratore regionale della Corte dei Conti Toscana
Claudio Galtieri: la tariffa non è sinonimo di qualità, perché se
così fosse da un lato tutte le opere realizzate finora sarebbero
perfette e senza varianti e dall’altro, nel settore privato, dove
il compenso è trattabile, avremmo sempre avuto opere fatte male ed
inoltre dovrebbe essere vero che le opere pubbliche sono sempre
brutte visto che si è sempre prevista la riduzione del 20% dei
minimi per progetti resi alle amministrazioni.
Per quanto riguarda
ordini e associazioni, occorre definire
una netta linea di confine che chiarisca i ruoli senza sminuire il
lavoro svolto finora. Naturalmente, al fine di far fronte alle
nuove esigenze della civiltà moderna, è necessario effettuare un
ammodernamento ed una riorganizzazione che dia particolare enfasi
al sostegno dei giovani che troppo spesso sono abbandonati allo
svilimento dell’attività professionale.
Raffaele Sirica, Presidente del Comitato Unitario Permanente
degli Ordini e Collegi Professionali ha affermato: Dobbiamo
dimostrare, ancora una volta, che sappiamo fare delle proposte
concrete. Il Governo non ci ha ascoltati. Provvederemo col
Parlamento. E, se ce ne sarà la necessità, proporremo una proposta
di legge di iniziativa popolare. Non ci mancano certo i numeri per
raccogliere le firme”.
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