In queste ore ho tentato di usare tutta la prudenza necessaria nel
commentare una sentenza di cui non conosco i contenuti. Una
prudenza dettata dal sentimento di solidarietà verso tutte le
vittime di questo terremoto, che sono coloro che vi hanno lasciato
la vita ed i loro familiari, ma anche quegli uomini della
Commissione Grandi Rischi che hanno subìto una condanna molto
severa e che certamente stanno vivendo un momento di grande
sofferenza.
Si è già detto tanto, a volte precipitosamente, su questa sentenza,
sulla imprevedibilità dei terremoti, sui limiti della scienza, sul
rischio di sbagliare, sul cosa si sarebbe dovuto fare. Ma il tema
centrale è sempre quello della
prevenzione, su cui
si fa molto poco, quando addirittura niente. Per questo
la
condanna per la situazione di disastro in cui versa questo Paese
dovrebbe essere estesa a tutte quelle responsabilità politiche ed
amministrative che in questi anni, passatemi il termine, se ne sono
letteralmente infischiati dei tanti allarmi lanciati dalla comunità
scientifica e da quella professionale sullo stato di devastazione
del nostro territorio e di fragilità del nostro patrimonio
edilizio, continuando a perpetrare malaffare, speculazioni
e condoni edilizi. Piuttosto che disquisire sterilmente sulla
prevedibilità dei terremoti, occorre premere l'acceleratore sulle
indispensabili azioni di messa in sicurezza delle abitazioni, delle
scuole e degli ospedali. Perché è una situazione tutta italiana
quella dell'
edilizia scolastica, dove
la
metà degli edifici non ha ancora il certificato di
agibilità. E' tutta italiana la situazione del patrimonio
storico, architettonico ed archeologico, che vede siti straordinari
come quello di Pompei in una situazione di costante criticità
geomorfologica. E' tutta italiana la situazione generale di un
Paese in evidente declino culturale, non certo per colpa dei saperi
scientifici e professionali.
Proprio per questo, l'unica cosa che non riuscirei proprio ad
accettare è che, a seguito della sentenza, giusta o sbagliata, equa
o iniqua che sia stata, si dovesse instaurare nel Paese un
pericoloso clima oscurantista, che possa mettere in discussione la
scienza.
La scienza non si discute, essa è libera, è
continuo confronto, è liberta di opinione. Ne vanno
accettati i limiti, che la stessa scienza faticosamente cerca di
superare.
Non è sulla scienza che si deve riflettere, piuttosto
occorre fare una seria riflessione sui ruoli: non so quanti si sono
chiesti qual'é e quale è stato il ruolo della Commissione Grandi
Rischi nell'ambito del rischio sismico. Perché mentre
riesco facilmente a comprendere il suo ruolo nel contesto del
rischio idrogeologico e in quello del rischio vulcanico, non mi è
chiaro quello che essa è chiamata a svolgere in quello sismico. Ed
ho la sensazione che alla base del dibattito che si sta svolgendo
in queste ore, e chissà forse anche in sede di dibattimento
nell'aula del Tribunale de L'Aquila, questo ruolo non è mai stato
chiaro.
A cura di Gianvito Graziano
Presidente del Consiglio Nazionale dei Geologi
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