La verifica delle distanze legali in edilizia va verificata anche
su un manufatto privo di pareti ma realizzante una determinata
volumetria, assumendo come punto di riferimento la linea esterna
della parete ideale posta a chiusura dello spazio esistente tra le
strutture portanti più avanzate del manufatto stesso.
Lo ha affermato la Sezione VI della Suprema Corte di Cassazione con
la sentenza 2 ottobre 2012, n. 16776. In particolare, la Cassazione
ha dovuto dirimere una controversia inerente la rimozione di una
struttura metallica con tettoia, oltre al risarcimento del danno
provocato sul muro di confine dall'ancoraggio della struttura.
Gli ermellini, accogliendo il ricorso proposto contro una sentenza
della Corte di appello che aveva rigettato la domanda relativa alla
richiesta di rimozione della tettoia, ha ricordato che rappresenta
un principio fermo nella giurisprudenza della Cassazione che
"costituisce costruzione anche un manufatto privo di pareti ma
realizzante una determinata volumetria, e pertanto la misura delle
distanze legali per verificare se il relativo obbligo è stato
rispettato deve esser effettuata assumendo come punto di
riferimento la linea esterna della parete ideale posta a chiusura
dello spazio esistente tra le strutture portanti più avanzate del
manufatto stesso".
La Suprema Corte ha, inoltre, affermato che la dimostrazione che la
tettoia in questione sia da considerare una costruzione ai fini
della distanza dal confine, risiede nella ammissione che la stessa
possegga caratteri di stabilità, consistenza ed immobilizzazione al
suolo, dunque la costruzione di pareti è irrilevante ai fini della
rilevazione della distanza.
© Riproduzione riservata