Lo prevede la nuova Finanziaria. Ma la misura diventerà operativa
solo dopo la redazione di un apposito piano di attuazione che
spetterà alla Regione.
Nuovi stanziamenti pubblici per la Sicilia. In particolare per la
bonifica delle aree industriali siciliane che da tanto tempo sono
sotto l’occhio del ciclone per causato inquinamento degli specchi
di mare davanti le coste del siracusano.
Una buona intenzione ma si teme arrivata troppo tardi dopo anni e
anni di un inquinamento tale da risultare pressoché irrecuperabile
se non procurare altri seri danni.
Sono previsti 60 milioni di euro per il 2008 e altri 60 milioni per
il 2009.
Lo prevede la nuova manovra Finanziaria varata dal Governo che
intende così utilizzare in parte il gettito delle accise sui
prodotti petroliferi consumati in Sicilia, come se il Governo si
sentisse in parte responsabile del danno avvenuto.
Tale decisione è stata presa dopo le accese polemiche dei giorni
scorsi del governatore della Sicilia,
Totò Cuffaro contro il
premier
Romano Prodi il suo consiglio dei ministri per le
tasse delle industrie che convoglierebbero tutte verso lo Stato non
lasciando nulla alla regione.
L’erogazione del contributo per il miglioramento del “mare” e non
per la messa in regola degli impianti, sarebbe però vincolata alla
redazione di un preciso piano economico “che fissi criteri e
priorità delle iniziative di bonifica e che spetterà alla Regione
Sicilia predisporre”.
Dopo tanti anni di inquinamento del polo petrolchimico solo lo
Stato quindi (e non le industrie) sembra rispettare il principio
che i danni all’ambiente vanno risarciti e rimossi nel senso del
“chi rompe paga”.
Si teme adesso che i cospicui fondi pubblici vengano mal gestiti, e
che dopo aver pagato commissioni regionali, tecnici e consulenti,
le cose rimangano come prima se non peggio per via che - come
denunciano i tecnici locali - le acque smosse migreranno assieme a
tutto il loro carico inquinante verso le provincie vicine di
Catania, Siracusa e Agrigento.
Per questo da varie parti si chiede di concertare i fondi su pochi
obiettivi, anche ascoltando i residenti e soprattutto le
associazioni locali riunite in comitati per la salute pubblica,
dopo la registrazione di allarmanti dati sulle malformazioni
neonatali superiori alla media nazionale.
I primati in negativo registrati nelle aree di Gela e nel triangolo
industriale della provincia di Siracusa, oltre che dare la cifra di
questo preoccupante caso “Seveso” siciliano, dà anche la misura di
tanti anni di ritardi e omissioni sul tema della salvaguardia e
della tutela del territorio della regione Sicilia.
Un danno procurato materialmente da privati ma coperto ancora una
volta dallo Stato; il detto “non è mai troppo tardi” (per curare)
però questa volta potrebbe qui non avere alcun senso.
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