Nonostante i ripetuti tentativi di dialogo andati a vuoto, gli
ordini professionali non mollano la presa e continuano la loro
battaglia nei confronti del ddl Mastella ed in particolar modo di
alcuni punti di esso.
In particolare, pur non concordando pienamente sulla forma, il
CUP (Comitato Unitario delle Professioni) guidato da Raffaele
Sirica, allenta sulle questioni pubblicità, associazioni e
l’ammodernamento dei consigli nazionali e territoriali, ma non cede
per quanto concerne l’abbattimento dei minimi tariffari nelle opere
pubbliche. Per quest’ultimo motivo il CUP e appurata ha deciso di
cambiare rotta puntando ad una proposta di legge di iniziativa
popolare mediante una raccolta di 50.000 firme di
professionisti.
Le 50.000 firme consentiranno l’invio di una proposta di legge
che oltre a ribadire in particolare la bocciatura del ddl Mastella,
servirà a confermare la cattiva politica del governo in materia di
professioni in generale.
Anche quella del CUP è una proposta di legge delega che, con 38
articoli (contro i soli 9 del ddl Mastella), si propone di dare
chiarezza alle professioni, distinguendo ogni definizione al fine
di evitare qualsiasi ambiguità. La proposta del CUP stabilisce:
- Il rapporto tra stato e regioni al fine di evitare qualsiasi
abuso di potere e nel rispetto dell’art. 117 della Costituzione. In
particolare, le regioni non potranno più prevedere delle discipline
autonome in merito al riconoscimento di nuove professioni o accesso
alle stesse. Questo eviterà una volta per tutte la diversificazione
tra le varie regioni ad esempio nell’esame di accesso alla
professione, che sarà quindi regolamentata solo a livello
nazionale, evitando che sia più facile diventare ad esempio
ingegneri a Palermo piuttosto che a Bologna.
- Le norme a tutela dei consumatori: confermando l’apertura alla
pubblicità informativa e alla stipula di assicurazioni
professionali contro eventuali danni. Viene, inoltre, vista una
tutela all’utente finale l’istituzione di tariffe inderogabili per
le attività riservate e in questo senso potranno essere predisposte
delle tariffe orientative dai consigli nazionali.
- La definizione di associazioni professionali, che assumeranno
la denominazione di “studi professionali” e che verranno
riconosciute in appositi registri creati ad hoc da istituirsi al
Ministero della Giustizia.
- La definizione delle nuove professioni, che potranno essere
riconosciute in seguito ad un parere tecnico scientifico espresso
da apposite commissioni nominate dal Ministero di Giustizia ed
evitando la parcellizzazione e sovrapposizione con professioni già
riconosciute.
- La definizione del tirocinio, che non potrà essere superiore a
tre anni, e dell’esame di stato, che resterà obbligatorio per
l’iscrizione all’apposito albo professionale.
Si evidenzia, intanto, il primo adeguamento del codice deontologico
approvato dal CNAPPC ed in vigore dall’1 gennaio 2007. In
particolare, risaltano gli art. 6, 7 e 8 che contemplano la
possibilità di sponsorizzare la propria attività professionale
tramite pubblicità che evidenzi capacità, titoli pertinenti e
riconosciuti dalla legge, ed infine le prestazioni professionali
realmente svolte, il tutto nel rispetto di una libera e leale
concorrenza basata esclusivamente sulla qualità del lavoro e nel
rispetto dei diritti dei colleghi.
© Riproduzione riservata