"Dopo che il Governo in carica ha tenuto in vita
artificialmente ancora per due anni il progetto del ponte sullo
Stretto di Messina - che manca dopo 10 anni della fattibilità
tecnica e di quella economico-finanziaria - voci insistenti
fanno trapelare che nella riunione del Consiglio dei Ministri di
domani, con un'intollerabile, ulteriore forzatura se fosse
confermata, si vorrebbe prorogare con decreto il termine perentorio
del primo marzo 2013 entro il quale Stretto di Messina SpA
(concessionaria pubblica) e il General Contractor Eurolink
(capeggiato da Impregilo) dovrebbero presentare l'atto aggiuntivo
al contratto vigente, sospeso con il decreto sviluppo-bis n.
179/2012, convertito nella legge 221/2012".
La denuncia parte da FAI, Italia Nostra, Legambiente, MAN e WWF che
hanno scritto oggi una lettera di richiesta di chiarimenti al
Presidente del Consiglio Mario Monti (v. allegato) e così
commentano l'indiscrezione: "Ci auguriamo davvero che queste
voci siano infondate e che un Governo in liquidazione, in carica
ancora solo per gestire l'ordinaria amministrazione, non si assuma
questa grave responsabilità politica, mentre si attende, una volta
conosciuti i risultati del voto di oggi, la formazione delle nuove
Camere. Sarebbe non solo un intollerabile blitz
politico-istituzionale, ma una violazione delle norme volute dallo
stesso Governo nelle quali si stabilisce che, nel caso non venga
rispettato il termine perentorio del primo marzo 2013 per la
stipula dell'atto aggiuntivo: 1. siano caducati tutti gli atti che
regolano i rapporti di concessione, nonché le convenzioni ed ogni
altro rapporto contrattuale, 2. si proceda con Decreto del
Presidente del Consiglio dei Ministri alla liquidazione della
Stretto di Messina SpA (come viene stabilito ai comma 8 e 9
dell'art. 34-decies della legge n. 221/2012)".
"Speriamo proprio che nessuno pensi di piegare la legge: se il
primo marzo SdM SpA ed Eurolink non saranno stati capaci di
arrivare a trasmettere al Governo il testo dell'atto aggiuntivo, si
deve mettere la parola fine alla storia indecente del Ponte sullo
Stretto di Messina (dal costo abnorme di 8,5 miliardi di euro,
oltre mezzo punto di PIL) - commentano FAI, Italia Nostra,
Legambiente, MAN e WWF - Sono ben 10 anni che il progetto del
ponte sullo Stretto di Messina (nel 2003 è stato presentato il
preliminare) non riesce a stare in piedi: sono state chieste ben
223 integrazioni, date le scandalose lacune ed omissioni del
progetto definitivo presentato nel 2011 da Eurolink, riscontrate
dalla Commissione di valutazione di impatto ambientale. Questa
vicenda ha già fatto sprecare centinaia di milioni di euro che
pesano sulle spalle degli italiani, per continuare a progettare un
ponte irrealizzabile della lunghezza di 3,3 km ad unica campata, a
doppio impalcato stradale e ferroviario (la lunghezza massima sin
qui raggiunta per un'opera con queste stesse caratteristiche è di
1,1 km!), in una delle aree a più elevato rischio sismico del
Mediterraneo e di maggior pregio ambientale per i suoi valori
paesaggistici e naturalistici, tutelati da norme comunitarie e
nazionali".
CINQUE MOTIVI PER DIRE SUBITO NO AL PONTE
L'esecutivo in carica ha già oggi tutti gli elementi per valutare
come il ponte sullo Stretto di Messina:
1. abbia un costo ingiustificato di 8,5 miliardi di euro, più del
doppio di quello con cui il General Contractor Eurolink, capeggiato
da Impregilo, ha vinto la gara (3,9 miliardi rispetto ai 4,4
miliardi di Euro posti a base di gara). E dell'ordine del 39% in
più rispetto al valore di partenza se si considera l'importo lordo
di 6,1 miliardi di Euro, ripetutamente indicato dai
progettisti;
2. non si ripaghi con il traffico stimato, visto che le previsioni
degli stessi progettisti, basate sulle stime e gli scenari
intermedi del progetto preliminare, prevedevano che un incremento
di costo del progetto nell'ordine del 15% avrebbe determinato un
Valore Attuale Netto negativo, figuriamoci un incremento di costo
del 39% rispetto all'importo lordo! Inoltre, le stesse previsioni
valutano, a regime, un utilizzo del ponte che si aggirerebbe
attorno all'11% della capacità complessiva (11,6 milioni di auto
l'anno, a fronte, appunto, di una capacità complessiva teorica
dell'opera di 105 milioni di auto l'anno nelle due direzioni),
configurando un evidente, colossale spreco di risorse;
3. non sia realizzabile dal punto di vista tecnico: si tratterebbe
di costruire, in una delle aree a più alto elevato rischio sismico
del Mediterraneo, un ponte sospeso, ad unica campata di 3,3 km di
lunghezza, sorretto da torri di circa 400 metri di altezza, a
doppio impalcato stradale e ferroviario, (quando allo stato attuale
delle conoscenze tecniche il ponte più lungo esistente al mondo con
analoghe caratteristiche è quello del Minami Bisan-Seto in
Giappone, di 1118 metri di lunghezza);
4. vada ad incidere su un'area ampiamente vincolata per gli
straordinari valori paesaggistici e severamente tutelata
dall'Unione Europea, si deve ricordare tra l'altro che l'opera
ricade interamente nell'area di due ZPS - Zone di Protezione
Speciale ("Costa Viola", in Calabria e dei "Monti Peloritani,
Dorsale Curcuraci, Antennammare e Area marina dello Stretto", in
Sicilia) e interferisce in entrambe le regioni con 11 SIC - Siti di
Interesse comunitario;
5. il progetto "definitivo" presenti gravi carenze tecniche
rilevate già dalla Commissione VIA - Valutazione Impatto Ambientale
(con ben 223 richieste di integrazione), secondo cui: "gli studi
relativi (ad alcuni) interventi ... non hanno un livello di
approfondimento tale per essere parte di un progetto
definitivo".
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Legambiente: tel. 06.86268376 - 99 - 53
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