Professionisti e pagamenti tramite POS: arriva il NO di Federarchitetti

08/10/2013

Continua il coro di proteste contro l'obbligo per i professionisti di accettare dall'1 gennaio 2014 pagamenti tramite carte di credito e dotarsi quindi di POS (Point of Sale). Dopo il CNAPPC, il CNI e InarSind, anche il Sindacato Nazionale degli Architetti Liberi Professionisti (FederArchitetti) si schiera apertamente contro l'obbligo previsto dall'articolo 15, comma 4 del decreto-legge 18 ottobre 2012, n. 179 convertito dalla legge 17 dicembre 2012, n. 221.

Con una lettera indirizzata al Ministero dello Sviluppo Economico, al Ministero dell'Economia e delle Finanze e alla Banca d'Italia, FederArchitetti ha fatto presente che tra gli obiettivi della norma in questione vi è la volontà di combattere l'evasione fiscale mediante un minore utilizzo di contanti ma anche che i corrispettivi per le attività professionali sono quasi sempre superiori ai massimali delle più comuni carte di debito.

Il Sindacato degli Architetti Liberi Professionisti ha fatto presente che il pagamento di 250/350 euro l'anno per il noleggio del POS, oltre le commissioni sul transato (2% circa), andrebbe ad aggiungersi ai recenti nuovi costi (contributi minimi Inarcassa, Assicurazione obbligatoria, formazione continua) e renderebbe sempre più difficile la sostenibilità della professione.

Pertanto, FederArchitetti ha chiesto:
  1. che venga cancellata, almeno per gli architetti e gli ingegneri, la norma di cui al comma 4 dell'art. 15 del DL 179/2012, convertito in legge con la legge 221/2012, che prevede il pagamento dei servizi professionali con carta di debito;
  2. che venga valutata la proposta, più volte espressa da Federarchitetti, che alla presentazione delle DIA o delle SCIA o di altri documenti, o al ritiro del permesso di costruire o di altri titoli abilitativi sia obbligatoriamente esibita la fattura del professionista incaricato regolarmente quietanzata, con il risultato di contribuire, per quanto possibile, alla lotta all'evasione fiscale.

A cura di Gabriele Bivona


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