A sei mesi dalla liberalizzazione effettuata dal decreto bersani
che ha abolito i minimi obbligatori fissati dal d.m. 4 aprile 2001,
le tariffe degli ingegneri e degli architetti nelle gare di
progettazione si sono attestate sotto la soglia minima, seppur con
ribassi lievi che tendono, però, a muoversi oltre il 20%.
Gli Ordini professionali e la loro azione di contrasto hanno,
comunque, avuto il deterrente maggiore nella scelta dello scarto
del massimo ribasso nell’offerta.
Ad esempio, nel
comune di Cisterna l’amministrazione
comunale aveva utilizzato il criterio del massimo ribasso come
mezzo per eludere i minimi tariffari e poi, sotto pressione degli
Ordini professionali, ha fatto dietro front annullando il bando per
l’affidamento della progettazione di un complesso polivalente
realizzando la progettazione stessa con l’uso delle risorse
tecniche interne.
In Friuli Venezia Giulia l’amministrazione comunale di
San
Giovanni al Natisone ha scelto il metodo dell’offerta a massimo
ribasso con il correttivo dell’offerta anomala prevista dalla legge
regionale evitando, così, percentuali di ribasso molto alte.
Nel
comune di Cave (Roma) si è svolta una gara per la
realizzazione di un parcheggio e la sistemazione della via del
Fossato e le offerte si sono attestate tutte sulla soglia del
20%.
A
Milano, l’azienda ospedaliera Fatebenefratelli ha
aggiudicato la gara per la ristrutturazione dell’edificio delle
Medicine con il ribasso del 27%, utilizzando il criterio
dell’offerta economicamente più vantaggiosa con un correttivo a
criterio della proporzionalità inversa sulla base d’asta.
A Venezia, invece, per la progettazione di ventiquattro alloggi nel
comune di Dolo Arino, è stato adottato il sistema dell’offerta
economicamente più vantaggiosa con un ribasso, quindi, del 60%
sulla base d’asta; il risultato, però, è stato sospeso in attesa
che i progettisti giustifichino la proposta.
I progettisti, dunque, sono in linea di massima favorevoli a questa
liberalizzazione, anche se è necessario creare delle regole precise
con la possibilità, oltre che del ribasso, anche del rialzo seppur
giustificato.
La liberalizzazione è necessaria per portare il Paese in linea con
gli altri Pesi dell’Unione Europea, ma ci sono alcuni punti ancora
da sviluppare: ad esempio occorre redigere delle regole riguardo le
gare bandite prima dell’entrata in vigore del decreto Bersani e
chiuse dopo.
Inoltre occorre fare maggiore attenzione affinché si eviti di
danneggiare la professione e la professionalità dei giovani che,
non potendo ammortizzare i costi immediatamente, sono quasi sempre
tagliati fuori da questi lavori.
L’Oice, si dichiara: “pienamente a favore dell’abolizione dei
minimi, anche per i lavori pubblici. Tuttavia, oltre a una
circolare interpretativa già chiesta al ministero per le
Infrastrutture, per indicare alle stazioni appaltanti come trattare
con meno discrezionalità le offerte anomale, è necessario un
riordino della normativa e il coraggio di rendere più europeo il
sistema degli appalti eliminando il massimo ribasso sulla
progettazione, privilegiando l’offerta economicamente più
vantaggiosa; riducendo al 20-30% il peso del prezzo sull’offerta
complessiva e selezionando una short listi di soggetti di pari
dimensioni, la cui offerta possa essere giudicata prima in base
alla serietà tecnica del progetto e poi sul lato dell’offerta, con
un meccanismo a doppia busta.”
Per i Consigli nazionali degli ingegneri e degli architetti,
invece, le tariffe professionali sono il cuore del problema.
Il Presidente del Consiglio Nazionale Architetti, Raffaele Sirica,
afferma al proposito: “la situazione caotica che si registra in
molte stazioni appaltanti in assenza dei minimi sta alimentando i
contenziosi. Continuiamo a ritenere che la Bersani non si debba
estendere ai lavori pubblici e all’Autorità di vigilanza sui lavori
pubblici abbiamo chiesto una circolare esplicativa, anche dopo la
pronuncia della Consulta”.
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