L'1 gennaio 2014 è ormai alle porte e l'ennesimo balzello a carico
dei professionisti comincia a farsi sentire più vicino. Da quella
data, infatti, secondo quanto previsto dall'art. 15, comma 4 del
decreto-legge 18 ottobre 2012, n. 179 convertito dalla legge 17
dicembre 2012, n. 221, dall'1 gennaio 2014, i professionisti
saranno obbligati ad accettare pagamenti tramite carte di credito e
a dotarsi quindi di POS, con conseguenti spese a loro carico.
Dopo le proteste arrivate dai consigli nazionali delle principali
professioni tecniche (architetti, ingegneri, geologi) e di alcuni
sindacati (Federarchitetti e Inarsind), è arrivata anche quella
della
Rete delle Professioni Tecniche (RPT), istituzione
nata sulle orme del PAT (ingegneri, geologi, periti industriali,
geometri, periti agrari, chimici, tecnologi alimentari, dottori
agronomi e forestali) a cui si aggiunge anche la categoria degli
architetti.
Diversamente dalle altre proteste, quest'ultima minaccia il governo
di un vero e proprio sciopero generale che, se attuato
correttamente, bloccherebbe di fatto tutti i cantieri italiani.
"Esprimo con decisione la nostra totale contrarietà -
afferma Armando Zambrano, Coordinatore della Rete delle
Professioni Tecniche -
Siamo disposti a fermarci, a
scioperare, per affermare quanto sia assurda questa norma! Siamo di
fronte all'ennesimo balzello a carico dei professionisti. Senza
contare che non ha nessuna finalità di lotta all'evasione e al
sommerso, in quanto la quasi totalità delle prestazioni
professionali ha una soglia di valore superiore ai 1000 euro, oltre
la quale tutti i pagamenti devo essere tracciabili e quindi fatti
con sistemi di pagamento quali assegni o bonifici".
Per la prima volta dal 2006 (anno fatidico della prima legge che ha
di fatto dato il la alla crisi delle libere professioni), le libere
professioni tecniche minacciano uno sciopero al pari delle altre
attività economiche, affinché venga loro riconosciuta una dignità
che negli anni è andata sempre più scemando sino ad arrivare a
livelli molto bassi.
Allo studio condotto dall'Osservatorio della Fondazione Studi dei
Consulenti del Lavoro (
leggi news) è seguito quello condotto
dalla RPT che ha messo in evidenza l'inutile onerosità di questa
nuova misura a carico dei professionisti che prevede:
- un costo di installazione del POS mediamente intorno ai 100
euro;
- un canone mensile di circa 30 euro;
- una commissione su ogni transazione che può superare il
3%.
"Milioni di euro -
fa notare Andrea Sisti, segretario
della RPT -
che da reddito per i professionisti si
trasformano in rendita per il sistema bancario. Una cosa
inaccettabile. Un ulteriore aggravio per professionisti e clienti!
Proprio ora che gli onorari dei professionisti italiani sono ormai
ridotti al lumicino dall'abrogazione delle tariffe e da un mercato
che li obbliga a praticare forti ribassi. Non solo. Il
provvedimento non ha alcuna utilità. Gran parte dei pagamenti
relativi all'attività dei professionisti, infatti, poiché sono di
solito oggetto di rendiconto, vengono già effettuati con sistemi
elettronici. D'altra parte, questi nuovi costi andrebbero
necessariamente a gravare sul cliente finale".
Fermamente contrario anche il nuovo Presidente dei Geometri
italiani
Maurizio Savoncelli che ha evidenziato anche alcune
anomalie dell'obbligo.
"Il provvedimento - ha affermato
Savoncelli -
se confermato, atteso che riguarda migliaia di
professionisti tecnici che operano capillarmente su tutto il
territorio nazionale anche in zone dal Paese non adeguatamente
coperte dal servizio telematico, metterebbe in seria difficoltà gli
stessi professionisti che, loro malgrado, non potrebbero adempiere
ad un obbligo normativo".
"Sia chiaro - ha concluso Giampiero Giovanetti, Presidente
del Consiglio Nazionale Periti industriali e Periti industriali
laureati -
non siamo contrari alla tracciabilità e alla lotta
all'evasione. Ma non può andare a gravare su un sistema
professionale che affronta una crisi drammatica senza alcun
sostegno pubblico, a differenza di molti altri settori produttivi
quali lo stesso settore bancario".
A questo punto si attende che il Governo faccia marcia indietro o
che le libere professioni tecniche diano seguito alle parole con i
fatti che, in realtà, sono venuti a mancare negli ultimi anni.
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