Nonostante pochi mesi fa il Consiglio Nazionale degli Ingegneri
avesse definito quest'obbligo
"inaccettabile" sono bastati
una serie di accorgimenti per rendere il decreto sul POS positivo.
Come è ormai noto a tutti i professionisti, in riferimento
all'obbligo previsto dall'articolo 15, comma 4 del decreto-legge 18
ottobre 2012, n. 179 convertito dalla legge 17 dicembre 2012, n.
221, a decorrere dall'1 gennaio 2014, i soggetti che effettuano
l'attività di vendita di prodotti e di prestazione di servizi,
anche professionali, avrebbero già dovuto accettare anche pagamenti
effettuati attraverso carte di debito (bancomat).
Nell'attesa della pubblicazione definitiva dei decreti attuativi
per la disciplina degli eventuali importi minimi, modalità e
termini, l'obbligo è ancora congelato, ma la bozza di regolamento
elaborata dal Ministero dello Sviluppo Economico ed in attesa del
parere positivo della Banca d'Italia, ha già ricevuto un primo
estimatore: il Consiglio Nazionale degli Ingegnerei, che pochi mesi
orsono aveva parlato di un
"ulteriore aggravio per i
professionisti senza alcun vantaggio né per il fisco né per i
clienti", ha espresso il proprio parere positivo.
Il CNI ha relazionato sui primi due articoli del regolamento, in
particolare:
- Art. 2 - Ambito di applicazione:
- al comma 1 viene stabilito che l'obbligo di accettare pagamenti
con carte di debito "si applica a tutti i pagamenti superiori alla
soglia minima di 20 euro per la vendita di prodotti o la
prestazione di servizi";
- al comma 2 viene precisato che l'obbligo "si applica
limitatamente ai pagamenti effettuati all'interno dei locali
destinati allo svolgimento dell'attività di vendita o di
prestazione di servizio, ed esclusivamente nel caso in cui il
fatturato del soggetto che effettua l'attività (...), per la parte
riferibile alle sole transazioni con consumatori o utenti, è
superiore a 300 mila euro";
- il comma 3 stabilisce che "decorsi sei mesi dalla data di
entrata in vigore del presente decreto il limite di cui al comma 2
è ridotto a 200 mila euro".
- Articolo 3 - Entrata in vigore: viene precisato che "il
presente decreto entra in vigore decorsi centoventi giorni dalla
data di pubblicazione sulla Gazzetta Ufficiale".
"La prima valutazione degli ingegneri italiani -
ha
affermato Armando Zambrano, Presidente del CNI - è positiva. La
bozza di decreto, infatti, ha accolto tutte le richieste avanzate
dalla Rete delle Professioni Tecniche, condivise dagli ingegneri.
Il regolamento, ad esempio, si applica soltanto per le attività
svolte all'interno degli esercizi e degli studi. Inoltre, la soglia
di fatturato oltre il quale scatta l'obbligo è congrua ed è
relativa soltanto ai servizi resi a consumatori ed utenti, non alle
imprese e ai professionisti. Naturalmente occorrerà vigilare perché
l'impostazione del provvedimento si mantenga sul tracciato dello
Schema elaborato dal Ministero dello Sviluppo Economico".
Pur comprendendo (o forse sarebbe meglio dire conoscendo) l'aspetto
"politico" della vicenda, in cui ammesso che l'obbligo ci sarà si
tenta quantomeno di stare attenti alle sue caratteristiche, le
domande che mi pongo sono:
- Al Governo interessa davvero il giudizio positivo del Consigli
Nazionali delle professioni tecniche?
- Per quale motivo il Consiglio Nazionale degli Ingegneri ha
cambiato nettamente il proprio giudizio, rendendo ancora una volta
la categoria inerme nei confronti di un Governo che legifera in
maniera disorganica e troppo spesso antitetica?
Purtroppo il peso specifico dei professionisti dell'area tecnica
nella definizione di norme e decreti è ormai prossimo allo zero (e
la qualità normativa del nostro Paese è sotto gli occhi di tutti).
E' ormai chiaro il disegno appeso sulle pareti di Palazzo Chigi, ma
davvero l'Italia non ha più bisogno delle professioni tecniche?
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