Cresce l’interesse per l’edilizia ambientale e numerosi sono gli
sbocchi per questa particolare categoria di professionisti.
Nasce la professione del BIOARCHITETTO, un ramo particolare della
più ampia categoria che progetta case in armonia con l’ambiente,
con un basso potere inquinante e con l’uso delle risorse
energetiche alternative.
Il direttore del dipartimento di scienze e tecniche per i processi
di insediamento della facoltà di architettura del Politecnico di
Torino, Gabriella Peretti, precisa che il prefisso bio è comparso
da qualche anno per rafforzare una caratteristica che
l’architettura aveva perso. Una buona architettura è sempre stata,
oltre che apprezzabile dal punto di vista estetico, anche
funzionale e rispettosa del contesto territoriale. Così nelle
facoltà di architettura si è tornati ad insegnare bioclimatica,
fisica, materiali edili, orientamento ambientale.
Il compito principale di questa tipologia di architetti è quello di
avere cura dell’ambiente, attraverso l’uso di isolamenti termici,
protezioni solari e pannelli fotovoltaici.
Secondo il Consiglio Nazionale degli Architetti, ad oggi gli
iscritti agli Ordini sono oltre 120.000 mila; un’ulteriore
indagine, inoltre, evidenzia come soltanto lo 0,1% degli iscritti
tenta questa specializzazione.
Il direttore del corso di laurea in architettura ambientale al
Politecnico di Milano Gianni Scudo, afferma che è una professione
in crescita. Da un lato aumentano gli studenti interessati e
dall’altro gli sbocchi professionali che vanno dalla libera
professione agli uffici tecnici di regioni, province e comuni.
Per specializzarsi in bioarchitettura è necessario un percorso
formativo universitario o, alternativamente, uno post-lauream per
coloro che hanno concluso il ciclio universitario in un altro
ambito.
Ad oggi sono numerosi master di II livello ed i dottorati
all’interno dell’università.
Un primo centro di formazione per questa tipologia di
professionisti è l’ANAB, Associazione nazionale di architettura
bioecologica, presieduta da Sigfried Camana.
Già dal 1989 è stato avviato un corso europeo di architettura
bioecologica nel quale si sviluppano 160 ore tra teoria e
laboratorio, con l’analisi della bioclimatica, della tecniche di
costruzione in legno, dell’uso razionale delle risorse idriche,
delle tecniche di design ecologico ed alla fine del quale si
ottiene un diploma di tecnico bioedile.
Purtroppo, però, ad oggi la realizzazione di un’architettura
bioclimatica ha un costo effettivo del 20% in più rispetto ad
un’architettura tradizionale e questo, raffredda un poco le volontà
dei singoli imprenditori che, pur essendo attenti all’ambiente, si
trovano costretti a fare i conti con l’aumento del costo della vita
e la paralizzazione delle risorse finanziarie.
Tra i master di II livello si evidenzia una maggiore attenzione nel
Centro-Nord Italia, una piccola punta a Napoli ed una totale
assenza in Sicilia.
Il politecnico di Milano, infine, ha avviato uno specifico
dottorato in Tecnologia e progetto per la qualità ambientale a
scala edilizia e urbana.
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