La proposta di modifica della legge quadro sui parchi (394/91) in
discussione in Commissione Ambiente del Senato - che mette insieme
i disegni di legge presentati dai Senatori D'Ali, Caleo e De Petris
- non contiene tutte le innovazioni necessarie a rinnovare una
legge che, a più di 20 anni dalla sua emanazione, necessita di
essere rivista nonostante abbia dato ottimi risultati.
E' quanto ritiene Legambiente, il cui presidente Vittorio
Cogliati Dezza ha scritto al presidente Marinello e ai
componenti della Commissione Ambiente del Senato per esprimere le
proprie preoccupazioni in merito, a pochi giorni dalla votazione
che licenzierà il testo che passerà poi alla Camera.
"Il testo proposto - dice Cogliati Dezza - non
tiene conto, infatti, dei contributi avanzati da diverse parti, tra
cui Legambiente, e non aiuta ad avvicinare le diverse posizioni in
campo, ma crea nuovi motivi di preoccupazione per il futuro delle
nostre aree protette. Abbiamo sempre sostenuto - prosegue - che una
buona e necessaria manutenzione di questa legge si possa ottenere
solo coinvolgendo tutti gli attori interessati e con una maggiore
attenzione da parte della politica a una vicenda che rappresenta
un'opportunità importante per lo sviluppo culturale e
socio-economico del Paese. Riteniamo un errore, ad esempio, che né
il ministero dell'Ambiente, né le Regioni abbiano avvertito la
necessità di aprire una discussione pubblica e trasparente su come
procedere alla revisione della legge".
Per Legambiente, proprio il fatto che la 394/91 sia una buona legge
determina la necessità di una sua revisione. Perché gli indubbi
successi riportati in questi anni nella conservazione della
biodiversità nelle aree protette, nel radicamento del valore della
protezione della natura, nell'accettazione da parte delle
popolazioni locali dell'area protetta, vissuta non più come vincolo
ma come volano di nuovo sviluppo, richiede un adeguamento normativo
alla situazione che si è venuta a determinare. Una necessità
manifestata da più parti, e a più riprese, per rendere la legge più
efficace per la tutela della biodiversità e la promozione dello
sviluppo sostenibile nelle aree protette.
Nel testo unificato proposto dalla Commissione Ambiente del Senato,
Legambiente considera positive le modifiche alla legislazione sulla
tutela delle aree marine protette e del mare, la promozione di
azioni di sistema per la conservazione della biodiversità, la
riduzione dei componenti dei consigli direttivi dei parchi, il
reclutamento e la selezione della figura del direttore attraverso
nuove procedure e il superamento dell'albo degli idonei, il
mantenimento dell'intesa con le regioni per la nomina del
presidente, l'estensione del potere di regolamentare le aree
contigue da parte dei parchi e l'accelerazione dell'iter di
approvazione dei piani dei parchi, il chiarimento sul divieto di
caccia e il miglioramento delle procedure per intervenire contro le
specie alloctone e invasive che arrecano danni alla
biodiversità.
Ma l'associazione segnala anche che in molti articoli compaiono
errori materiali e sono presenti proposte superate, in parte a
causa delle previsioni della spending review, e che sussistono
articoli e commi con formulazioni equivoche, che destano
preoccupazioni e andrebbero corretti da subito.
"Nel testo proposto - aggiunge Cogliati Dezza -
chiediamo che vengano cancellati i parchi geologici come nuova
classificazione di aree protette, che la parte relativa alla tutela
del mare venga aggiornata in alcune parti e che le aree protette
marine regionali non siano trasformate automaticamente in aree
nazionali senza un'adeguata istruttoria di merito, che il ministero
dell'Ambiente, che non ha personale in servizio presso le
segreterie tecniche che sono state abolite dalla spending review,
possa avvalersi dell'Ispra per tutte le istruttorie tecniche che
derivano dall'approvazione di questo testo di legge. Chiediamo,
infine, che nel testo venga scritto in maniera chiara che i parchi
non ricevono royalties, ma contributi per i servizi eco-sistemici
forniti, e che tali contributi economici si riferiscono solo ad
attività già esistenti nelle aree protette e in quelle contigue e
non a nuove attività impattanti, come cave o impianti di qualsiasi
natura, che nei parchi sono vietati".
A cura Ufficio Stampa Legambiente
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