L'antropologo e psicologo sociale
Robin Dunbar negli anni
'90 teorizzò un numero (detto poi numero di Dunbar) che avrebbe
dovuto rappresentare il numero di persone con cui un individuo è in
grado di mantenere relazioni sociali stabili, ossia relazioni nelle
quali un individuo conosce l'identità di ciascuna persona e come
queste persone si relazionano con ognuna delle altre.
Negli anni '90 tale numero era compreso tra 100 e 250 persone.
All'inizio degli anni '90 era appena scomparsa Arpanet (rete nata
per scopi militari da cui prende spunto internet), era nato il
linguaggio
HTML e il
CERN (Centro Europeo di Ricerca
Nucleare) aveva annunciato la nascita del
World Wide Web, ma
soprattutto
Mark Zuckerberg andava ancora alle scuole
elementari e nei suoi progetti più grandi non vi era certo quello
di diventare il più giovane miliardario al mondo con la creazione
del primo grande social network.
Oggi Dunbar probabilmente dovrebbe rifare i suoi calcoli. Tra
Facebook, Twitter, Linkedin e Google + (solo per citare i più
conosciuti in Italia), la rete sociale che ognuno di noi si è
creata nel mondo virtuale ha ampiamente valicato i limiti delle 250
persone. Ma non solo, la portata mediatica che il nostro profilo e
quello delle nostre professioni ha nei motori di ricerca ha sforato
ogni limite. Tutti siamo presenti nel web e tutti siamo
accessibili. Questo con le necessarie conseguenze: violazioni
privacy, furti d'identità, pratiche commerciali scorrette,
illazioni e tanto altro ancora.
Questo ha indotto il
Garante della Privacy ad affrontare in
modo organico il problema della privacy nell'era dei social network
con la pubblicazione di un utile opuscolo (gratuito e scaricabile
in allegato) che analizza i principali fenomeni, problemi e
opportunità legate all'uso dei social network, e propone consigli e
soluzioni che possano aiutare la "generazione 2.0", utenti alle
prime armi, insegnanti e famiglie, esperti e manager.
Un vero e proprio vademecum che ha l'obiettivo di aumentare la
consapevolezza degli utenti e offrire loro ulteriori spunti di
riflessione e strumenti di tutela, e aiuta ad utilizzare le
opportunità offerte dal mondo digitale difendendosi dalla trappole
della Rete.
"Non esistono più barriere -
sottolinea il Presidente
dell'Autorità, Antonello Soro -
tra la vita digitale e
quella reale: quello che succede on-line sempre più spesso ha
impatto fuori da Internet, nella vita di tutti i giorni e nei
rapporti con gli altri. Proprio per questo nel mondo di Internet è
necessario non perdere mai di vista il corretto rapporto tra le
nuove forme di comunicazione sociale e la tutela della propria e
dignità e di quella degli altri".
Il vademecum è suddiviso in quattro capitoli:
- Facebook & co
- Avvisi ai naviganti
- Ti sei mai chiesto?
- 10 consigli per non rimanere intrappolati
Chiude il vademecum un glossario "Il gergo della rete" che
introduce alcuni termini ed espressioni gergali che si incontrano
con maggiore frequenza nelle cosiddette reti sociali.
Interessante è la sezione dedicata ai professionisti in cui 6
semplici domande invitano a riflettere sui contenuti della propria
vita virtuale, in particolare:
- Il gruppo di persone abilitate a interagire con la tua identità
corrisponde al target professionale che ti sei prefissato di
raggiungere?
- I gruppi ai quali sei iscritto sui social network possono avere
effetti negativi sul tuo lavoro?
- Se vieni contestato on-line da un componente iscritto alla tua
rete sul social network, sei preparato a reagire in maniera
appropriata?
- Hai valutato se stai condividendo informazioni con qualcuno che
può danneggiarti?
- Sai che numerosi servizi di chat - inclusi quelli offerti dai
siti di social network - permettono di registrare e conservare il
contenuto della conversazione avvenuta con gli altri utenti?
- Quando offri un servizio ai tuoi clienti, chiedi di essere
retribuito per il tuo lavoro. Ti sei mai domandato come paghi i
servizi "gratuiti" e le "app" che utilizzi su Internet?
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