Anima non è solamente un progetto, un edificio, un luogo. Anima è
una sfida.
L'opera fortemente voluta dalla
Fondazione Cassa di
Risparmio di Ascoli Piceno, nel
Comune di
Grottammare, per promuovere il territorio, riqualificarlo,
valorizzarlo e proporlo come fulcro di una nuova forma di cultura,
nasce dalla creatività dell'architetto svizzero
Bernard
Tschumi, raffinato rappresentante di un tipo di
architettura che ben genera il legame tra l'identità del luogo, e
la sua memoria futura.
In un territorio come questo del Piceno, segnato da una crisi che
non è solamente il peso di una modernità accelerata, ma che è una
ferita penetrata fin dentro alla struttura ed allo spazio sociale,
la contemporaneità spesso indigna, turba, divide; non viene capita,
e spesso per questo rifiutata. Così anche nel resto dell'Italia, lo
spazio dedicato all'architettura contemporanea è quello agli angoli
di poche città-metropoli, oasi felici di una realtà che la
popolazione fatica a condividere con l'inesauribile fonte di
architettura "classica", sorta nei secoli lungo tutto il territorio
della penisola regnandoci come regina indiscussa, relegando ai
margini tutto quello che è nuovo. L'arte contemporanea diventa
perciò un capriccio di pochi, usufruibile solamente da un'élite di
esperti del settore; e si può sperare in una crescita, che potrebbe
finalmente vedere il nostro Bel Paese tornare allo splendore
economico-culturale che per secoli ci ha reso il "centro" del
mondo, solamente accostandosi a quelle realtà in cui investire sul
futuro di una comunità, facendolo sorgere dalle ceneri di quella
storia che ci sostiene ancora da nord a sud grazie al turismo,
catapultandolo finalmente nel nuovo millennio.
Così nasce Anima: un opera, un progetto, un futuro, fatto di idee,
di arte, di musica, di natura di persone e di spazi di aggregazione
culturale, per ridonare alla collettività il centro formale e
dinamico che la contraddistingue quale comunità.
La realizzazione di questo progetto non è così semplice; la
sovrintendenza, ha più volte fermato la realizzazione del progetto,
valutando il suo impatto ambientale, sul fazzoletto di territorio
racchiuso tra l'autostrada, la ferrovia e la provinciale adriatica,
non idoneo e troppo invasivo, richiedendo più volte una
rivisitazione del progetto.
La comunità rischiava di perdere così non solo un'opera importante
che le avrebbe garantito un inestimabile patrimonio di cultura
umanistica, ma l'opportunità di venir proiettata rapidamente verso
quella ripresa, che nel territorio italiano stenta ad arrivare,
verso una ricchezza del luogo, che aveva l'obiettivo di
trasformarla in ricchezza materiale, trasferendola in prodotti e
attività vendibili e plasmando l'offerta dell'intero territorio in
un ottica di "marketing della comunità picena", che già utilizza il
turismo come veicolo commerciale potente ed affidabile.
Fortunatamente nel giugno scorso, grazie ad un incontro tra la
sovrintendenza e il progettista, si è arrivati ad un compromesso,
riducendo l'altezza dell'edificio per renderlo più in armonia con
il territorio, prevalentemente pianeggiante, e privo di opere edili
dall'altezza importante.
L'ambizioso progetto di Tschumi, all'apparenza sembra un volume
cubico compatto, solido, impenetrabile; uno spazio complesso e
ampio nel quale il visitatore possa solo entrare e rimanere
incastrato. Invece grazie al linguaggio della facciata traforata,
di cui ogni facciata ha il proprio motivo decorativo, che rende
l'edificio dinamico, richiama chiaramente alla natura, seppur
astratto e quasi senza forma, permette una completa permeabilità
con il luogo ed attraverso di esso, grazie proprio a quelle
geometrie che aprono il volume esterno, sia in facciata che in
copertura, alleggerendo così un volume che sembra così nascere
dallo scolpire dell'aria sulla superficie. Lo spazio interno
risulta altresì complesso; il grande volume parallelepipedo che
occupa l'area centrale dell'edificio e che contiene la sala
principale, è flessibile, e si configura variabilmente alle
esigenze della capienza dei visitatori e degli eventi che vi
verranno proposti. Il luogo che viene a crearsi al suo interno
deriva dalla rotazione proprio di questo volume, si determinano
così quattro ampi cortili con affaccio diretto sulla sala
principale in un sistema di percorsi dinamici da visitare non solo
fisicamente ma anche con gli occhi, grazie anche ad un sistema di
rampe che permette il movimento all'interno dello spazio in maniera
fluida, generando scorci prospettici variabili e accentuati. Tutto
intorno ruota il sistema di uffici, laboratori, punti ristoro,
spazi accessori e funzionali all'intero centro culturale; attorno
alla cultura gravitano tutte le attività che l'uomo vive come
monotone, ripetitive, e casuali, senza le quale essa non potrebbe
essere il fulcro di quella ricchezza che ci distingue dal mondo
animale e ci rende vivi.
L'edificio proietta attorno a se la sua forte identità; luce e
ombra sono due aspetti della stessa medaglia, e si compensano a
vicenda; si compenetrano, si completano, si alternano, si esaltano
l'una con l'altra, e di luci e di ombre, proprie o portate il
progetto di Tschumi è saturo e squisitamente ricco.
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