Qualche giorno fa, seduto attorno a un tavolo davanti ad un piatto
di pasta con le sarde e un buon calice di vino, mi intrattenevo in
un'interessante conversazione con un architetto. Nonostante
l'argomento non fosse dei più indicati a consumare un buon pasto
siciliano, ci siamo trovati a parlare dei tanti "perché" le
professioni tecniche si trovano in questa drammatica
condizione.
Se c'è una cosa che adoro, è ascoltare e leggere i commenti di chi
vede il mondo utilizzando filtri diversi dai miei. Non so quando
sia successo, ma a un certo punto della chiacchierata mi sono
trovato ad ascoltare solo di quanto tizio sia stato peggio di caio,
di quanto quel particolare collega sia stato indecente, dell'ordine
professionale che non fa nulla per tutelare la categoria e di
quanto il "governo ladro" abbia distrutto le professionalità
tecniche.
Caso volle che la conversazione sia capitata qualche giorno dopo
aver scritto l'articolo
Professioni Tecniche: qual è il loro
valore? (
clicca qui) e prima della sua
pubblicazione (dunque il mio interlocutore non poteva avere
contezza di ciò che avevo scritto). Nell'articolo facevo
riferimento non tanto alle colpe di chi negli anni è riuscito nel
tentativo di
banalizzare il ruolo dei professionisti
dell'area tecnica, facendoli passare per semplici
burocrati
o peggio
passacarte, quanto al ruolo che tutti quanti i
professionisti hanno avuto nel far passare il concetto che le
professioni tecniche non abbiano un valore.
Al peggio non c'è mai fine. Questo è un proverbio che mai
come in questo momento mi sembra vero. Proprio ieri, tramite gli
ormai sempre presenti social network, ho appreso di un nuovo
tentativo di sminuire le professioni tecniche. Una nota azienda
italiana specializzata nella grande distribuzione di mobili e
complementi d'arredo ha pubblicizzato un nuovo servizio in cui con
soddisfazione si ammetteva di non accontentarsi di vendere bei
mobili, ma per rendere unica la casa dei tuoi sogni ti
regalavano l'architetto (
clicca qui). Hai capito bene,
quest'azienda, in barba a qualsiasi slogan "le competenze tecniche
hanno un valore" (
ecchissenefrega), regala le prestazioni
e le competenze tecniche dell'architetto.
La mia prima reazione è stata di incredulità. Subito dopo ho aperto
una segnalazione all'
Autorità Garante della Concorrenza e del
Mercato (suggerisco anche a voi di farlo,
clicca qui) e chiesto lumi al coordinatore
della
Rete delle Professioni Tecniche,
Armando
Zambrano, il quale mi ha prontamente risposto che avrebbe fatto
le opportune verifiche mediante il Centro Studi del CNI. Dopo poche
ore il direttore del Centro Studi
Massimiliano Pittau mi ha
risposto di avere verificato e che
"effettivamente si tratta di
una consulenza che viene offerta dal personale della società che
vende i mobili, la quale dispone di personale di vendita che ha
molto spesso il titolo di architetto. Si tratta di un'estensione
della consulenza che viene comunemente fornita dai negozi di
arredamento, che in genere si limita alla consulenza per la scelta
degli arredi e per il loro posizionamento nei locali".
Voglio essere brutale, il mio primo commento è stato
"fenomeni
questi del Centro Studi". Mi è sembrato chiaro sin dal
principio che l'azienda in questione non infiocchettasse un
architetto mandandolo a casa di chi compra una cucina. Molto più
semplicemente ho ritenuto che pubblicità di questo tipo non solo si
configurano come palesemente ingannevoli (è come se dicessi che chi
compra un mio libro avrà in omaggio una bicicletta e poi gli mando
a casa solo la valvola della ruota), ma contribuiscono a ledere la
dignità (già molto scarsa) degli Architetti e più in generale dei
professionisti dell'area tecnica.
Nel mio ultimo articolo sul valore delle competenze tecniche ho
fatto riferimento all'importante ruolo che abbiamo oggi tutti i
professionisti per riprendere le redini del nostro futuro. Credo
sia indispensabile che TUTTI facciamo gruppo, rispettando la nostra
professione e quella di chi con onestà e tenacia non accetta
compromessi o imposizioni, e denunciando qualsiasi attività
illecita o potenzialmente tale. Credo che questa sia una di quelle
volte.
Per terminare, non vi nascondo che la prossima volta andrò solo al
ristorante premurandomi di farmi dare un tavolo faccia al muro.
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