Che sia stato un errore in fase di progettazione o di esecuzione
dei lavori è tutto da verificare e saranno le indagini in corso a
confermarlo. Fatto sta che quanto accaduto in Sicilia nei pressi
del
Viadotto Scorciavacche è rappresentativo di un senso di
confusione legislativa e culturale che non premia più la qualità,
non consentendo più a professionisti e imprese di operare con cura
e diligenza, ma solo i concetti di "economicamente più vantaggioso"
e "massimo ribasso".
Come ho avuto modo di raccontare altre volte, l'Italia ha
sacrificato il concetto di qualità progettuale sull'altare della
convenienza economica che, come hanno dimostrato più volte i fatti,
si è dimostrata la scelta peggiore che ha condotto ai problemi che
tutti quanti conosciamo: opere incompiute, varianti, corruzione,...
La scelta di eliminare le barriere che esistevano tra fase
progettuale e quella di realizzazione dell'opera, unitamente
all'eliminazione dei minimi tariffati, non solo hanno tolto
credibilità ai progettisti ma li ha addirittura messi nelle
condizioni di dover sottostare alle "regole" delle imprese spesso
pronte ad utilizzare il ricatto per far valere le proprie ragioni
esecutive.
Tornando al
Viadotto Scorciavacche, è già partita l'indagine
su quanto accaduto sulla S.S. 121 Palermo-Lercara Friddi nel tratto
inaugurato il 23 dicembre 2014 e chiuso dopo una settimana a causa
di un
"cedimento anomalo del piano viabile in corrispondenza
del viadotto" (fonte Anas). Cedimento che non ha riguardato il
viadotto, come ipotizzato inizialmente, ma il tratto di rilevato di
accesso all'opera. Dopo il sequestro delle carte della gara
d'appalto, vinta da "Bolognetta scpa", (raggruppamento di imprese
tra la capofila Cmc di Ravenna, Tecnis e Ccc), e del collaudo, ci
sarà la nomina di un collegio di periti che avranno il compito di
appurare quanto accaduto. Intanto, la società "
Bolognetta
scpa" ha voluto precisare che non c'è stato alcun crollo nel
viadotto Scorciavacche ma solo un cedimento del rilevato stradale
verificatosi in prossimità del nuovo viadotto "Scorciavacche2".
Non si è fatta attendere la risposta del Premier
Matteo
Renzi che, probabilmente ignaro delle procedure che porteranno
(?) ad individuare la causa e i responsabili del disastro, ha
prontamente twittato di aver chiesto all'Anas il nome del
responsabile che "pagherà tutto".
Il presidente dell'Anas
Pietro Ciucci si è ieri recato sulla
S.S. 121 per un sopralluogo della zona interessata dal cedimento
del rilevato, affermando
"E' successo qualcosa che non doveva
succedere. Accerteremo responsabilità perché sicuramente c'è stato
un errore nella fase di realizzazione e di progettazione. Errori
umani purtroppo possono verificarsi ma li abbiamo gestiti in
maniera prudente e cautelativa. Noi abbiamo avviato un'inchiesta
interna per cercare di trovare i responsabili. Non abbiamo alcuna
intenzione di sovrapporci all'inchiesta delle Procura di Termini
Imerese con cui collaboreremo. E non ho intenzione di dimettermi
per quanto successo qui, nei pressi del viadotto Scorciavacche. Il
mio mandato è nelle mani del presidente del Consiglio Matteo Renzi
e del ministro Maurizio Lupi".
Il crollo avvenuto è stato uno spunto per il
Consiglio Nazionale
dei Geologi per tornare a parlare di
Norme Tecniche per le
Costruzioni e di studi geologici che possano contestualizzare
le grandi opere che ormai l'ingegno umano ha imparato a
realizzare.
"E' ora di mettere da parte l'ansia di sovrastare una categoria
professionale, pensando a ciò di cui il Paese ha realmente
bisogno - ha affermato il presidente dei Geologi
Gian Vito
Graziano -
C'è ancora tempo per farlo e per questo i
geologi invocano il buon senso del Ministro Maurizio Lupi
nell'approvazione definitiva della revisione alle Norme Tecniche
per le Costruzioni, affinché, siano restituite dignità ed
importanza agli studi geologici. Purtroppo in Italia siamo alle
solite. Siamo in grado di progettare e realizzare grandi opere di
rilevante impegno ingegneristico e strutturale, dalle gallerie, ai
viadotti alle dighe, ma continuiamo a trascurare il contesto
territoriale e geologico entro cui l'opera si inserisce".
"Il rilevato appena inaugurato che crolla è solo una delle
tante testimonianze di questa anomalia nella filiera della
progettazione -
ha proseguito Graziano -
e
dell'esecuzione dei lavori, che evidenzia quanto sia importante che
ciascuna professionalità, con umiltà e spirito di servizio, accolga
i suggerimenti provenienti da settori disciplinari adiacenti ed in
parte sovrapposti. La progettazione è un passaggio tecnico troppo
importante per non avere regole rigide e forme di controllo
altrettanto rigide. L'esecuzione dei lavori è l'atto materiale con
cui un progetto diventa opera dell'uomo e, in quanto tale, deve
essere rigorosissima e lasciare spazi minimi ad errori o
omissioni.
Realizzare una qualsiasi opera infrastrutturale senza aver
analizzato con attenzione la storia evolutiva del versante sul
quale essa si imposta è un errore progettuale grave, che può essere
commesso solo se gli studi specialistici geologici non sono stati
compiuti con il dovuto rigore o se il progettista delle opere non
ha tenuto conto delle risultanze degli studi stessi".
"Ma purtroppo si continua a trascurare l'importanza del
corretto inserimento dell'opera nel territorio e lo studio degli
scenari conseguenti a questo inserimento. Nel corso dell'ultima
revisione delle Norme Tecniche per le costruzioni -
ha
concluso Graziano -
il Consiglio Nazionale dei Geologi,
titolare di un solo voto in sede di Assemblea Generale del
Consiglio Superiore dei Lavori Pubblici, massimo organo tecnico
dello Stato, ha proposto poche modifiche volte ad una visione
concreta degli studi specialistici geologici e di quelli geotecnici
che ne costituiscono la naturale prosecuzione. Si chiedeva di
definire meglio i contenuti minimi della Relazione geologica e di
concertare con il Progettista (ingegnere, architetto o geometra che
fosse) la programmazione e la direzione lavori della campagna di
indagine geognostica, da cui si definisce nel merito il modello
geologico e quello geotecnico relativo alla specifica opera da
realizzare. Una proposta di buon senso, molto lontana dalle guerre
di quartiere che sono appartenute al passato e che hanno spesso
relegato le competenze geologiche a ruoli secondari. Nonostante lo
spirito costruttivo della proposta sia stato personalmente
dichiarato al Presidente Sessa, l'Assemblea ha cassato le modifiche
proposte ed ha votato, con il solo voto contrario del
rappresentante del CNG, a favore di un testo di revisione che
continua a voler trascurare l'importanza della geologia".
Molto interessante è la fine del comunicato dei Geologi:
"In un
momento storico in cui le risorse sono ridotte e il territorio
antropizzato dal dopoguerra ad oggi scricchiola per le tante
criticità legate alla cattiva progettazione o al mancato rispetto
della naturale evoluzione del territorio, è ora di smetterla con i
bracci di ferro e di rimboccarsi le maniche, tutti, per il bene ed
il futuro dell'Italia.Solo se questa logica verrà condivisa
dall'apparato politico e dai professionisti, si potrà immaginare
un'Italia diversa, con meno disgrazie e titoli da prima pagina sui
giornali".
D'accordo con quanto affermato dal Presidente Graziano, anche io mi
auguro che la prossima approvazione delle Norme Tecniche per le
Costruzioni e l'avvio degli esami per il recepimento delle
direttive europee sugli appalti, possano dare nuovo impulso
all'importanza della fase progettuale che, purtroppo, in Italia ha
raggiunto negli ultimi tempi un minimo storico molto
pericoloso.
Termino citando una delle perle che ci ha lasciato
Pino
Daniele, scritta nel 1977 ma mai così attuale come in questi
tempi.
"Comm'è triste, comm'è amaro
Assettarse pe guardà' tutt'e ccose
Tutt'è parole ca niente pònno fa'
Si m'accido ie agg'jettato chellu ppoco 'e libertà
Ca sta' terra, chesta gente 'nu juorno m'adda da'
Terra mia terra mia
comm'è bello a la penzà'
Terra mia terra mia
comm'è bello a la guardà
Nun è overo nun è sempe 'o stesso
Tutt'e juornë po' cagnà'
Ogge è deritto, dimane è stuorto
E chesta vita se ne và
'E vecchie vanno dinto a chiesa
Cu' a curona pe' prià'
E 'a paura 'e chesta morte
Ca nun ce vo' lassà'
Terra mia terra mia
Tu si' chiena 'e libbertà
Terra mia terra mia
I' mò sento 'a libbertà".
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