"La sfida del nuovo Codice degli appalti è davvero questa:
usare l'arma della qualità dell'architettura contro il malaffare,
la mafia, la cattiva sorte delle opere pubbliche italiane. E' nei
progetti malfatti in sessanta giorni e mal pagati che si annida la
malavita che ha gioco facile nel chiedere la variante, nell'usare
materiale scadente, nell'allungare i tempi della realizzazione, nel
mettere qualche ferro in meno e scaricare i detriti tossici in una
discarica abusiva".
Queste le parole del presidente del Consiglio Nazionale degli
Architetti, Pianificatori, Paesaggisti e Conservatori Leopoldo
Freyrie affidate a una lettera aperta indirizzata alla
presidente della Commissione Antimafia, Rosy Bindi, ai
presidenti dell'Autorità Nazionale Anticorruzione, Raffaele
Cantone, e della Commissione Ambiente, Territorio e Lavori
Pubblici della Camera, Ermete Realacci e al viceministro
delle Infrastrutture e dei Trasporti, Riccardo Nencini.
Nella lettera il Presidente Freyrie spiega come "il
sistema mafioso o anche solo corrotto che inquina gli appalti delle
opere pubbliche italiane, non prevede la competenza di bravi
architetti o di imprese di costruzioni serie: ecco perché si vince
il malaffare con la qualità dei progetti, con i concorsi di
architettura a cui la 'ndrangheta non partecipa, laddove i progetti
hanno tempi e soldi adeguati agli standard
internazionali".
"Le mafie non hanno problemi né a produrre certificati né a
dimostrare volumi d'affari adeguati agli assurdi parametri
stabiliti dall'odierno Codice degli Appalti. Il loro tallone
d'Achille è la competenza, la professionalità, la cultura".
Ed ancora "un progetto ben fatto, una buona architettura,
un'opera utile e bella, è quello che la norma e la pratica
dovrebbero assicurare alla comunità dei cittadini, spendendo i loro
denari. Oggi in Italia per realizzare il progetto della
ristrutturazione di un edificio ospedaliero, in Calabria, si danno
ai concorrenti sessanta giorni di tempo per predisporlo, ovvero il
tempo normale per disegnare il rifacimento di un piccolo
appartamento. Sono quotidiane le assegnazioni di incarichi pubblici
di architettura con ribassi al settanta o ottanta per cento
rispetto agli standard normali di costo di un progetto, in Italia
come in Europa, senza chiedersi come mai ci sono professionisti
disposti a perdere denaro pur di vincere".
"In Italia è normale pensare che chi fa il progetto preliminare
sia un professionista diverso da quello che realizza quello
definitivo, diverso anche da quello cui viene commissionato quello
esecutivo, mentre ad un quarto professionista va la Direzione dei
Lavori: come se il progetto fosse un salame da fare a fette, con il
bel risultato che nessuno avrà più alcuna responsabilità e le
varianti impazzano".
"Se con il nuovo Codice - conclude Freyrie -
finalmente, il Governo e il Parlamento decideranno che nelle
gare si vince sulla base di criteri di qualità del progetto, non
solo avremo buone architetture pubbliche, realizzate bene e al
giusto costo, ma avremo inferto un colpo molto serio alle mafie,
che sugli appalti pubblici hanno costruito le fondamenta della loro
economia".
A cura dell'Ufficio Stampa CNAPPC
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